Per prima cosa permettetemi di ricordare che di professione faccio... diciamo il cacciatore! Più precisamente il cacciatore di cinghiali in battuta ed anche nelle altre forme di caccia come la girata, la cerca e l’aspetto. Posso garantirvi o giurarvi che tutto quello che scrivo e/o dico è frutto della mia sola ed esclusiva esperienza personale. Non ho mai scopiazzato siti stranieri né colleghi italiani, perché oltre a non essere corretto non sarebbe neanche logico. A dir la verità di cinghiali non ne ho abbattuti tantissimi, credo di non essere ancora arrivato a cinquecento, ma una discreta pratica in materia, credetemi, penso di essermela fatta. Ora, scherzi a parte, ricordo di aver scritto il mio primo articolo sulle armi e sui calibri che "io" ritenevo (e che ritengo tuttora!) più adatti alla caccia al Re incontrastato dei boschi italiani, almeno una venticinquina d’anni fa. Oggi qualcosa è cambiato, ma solo piccoli dettagli tecnico-balistici perché i cinghiali, come gli uomini, sono sempre gli stessi ed anche i calibri e le armi hanno i loro limiti. I selvatici sono un po’ più incavolati per la siccità e per il ritorno in grande stile del lupo, mentre i cacciatori sono sicuramente meglio equipaggiati e più preparati, almeno teoricamente, di come erano una volta. Mio padre e mio nonno cacciavano con i fucili calibro 12 caricati a pallettoni terzarole, oggi invece io impugno express e carabine dotati di collimatori elettronici d’ultima generazione. Il mondo è in continua evoluzione.
Ora vediamo quali sono le armi migliori per cacciare con successo il cinghiale e do per scontato se usate sempre in buone mani. E’ doveroso iniziare con l’arma rigata per antonomasia: la carabina con otturatore scorrevole girevole. Se ben bilanciata e dotata di un idoneo sistema di puntamento, che può essere di tipo metallico, ottico o elettronico, può tranquillamente essere usata anche per la caccia in battuta, ma considerando che non tiriamo di solito ad un cinghiale tutte le volte che andiamo a caccia, quando ci si presenta l’occasione di avere un incontro faccia a faccia con il “Re” è bene avere tra le mani un’arma che possa offrire una chance in più. Perché neanche le famose “Staight Pull” sono in grado di garantire una velocità di ripetizione tale da poter doppiare un cinghiale “al salto della Carrareccia”. I film western visti in gioventù ci hanno lasciato una voglia morbosa di possedere un Winchester a leva e, perché no, di poterlo utilizzare a caccia, ma come già detto per le bolt, anche le armi a leva non sono molto veloci e per il loro utilizzo necessitano di tantissimo allenamento. Esistono anche alcune carabine con funzionamento a pompa camerate in un calibro sufficiente per cacciare il cinghiale, ma non credo che in Italia abbiano molti estimatori.
Le armi basculanti, express o combinate, invece possono essere impiegate per ogni forma di caccia al cinghiale, compreso l’aspetto, dato che ultimamente, anche grazie ai nuovi sistemi di attacchi per l’ottica (splendidi quelli ideati dai fratelli Alessandro e Andrea Contessa di Marcheno-BS), è diventato abbastanza economico corredare l’arma con un cannocchiale. Il combinato può essere utilizzato come un Express, a patto di caricare la canna liscia (rigorosamente cal. 12), con una palla di buona fattura e leggermente sottocalibrata, perché di solito è a strozzatura piena. Nel drilling possiamo permetterci di caricare una delle due canne lisce anche a “settimarole”, per un ipotetico utilizzo sulla volpe.
Gli Express stanno conoscendo una seconda giovinezza, non c’è ditta costruttrice di armi basculanti che non abbia in catalogo almeno un modello di Express, spesso sovrapposto ma anche giustapposto. Indiscutibilmente sono armi che hanno un fascino romantico e, ultimamente, sparano tutte piuttosto bene. Queste armi, oltre a consentire una velocissima ripetizione del colpo, se dotate di estrattori automatici, consentono anche una veloce ricarica delle due canne, indispensabile quando si ha la fortuna di aver messo in movimento un bel branco di cinghiali. Per lo stesso motivo sconsiglio quegli Express (tra i più costosi) che, in fase di apertura-chiusura, inseriscono la sicura automaticamente. Ma ovviamente l’arma che ritengo d’elezione per la caccia al cinghiale è la carabina a ripetizione semiautomatica.
