Capanni: la caccia, il territorio
lunedì 18 maggio 2009 
    
Capanni la caccia e il territorioSono riuscito a rivivere ancora oggi, con mio padre Pietro classe 1922, le emozioni, che ho vissuto nella mia infanzia, quando, negli anni Sessanta, mi svegliava nel cuore della notte e insieme, con un carrettino costruito con le ruote di una vecchia bicicletta del nonno, caricavamo le gabbie degli uccelli, allora di legno, il vecchio fucile calibro 24, alcune cartucce caricate la sera prima, che come borraggio contenevano la crusca, e ci incamminavamo a piedi nel nostro capanno di frasche in località “Bornaghe” di Calvagese della Riviera. Allora bambino di sette o otto anni, mi chiedevo il perché quando ci incamminavamo verso il capanno non avessi paura del buio, non soffrissi, né sonno né freddo, sensazioni che di solito soffrivo particolarmente, allora non capivo che stava nascendo in me una vera e propria passione, che avrebbe influito non poco nelle scelte della mia esistenza futura. Questo lavoro vuol essere anzitutto un omaggio alle tradizioni popolari proprie del territorio bresciano e, al tempo stesso, un invito ai giovani affinché non lascino morire una pratica venatoria talmente radicata nella nostra provincia da renderla unica. Non da ultimo, spero possa diventare una piacevole occasione per apprezzare l’ingegno, l’amore, la passione e la fantasia con cui viene curato il nostro angolo di paradiso. (L’autore) Tordi, merli, cesene e fringuelli da tempo immemore attraversano le valli lombarde; sulle rotte migratorie è cresciuta la grande tradizione della caccia con i richiami vivi. L’autunno è una stagione magica: ecco, allora, che il capanno diventa un luogo di culto dove tra le brume ottobrine si celebra, continuamente rinnovato, un rito antico e prezioso, che fu proprio dei padri cacciatori e che sarà negli anni a venire privilegio dei figli. Ci vuole amore nelle cose, e passione, affinché esse riescano bene. Se la passione si può misurare dalle parole, certamente l’amico Eugenio Casella è un gran sacerdote della caccia al capanno. In questo suo lavoro racconta della più classica delle cacce bresciane, e lo fa con il trasporto caratteristico di chi è fiero delle sue origini, ama la propria terra, si batte per conservarne le tradizioni. Eugenio parla di questioni tecniche ma frequentemente si lascia andare al ricordo, al sentimento, come svelano i richiami alla figura paterna ed a quel vissuto di adolescente di cui è ancora così vivo il ricordo, un ricordo che si muove sulle ruote di un vecchio carrettino che arranca con il suo carico di gabbiette… Le numerose immagini degli appostamenti colti dall’obbiettivo del bravo fotografo e le precise descrizioni del testo restituiscono al lettore una precisa istantanea della realtà bresciana. La scelta del luogo, i materiali di costruzione, la posa dei secchi, la mimetizzazione, tutto prova che non vi è spazio per l’improvvisazione e che la caccia al capanno è un’arte. La sintesi appare estrema e la lettura, perciò, scorre agile e veloce. Tra le righe si coglie il messaggio di un amore sconfinato per tutto quello che profuma di erba, di uccelli selvatici, di foglie e di rugiada. Di Caccia.

(Prefazione di Franco Bonsanto, Avvocato patrocinante in Cassazione)

Capanni: la caccia, il territorio
Autore: Eugenio Casella 
Editore: Massetti Rodella
Anno di pubblicazione: 2009