Pochi giorni fa qualcuno si è scandalizzato per "lauti" finanziamenti disposti dalla Regione Abruzzo alle associazioni venatorie regionali. In tutto circa cento mila euro, concessi una tantum per il funzionamento e la ristrutturazione delle sedi.
Si è detto di tutto, addirittura che si stesse cercando di comprare il voto dei cacciatori, date le elezioni regionali imminenti. La più indignata è stata l'associazione Wwf, secondo cui è inconcepibile che denaro pubblico vada a finanziare associazioni che nascono per tutelare gli interessi dei cacciatori e non quelli della comunità intera. Eppure di evidenze, e anche belle grosse, che la presenza dei cacciatori, con vari ed articolati progetti di protezione ambientale, sia un presidio fondamentale per fauna e flora, ce ne sono e sono documentate. Basterebbe del resto ricordare ai signori ambientalisti che la maggior parte delle operazioni di ripristino ambientale sono coordinate dagli Atc, che reperiscono fondi direttamente dalle quote versate dai cacciatori. E' poi assodato come sia il mondo venatorio a conservare migliaia di ettari di zone umide, nelle quali sostano, nidificano e si alimentano migliaia di uccelli migratori, con una qualità di rilievi che spesso i Parchi gestiti dagli ambientalisti si sognano. Ed è in virtù di queste evidenze infatti che in Francia la FNC (Federazione Nazionale dei Cacciatori) è di fatto riconosciuta nell'elenco di organizzazioni per la protezione ambientale.
Sul fronte dei finanziamenti pubblici, quelli di Wwf (& co.) hanno ben poco da lamentarsi. Al di là del 5x1000 che proviene dalle scelte dirette dei contribuenti (oltre 1 milione di euro l'anno per Wwf), nell'ultimo bilancio pubblicato dalla più importante associazione ambientalista italiana (fondata per altro da cacciatori), troviamo ben 2 milioni 675 mila euro di entrate derivanti da enti pubblici, di cui 636 mila dall'Ue e 1 milione 39 mila euro dallo Stato.
Il bilancio dell'associazione ha cifre molto molto alte e somiglia più a quello di una Società per Azioni. In totale nel 2022 ha chiuso con 20 milioni di euro di entrate (in crescita rispetto agli anni precedenti). Dalle donazioni dei cittadini (incentivate da ingegnose campagne di marketing) arrivano circa 11 milioni di euro, cui si aggiungono 3 milioni e 6 mila euro derivanti da operazioni societarie e aziende sostenitrici.
Volete sapere quanti di questi soldi sono investiti per la fauna selvatica? In bilancio alla voce "wildlife" viene attribuita la somma di 1 milione 772 mila euro (ovvero il 13%). I fondi se ne vanno per la maggior parte nelle operazioni di marketing (come le campagne per la raccolta di nuovi fondi e accoliti che assorbono oltre 4 milioni di euro) e nelle comunicazioni. Ovvero molto di più di quanto viene investito per la cura delle oasi, 2 milioni circa (il 16%), il 10% se ne va invece nelle spese legali, di cui il 37% viene speso per contrastare i Calendari Venatori. Menzione speciale per gli 800 mila euro andate al contestatissimo tour sulle spiagge di Jovanotti, accusato di spianare dune in delicati habitat.
Non c'è che dire, rispetto alla crisi che passò l'associazione alcuni anni fa, quando dovette addirittura ridurre il personale a fronte di pochi introiti, Wwf se la passa veramente bene, avendo praticamente raddoppiato le entrate in pochissimo tempo. Sarebbe interessante se un sistema di controllo super partes potesse rendicontarne i risultati di pubblica utilità in relazione agli introiti ricevuti dai cittadini e dagli enti pubblici. In assenza di questi report e dati i milioni incamerati negli anni da questi carrozzoni, forse gli ambientalisti dovrebbero evitare di dare lezioni morali alla Regione Abruzzo o a chicchessia.
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