Foto 1 - 2 - ATC Siena, zona boschiva, foto eseguita dalla parata.
INTRODUZIONE/PREMESSA
Parlando di caccia ai Colombacci, la mia passione da sempre è stata quella di cacciarli da terra con il gioco dei volantini, sia facendoli partire da terra sia dalle aste.
Le belle curate, vedere il colombaccio che si posa senza sospetti in prossimità del gioco è la cosa che mi appassiona enormemente, molto di più del momento dello sparo… magari mi prenderete per matto, ma da diversi anni mi sono dettato delle regole e prefisso dei limiti, varie volte non raggiungo nemmeno la quota, ma anche in giornate potenzialmente propizie ho deciso per un massimo di cinque capi, e solo quelli che vengono al gioco posandosi….solo fucile a due colpi(sovrapposto); così ho fatto e giuro che “per me” la soddisfazione è più grande: ho questa filosofia e ne sono felice.
Le foto con i colombacci che vedete ripresi nel bosco (foto 1 e 2), le ho scattate dall’interno della mia parata, con la reflex e l'obiettivo che porto sempre con me nello zaino.
A tal proposito, per capire come oggi concepisca il modo e la filosofia di trascorrere una giornata di caccia, voglio raccontare una delle mie giornate…
Quel giorno…metà mattina, circa le 10,30, avevo già preso quattro colombacci, la giornata era bellissima, si stava da dio, e i colombacci (rispetto ad altre volte) credevano abbastanza al gioco. Siccome, come ho già detto, il mio limite è di cinque, visto la giornata propizia a breve avrei raggiunto la quota, dunque ho adottato l’escamotage che metto in pratica in altre circostanze simili, e cioè…. dove ho piazzato il gioco, in base alla morfologia del bosco decido una pianta (in alcuni casi ho deciso addirittura il ramo) e fino a che un colombo non si posa su detta pianta, non sparo… infatti i colombi delle foto (1 e 2) non si era posati nella pianta da me stabilita. Il quinto colombo che mi ha fatto raggiungere la quota, l’ho preso alle 12,40 dopo che si era buttato proprio nella pianta prescelta.
Dalle 10,30 alle 12,40 come minimo ne avrei potuti prendere altri 7/8 a tiro utile, venuti e posati in prossimità del gioco, ma non su quella pianta, quindi non ho sparato.
Ma le bellissime curate al gioco dei volantini che ho visto in quelle due ore mi hanno gratificato e riempito di un’immensa soddisfazione, in più, osservare per diversi minuti il comportamento dei colombi posati senza prenderli, ti fa scoprire un sacco di dettagli e particolari del loro comportamento, tutta roba da inserire nel fardello del sapere.
Ma ora passiamo all’attore principale, Il Colombaccio.
COLUMBA PALUMBUS (Linnaeus, 1758) ORDINE: COLUMBIFORMI l FAMIGLIA: COLUMBIDI
Specie cacciabile
(Alcune parti della descrizione sono state estratte da “Gli uccelli” Dizionario illustrato dell’avifauna italiana)
IL SUO RUOLO NELL'AMBIENTE. Il Colombaccio frequenta ogni tipo di foresta ad alto fusto con radure e zone coltivate adiacenti ove si reca in pastura, campagne più o meno alberate, macchie e pinete litoranee, piantagioni, è presente nei parchi, da alcuni anni ha colonizzato anche giardini all’interno delle città.
Come riconoscerlo
Di dimensioni medie e poco superiori a quelle di un Colombo torraiolo, ha forme relativamente pesanti e massicce con becco appuntito e mascella ricurva all'apice, ali piuttosto lunghe, coda quadrata, tarsi brevi e rivestiti di penne per circa metà della loro lunghezza. In entrambi i sessi il colore generale del piumaggio è grigio bluastro con parti inferiori sfumate di rosso vinato.
l lati e la parte posteriore del collo sono ornati da piume a riflessi verdi metallici e purpurei e sempre ai lati del collo fanno spicco delle macchie bianche.
Le remiganti primarie sono marginate di bianco, come pure bianche sono le copritrici più esterne, mentre quelle interne sono grigie a margini bianchi e le restanti grigio bluastre.