Quando nel lontano 1976 acquistai la Browning Bar in cal. 270 W c’era poco da scegliere sul mercato; solo la Remington con il modello 742 e la Ruger 44 magnum costituivano la concorrenza; giravano anche qualche Winchester mod. 100 e delle rarissime Harrington e Richardson in cal. 308 , ma si contavano sulle dita di una mano. Oggigiorno i costruttori di carabine semiautomatiche da caccia sono tanti, e a molti verrebbe da chiedersi: quali sono le migliori? Le più affidabili? Le più diffuse? Personalmente ho un debole per le Heckler & Koch 770 K calibro 308, ma amo anche cacciare con le Browning BAR e con le Benelli ARGO Compact Black, ma in commercio ce ne sono molte altre. Come le Winchester, le Sauer, le Merkel, le Valmet, le Verney & Carron, le Voere, le Izhmash, e altre ancora. Ognuna di esse ha i suoi pregi e i suoi difetti che non stiamo qui ad elencare, per rispetto verso le une e le altre. Lascio a voi la scelta secondo i rispettivi gusti personali ed esigenze, tenendo sempre presenti le caratteristiche tecniche di ogni singolo modello. Posso soltanto dirvi come “dovrebbe essere”, secondo me, una valida carabina semiautomatica per la caccia al cinghiale in battuta.
Affidabile e precisa, maneggevole (max 510 mm di lunghezza canna per 3.500 gr di peso), discretamente bilanciata (purtroppo nessuna lo potrà mai essere del tutto), adattabile al fisico del tiratore tramite calcioli e pieghe supplementari. Deve avere degli organi di mira funzionali (mezza bindella o tacca aperta, tassativamente di tipo regolabile e con i riporti colorati in fibra ottica), un caricatore amovibile di facile sostituzione, ottimo optional anche il cut-off – hold open, che ci avvisa quando l’arma è scarica. E’ bene che abbia anche uno scatto decente e che sia predisposta per un comodo montaggio degli attacchi per l’ottica, sia tradizionale sia elettronica olografica o a Red Dot. Poi, visto che anche l’occhio vuole la sua parte, pretendere delle buone finiture sia interne sia esterne, bei legni con piacevoli e crimpabili zigrini, comode magliette portacinghia ed anche una leggera incisione, non mi sembra che sia chiedere troppo. Purtroppo non posso permettermi di elogiare alcune marche a discapito di altre, ma anche i meno esperti si renderanno certamente conto che il prezzo di un prodotto in sè per sè è sufficiente a determinarne la qualità.
Una carabina semiautomatica per essere definita “da caccia” non è sufficiente che spari più colpi in rapida successione senza incepparsi e che sappia frantumare bottiglie e pietre. Deve essere precisa, con gli organi di mira ben acquisibili e sapientemente tarati, giustamente proporzionata come pesi e dimensioni (ergonomia) e possibilmente dovrebbe venire “abbastanza bene” alla spalla.
Ed ora eccoci arrivati al più spinoso tra i dilemmi che affliggono i cacciatori italiani: qual è o quali sono i migliori calibri per la caccia al cinghiale? Personalmente ho abbattuto diversi cinghiali con il 243 Winchester, ma non per questo lo ritengo il calibro ideale, specialmente per i grossi solenghi, ma mi sembra doveroso cercare di chiarire le idee a chi ha voglia di ascoltarmi. I calibri che c’interessano e che vengono camerati nelle moderne carabine semiautomatiche vanno dal 243 W al 9,3 x 62. A questo punto mi permetto di esprimere il mio personale giudizio sul calibro che ritengo “veramente” ideale per la caccia al cinghiale: il 308 Winchester, perché ha soltanto pregi e nessun difetto, ma ce ne sono di simili che possono svolgere egregiamente il lavoro assegnatogli. Visto che stiamo trattando di Armi e Calibri per la caccia al cinghiale e non solo per la battuta, dobbiamo partire dalla famiglia di grandi calibri 6,5 mm-264”.
Per l’impiego che ne dobbiamo fare, la scelta si limita al 6,5x57 R in armi combinate. Con una palla originale RW KS da 127 grani, ho visto fare di tutto dal muflone al cervo rosso, senza che mai ci sia stato bisogno di un secondo colpo. Che dire poi del grandissimo, strausato 270 Winchester, di cui abbiamo elogiato sempre le innumerevoli doti balistiche? Personalmente l’ho impiegato molto sul cinghiale, apprezzando il suo ridotto rinculo e l’ottima resa terminale. Con le palle da 150 grani ha sempre una penetrazione eccessiva, quindi è bene usare le 130 grani. Non ho mai potuto provare direttamente le 140 grani, ma sulla carta credo che siano molto valide. Arrivati ai 7 mm, metterei subito il 7 mm. R.M. come limite massimo perché, considerando le normali distanze di tiro e la mole media di un cinghiale, la sua potenza è quasi esagerata. Rimangono il 7x57 R. e il 7x65R. che useremo senza riserve in armi basculanti, utilizzando palle intorno ai 160 grani. Poi c’è il 280 Remington (ribattezzato 7 mm Remington Express), che userà chi ancora possiede una vecchia Woodmaster 742, e il suo gemello europeo: il grandissimo 7 x 64 Brenneke, ambedue ottimi sotto tutti i punti di vista. Anche il 284 Winchester camerato, nell’omonima carabina modello 100 non è male, l’ho visto spesso in azione, impiegando con profitto la palla da 150 grani, facendomi innamorare non poco del binomio arma-cartuccia.