La coda appare grigia nella parte basale con una larga banda bruno nerastra all'apice.
Il becco è rosato alla base e giallognolo all'apice, con rigonfiamento membranoso (la cosiddetta «cera») biancastro, le zampe sono rosa. I giovani hanno una livrea più uniforme, di tonalità più pallida e sono privi delle macchie bianche ai lati del collo.
In volo si riconosce dagli altri Columbidi per le maggiori dimensioni e per la coda e il collo più allungati.
Se osservato dal basso appaiono evidenti le ali scure e le macchie bianche ai lati del collo; se visto da sopra è ben visibile la larga striscia bianca attraverso le ali.
Anche la voce, consistente in un profondo e rumoroso tubare, ha caratteristiche inconfondibili.
Lunghezza cm 39 circa, peso gr 430-570.
Diffusione
Specie politipica diffusa in Europa fino al 65° di latitudine a nord, Asia occidentale e meridionale. Africa nord occidentale.
Esistono popolazioni stanziali ed altre migranti, che per svernare si spostano più a sud dell’areale di nidificazione.
In Italia, il Colombaccio è specie di passo e invernale, pur essendo da qualche decennio stazionaria e nidificante.
Il maggior passo si verifica nella prima quindicina di ottobre, mentre nella sua interezza si svolge da settembre a ottobre, il ripasso si protrae da metà febbraio a tutto marzo.
Pare che nell'ultimo trentennio si sia verificato uno spostamento dei più numerosi contingenti migranti verso le regioni settentrionali, mentre nelle regioni centrali, ove si realizzava tradizionalmente il passo, appare ora meno imponente.
Gruppi di colombacci svernano nel nostro Paese soprattutto nelle pinete litoranee, nelle macchie costiere ed in altri luoghi adatti delle regioni centrali e meridionali, nonché nelle isole maggiori.
Il Colombaccio, in volo, si riconosce dagli altri Columbidi per le maggiori dimensioni e per la coda e il collo più allungati.
Ricerca il cibo prevalentemente sul terreno; le sostanze vegetali costituiscono circa il 90% della dieta giornaliera.
Foto 2 ATC Siena, zona boschiva, foto eseguita dalla parata.
COMPORTAMENTO
Il Colombaccio è assai diffidente nei confronti dell'uomo, mentre appare meno timoroso negli abitati. Vive gregario dall'autunno alla primavera e talvolta pure d'estate; non di rado si associa ai piccioni torraioli e alle colombelle. Possiede un volo diritto e veloce con rapidi battiti d'ala, seguiti talvolta da brevi scivolate. Si posa su alberi ed edifici, mentre sul terreno cammina tenendo il corpo orizzontale e ondeggiando la testa; all'occorrenza nuota per brevi tratti e galleggia con disinvoltura. È dotato di vista acuta, ma di udito modesto, come tutti i Columbidi, anche il Colombaccio beve in un modo veramente insolito per gli uccelli, infatti immerge il becco nell'acqua ed succhia senza dover alzare la testa di volta in volta per deglutire il liquido.
Foto 3 Colombaccio a covo nel nido ripreso in zona collinare.
Accoppiamento, nido, uova e i piccoli
Rigorosamente monogamo come le specie affini appartenenti alla stessa famiglia. Il Colombaccio all'inizio della primavera (fine marzo-aprile) è nella disposizione adatta alla riproduzione.
E' il maschio che prende possesso del territorio eletto a luogo di cova e posato sulla cima d'un albero, o più di rado sui rami bassi, richiama col canto la femmina per l'accoppiamento. Il corteggiamento comincia con un tubare sempre più insistente e prosegue con la tipica parata nuziale, che consiste in un volo altalenante di cabrate e planate ad ali aperte; prosegue poi con pantomime e rigonfiamento delle piume del collo attorno alla compagna.
L’accoppiamento è in genere preceduto da un comportamento ritualizzato di somministrazione del cibo da parte del maschio alla femmina, la quale imita l'atteggiamento dei giovani volgendo il becco verso quello del maschio e agitando una o entrambe le ali.
Di norma il nido viene costruito su alberi di ogni genere, ma può essere predisposto pure sui cespugli, presso gli edifici o addirittura sul terreno.
Il maschio ha il compito di raccogliere e porgere alla femmina il materiale necessario per il nido, che quest'ultima prepara in maniera semplice.
Rispetto alle sue dimensioni il nido è assai piccolo ed i pochi stecchì che lo compongono risultano intrecciati in modo approssimativo, tanto che dal basso si intravedono le uova presenti. Non di rado poi viene posto in equilibrio precario su piccoli rami terminali delle piante.
Normalmente la femmina depone due uova (eccezionalmente 1 o 3) dal guscio bianco, lucido e liscio, che vengono covate di solito dal maschio di giorno e dalla femmina di notte.
L'incubazione si protrae per circa 17/18 giorni, I pulcini restano nel nido per tre o quattro settimane ed anche più a lungo se le condizioni climatiche sono sfavorevoli, nascono ad occhi chiusi e sono rivestiti da un rado piumino.
Essi dipendono dai genitori sia per la termoregolazione corporea e difesa contro ogni fattore esterno, sia per la nutrizione.
Tipico di tutti i Columbiformi è il modo di nutrire i piccoli nel primo periodo della loro vita col cosiddetto “latte di piccione”, una sorta di poltiglia simile a formaggio secreta dalla mucosa interna del gozzo.
Solo quando nei genitori cessa la produzione del “latte”, essi iniziano a cibarsi di semi, bacche ed altre sostanze vegetali appetite che gli stessi genitori provvedono a procurare.
Il Colombaccio depone fino a tre volte all'anno, le uova hanno dimensioni medie di mm 36·48 x 26·33 e peso medio di gr 18/20.
Alimentazione
Ricerca principalmente sul terreno il cibo, costituito in prevalenza da sostanze vegetali, che compongono circa il 90% della dieta giornaliera. Ma oltre a semi di graminacee e leguminose, ghiande, faggiole ed altri frutti secchi di piante forestali, bacche, germogli e foglie, si nutre occasionalmente di Molluschi, vermi e insetti.
Una percentuale del cibo giornaliero assunto (circa il 10-15%) viene stipato nel gozzo e digerito durante il riposo notturno. La capacità del gozzo è notevole e in qualche esemplare si sono rinvenuti fino a 60 ghiande o un migliaio di semi di grano.
Foto 4 - Colombacci in pastura nella “stoppia”, foto eseguita da appostamento improvvisato.
Stoppie e colombacci
Il mio obiettivo è sempre stato conciliare la passione per la fotografia per arrivare ad uno scopo, in questo caso documentare alcuni aspetti di pratiche agricole favorevoli al mantenimento di Biodiversità. Purtroppo pratiche che pian piano vanno scomparendo.
Appunto qualche notte fa ho sognato di esser tornato bambino…sogno spesso i momenti della mia adolescenza; quando mi succede il cuore si riempie di gioia ed allegria. Aver vissuto in un ambiente rurale (contadino) mi ricorda quando si camminava per i campi a piedi “scalzi”, ed in luglio e agosto in quei campi dorati con ancora le presse di paglia ammontate a biga, quegli “spunziconi” del grano tagliato ogni tanto si conficcavano frà le dita dei piedi. Tutto questo immersi in un paesaggio profumato, unico ed incantevole…quel paesaggio appunto, e quell’atmosfera sono rimasti per sempre i nella mia mente. Nel mese di settembre ottobre e novembre, da quando mi ricordo, vale a dire dagli anni 50/60, lepri, fagiani, starne e anche volpi li vedevo spesso appesi a frollare sotto il portico del fienile, sempre sotto l’occhio vigile del fidato cane tuttofare da caccia e da “pagliaio” Bobi, un pointerone bianconero con coda nodosa e naso all’insù. Forse vi chiederete il perché di questa mia strana conressione Semplice… per parlare della stoppia (o stoppie), appunto ambiente molto gradito anche ai Colombacci.
Infatti negli anni passati, quando l’agricoltura viveva in armonia ed in simbiosi con la natura, nei campi coltivati a frumento e granaglie in genere, una volta mietuti venivano poi lasciati a riposo fino ad ottobre inoltrato…ed è qui che si può iniziare a parlare di quale valore siano le stoppie.