Infine i calibri .30-7,62 mm, i signori indiscussi della caccia al cinghiale in battuta e non solo. Tratterò il 308 W e il 30.06 Springfield sullo stesso piano dato che, impiegando le stesse palle, hanno un divario velocitario mediamente di soli 20-30 m/sec. Entrambi i calibri vengono caricati con palle di peso variabile, dai 110 ai 220 grani, ma per “tutti i cinghiali” così includo anche il carpatico, una buona palla, magari costruita con tecnologia Bonded ad espansione precoce controllata, da 150 grani spinta a oltre 900 m/sec., è sufficiente per risolvere qualsiasi situazione si possa presentare cacciando l’irsuto. Questa granatura di palle è quella che preferisco e che uso maggiormente perché da cinquant’anni ho abbracciato la filosofia del “leggero e veloce”. Chi invece preferisce il “pesante e lento”, allora può usare palle di peso superiore, almeno fino ai 180 grani, ma non maggiori. Mi sembra doveroso completare la ristretta rosa dei calibri adatti, e soprattutto sperimentati, per la caccia al cinghiale, ricordando e raccomandando due calibri per armi basculanti: l’8x57 JRS e il 9,3x74 R. L’otto millimetri in combinato o express è la scelta migliore in assoluto, il meglio di sé lo da con munizioni ricaricate con palle da 150-170 grani. Il 9,3x74 R è un calibro esuberante per il cinghiale, ma possiamo appena promuoverlo in qualità di primo calibro per cameratura in Express.
Per ultimo ho lasciato gli amanti delle Alte Prestazioni, se così vogliamo chiamarli. Quelli che credono di riuscire a prendere più capi dei loro colleghi perché scelgono di usare calibri più idonei ad un safari africano che alla caccia ai cinghialotti maremmani. Ecco che vedi impugnate delle carabine bolt action e, peggio ancora, delle semiautomatiche camerate in calibri come il 300 WM, il 338 WM e il 9,3 x 62 Bock. Cerchiamo di capirci: io non ho MAI detto che non sono ottimi calibri per la caccia al cinghiale all’aspetto e in battuta, ho invece sempre sostenuto e continuerò a farlo, che semplicemente NON SERVONO. Tutta quella potenza a volte è più dannosa che utile, almeno su capi fino ai 120-130 kg di peso, che in diverse occasioni ho abbattuto tranquillamente con il 243! Qualcuno sostiene a spada tratta che questi calibri “non fanno feriti” o ancora “come colpiscono un cinghiale lo fulminano sul posto”. E lo credo bene! Sono stati concepiti per selvatici di svariati quintali di peso tirati a lunga distanza. Ma cosa credete che una moderna palla calibro 30 da 150–165 grani sparata da un modesto (si fa per dire) 308 o 30.06 BEN PIAZZATA non sia in grado di abbattere pulitamente qualsiasi cinghiale? Su internet e nei video in commercio spopola il “biondino” della Aimpoint che fa strage di cinghiali nei boschi di tutta Europa. Sappiamo tutti che è un nobile tedesco che di mestiere fa solo quello, ma nulla toglie che sia davvero un tiratore eccezionale. Per chi non lo sapesse, usa delle carabine bolt action in prevalenza calibro 270 Winchester e 7 x 64 Brenneke.
Vorrei concludere ricordando che non è MAI né il calibro né il peso della palla quel che conta per garantire un abbattimento corretto e pulito, quanto la FOGGIA del proiettile e dove viene indirizzato il colpo. Quindi, consiglio ogive di concezione moderna, magari anche Monolitiche (per chi è obbligato ad usare munizioni atossiche) ad alta frangibilità. Proiettili che cominciano a lavorare subito appena colpiscono il bersaglio. Ricordate che una buona combinazione calibro–peso palla–struttura è quella che ferma sul posto un cinghiale di piccole dimensioni colpito male, cosiddetto “impanciato”, mentre sui grossi capi, date retta a me, tutti i calibri con qualsiasi tipo di palla vanno bene, perché trovano molto materiale dove poter scaricare la loro esuberante energia.
Ho allegato alcune foto di cinghiali, sia vecchie sia nuove, che ricordano i miei abbattimenti più importanti.
Come…..
Il cinghiali più grosso in Battuta, il più grande all’aspetto, quello che mi ha caricato e le volte che ne ho abbattuti parecchi in un solo giorno!
Marco Benecchi