Le stoppie….vale a dire quegli “spunziconi” di cui vi ho già accennato, sono (erano) una fonte benefica ed essenziale per il sostentamento di molte specie animali stanziali e non….oltre a i molti semi lasciati cadere con la “loppa” nel momento della mietitura, la stoppia nel tempo si arricchiva con piante e germogli spontanei popolata infine da una moltitudine di insetti….ed è così che granivori e insettivori la frequentavano assiduamente….ho scritto “era” perché ai tempi di oggi, già i primi di luglio una volta raccolte le “rotoballe” si comincia immediatamente ad arare arrovesciando (ribaltando) la terra di oltre mezzo metro.
Le stoppie erano quell’habitat dove molte specie animali avevano una sicura fonte di sostentamento per uccelli granivori ed insettivori; il loro cibo preferito, cioè insetti e semi residui da mietitura; per, i rapaci notturni e diurni topi rettili e perché no anche uccelli…insomma, tutto era in armonica simbiosi!!
Foto 5 - Coppia di Colombacci ripresi a Firenze all’interno di un giardino posati su una impalcatura edile
Ho scattato questa foto (foto 5) dall’alto di un muretto che circondava una casa, il manufatto in fase di ristrutturazione era avvolto da edera, in questo caso i colombacci erano intenti a cibarsi dei suoi frutti, e perché no probabilmente a nidificarci.
Il Colombaccio è una specie originariamente legata a ambienti boscosi o semi alberati. All’incremento numerico degli svernanti registrato in Italia negli ultimi decenni ha fatto seguito anche una maggiore diffusione come nidificante, colonizzando anche molte aree urbanizzate, aree industriali, periferie e centri abitati, il colombaccio si è spinto a nidificare fino all'interno delle nostre città, ove siano presenti giardini e zone alberate, come pure si segnalano casi di nidificazione su edifici abitati sempre in ambiente urbano.
Ci appare irreale dover documentare con questa foto la capacità di adattamento di una specie così palesemente selvatica.
La diffidenza verso l’uomo di questo magnifico animale dovrebbe far si che il colombaccio fuggisse nel vedere quel suo inatteso predatore (cioè l’uomo).
Perché nelle aree urbane questo non avviene? La città è divenuta un luogo dove la reperibilità del cibo è certa e i ripari per difendersi dalla predazione sono più sicuri; così l’uomo, nel tempo, diciamo negli ultimi decenni, è divenuto, in quella veste lontano da zone tradizionali di pastura e specialmente con nulla in mano, un alleato secondario.
Foto 6 Colombaccio ripreso dal finestrino dell’auto nel pieno centro di Empoli.
Tecnica di scatto e attrezzatura.
(Foto 1) Scatto eseguito a mano libera dalla parata, (mese gennaio) appostato e nascosto da telo mimetico.
Canon EOS 1dmk4, obiettivo Canon EF 100-400 is ll f4,5-5,6L- Parametri di scatto 1/1600 f/9, ISO 800.
(Foto 2) Scatto eseguito a mano libera (mese gennaio) appostato e nascosto da telo mimetico.
Canon EOS 7DMK2, obiettivo Canon EF 100-400 is ll f4,5-5,6L- Parametri di scatto 1/2500 f/11, ISO 800.
(Foto 3) Scatto eseguito a Maggio in modo vagante.
Canon EOS 1DMK4, obiettivo Canon EF 100-400 is ll f4,5-5,6L + Extender canon 1,4x lll.
Parametri di scatto 1/800 f/10, ISO 1000.
(Foto 4) Scatto eseguito in modo vagante.
Canon EOS 1DMK4, obiettivo Canon EF 100-400 is ll f4,5-5,6L + Extender canon 1,4x lll.
Parametri di scatto 1/800 f/9, ISO 2000.
(Foto 5) Scatto eseguito in modo vagante.
Canon EOS 1DMK4, obiettivo Canon EF 100-400 is ll f4,5-5,6L.
Parametri di scatto 1/1250 f/10, ISO 640.
(Foto 6) Scatto eseguito dall’auto.
Canon EOS 1DMK4, obiettivo Canon EF 100-400 is ll f4,5-5,6L.
Parametri di scatto 1/1600 f/8, ISO 800 + Extender canon 1,4x lll.
Foto © Giordano Tognarelli