Credo sia doveroso specificare che, se in passato mi sono permesso di trattare e “consigliare” i calibri più indicati per la caccia al cinghiale, al capriolo, al daino e al muflone, l’ho fatto grazie alla mia esperienza personale e ai numerosi abbattimenti che ho vissuto, a volte come protagonista altre come spettatore. Ho provato “sul campo” un notevole e variegato campionario di carabine e di munizioni, testandone a fondo le loro caratteristiche. Ho deciso di avventurarmi in un piccolo studio su quali possano essere le armi ed i calibri che ritengo migliori per la caccia all’orso bruno, dopo averlo cacciato in prima persona in mezza Europa ed anche avvalendomi delle esperienze vissute di altri cacciatori.
Tanti anni fa, quando la caccia all’orso era per me soltanto un sogno, avevo già condotto delle approfondite ricerche sia sulle sue caratteristiche morfologiche (ogni cacciatore dovrebbe sempre conoscere alla perfezione le caratteristiche e le abitudini dei selvatici che intende insidiare), sia sulle armi che sui calibri da impiegare per la caccia al grande signore della foresta. Lessi tutto quel che riuscii a trovare e contattai alcuni cacciatori che avevano già ottenuto il prestigioso trofeo per conoscere le loro impressioni e far tesoro dei loro consigli. Tempestai di domande chiunque avesse avuto la ben che minima esperienza sia diretta che indiretta in materia o anche per solo sentito dire. Ho così catalogato molti pareri, a volte contrastanti, che mi hanno portato alle conclusioni che cercheremo di analizzare.
L’orso bruno ( Ursus arctos L.) oltre ad essere il più grande carnivoro europeo, è un selvatico forte e robusto che facilmente può raggiungere e superare i 350 chilogrammi di peso, ma la media dei capi varia dai 150 ai 250 Kg. La sua vista non è particolarmente acuta, in compenso l’udito e l’olfatto sono eccellenti, è un buon nuotatore, un agile arrampicatore e un veloce corridore. Se osservato attentamente mentre si muove nel suo habitat naturale ti sorprende per la fluidità dei suoi movimenti, specialmente se confrontati con la sua mole.
E’ dotato di zanne ed artigli formidabili che in caso di necessità gli permettono di abbattere qualsiasi animale selvatico o domestico che possa incontrare sulla sua strada. Se provocato può tenere testa a tutti gli altri predatori ai quali contende la supremazia dei boschi. Questa breve descrizione è necessaria per renderci conto con che tipo di simpaticone abbiamo a che fare! L’orso bruno è un selvatico sottoposto ad un attento monitoraggio e la specie è soggetta a stretto controllo Cites.
Nonostante tutto in alcuni stati europei viene tuttora regolarmente cacciato e la popolazione è addirittura in costante aumento. In alcune zone impervie del centro Europa e dei Balcani si cerca di contenerlo con abbattimenti selettivi finalizzati ad impedirgli di creare problemi alla magra agricoltura locale, alla pastorizia o all’ecosistema in generale. Queste catture servono anche a fornire valuta pregiata da utilizzare per la salvaguardia della specie stessa. La tassa necessaria per l’abbattimento di un orso è alta ma proporzionata all’importanza del trofeo, e principalmente viene destinata ad aiutare i limitati budget delle “Famiglie” o dei distretti di caccia statali o autogestiti di quei Paesi che ne permettono il prelievo. Quelli che vantano le maggiori concentrazioni sono: alcune ex Repubbliche Sovietiche, l’ex Cecoslovacchia, la Bulgaria, la Croazia e la Romania.
Affidandoci a delle competenti agenzie che nel novanta per cento dei casi sono statali, si hanno delle ottime probabilità di abbattere anche grossi capi da “medaglia” (a partire da 250 punti CIC è già bronzo). Le tecniche di caccia sono sostanzialmente tre: alla tana, in battuta e all’aspetto. In alcune nazioni si pratica anche la caccia con i cani. Quest’ultima tecnica consiste nell’utilizzare una piccola muta di ausiliari molto coraggiosi e ben addestrati, che dopo aver scovato l’orso lo bloccano fino al sopraggiungere del cacciatore che lo abbatte da brevissima distanza. E’ un metodo di caccia molto emozionante ma poco diffuso. Viene praticato soltanto in Svezia, in Russia e in Bulgaria.
Delle altre forme di caccia, viste le abitudini prevalentemente notturne dell’orso, quella che garantisce la più alta percentuale di successo e che allo stesso tempo permette di valutare con precisione il capo da abbattere (cosa fondamentale nella caccia selettiva), è l’aspetto al carnaio da un’altana chiusa. Si pratica durante il periodo di luna piena in inverno, prima che l’orso vada in letargo, e a primavera, subito dopo il risveglio. L’appostamento si pratica in prossimità di esche, collocate in punti strategici, alimentate tutto l’anno con carcasse di animali domestici (equini o bovini), granturco, biada, pane duro e con mangimi derivati dal pesce. L’orso è onnivoro e le sue abitudini alimentari risentono molto delle stagioni, del clima, delle sue condizioni fisiche e di molto altro ancora. Diverse guide e guardacaccia raccontano che mentre trascorrevano le nottate sulle “Ceke” (come vengono chiamare le altane nel Centroeuropa) in attesa dell’orso al carnaio, molte coltivazioni vicine venivano puntualmente depredate dal golosone “carnivoro” e c’è chi giura di averlo visto mangiare l’erba dei prati mentre praticava l’aspetto serale ai caprioli.
Le altane per la caccia all’orso sono per tradizione un piccolo capolavoro di architettura. In meno di tre metri per tre trovi: un letto, due comode poltrone, un piccolo pensile con l’occorrente per rifocillarsi durante la notte, (frutta fresca, creckers, bibite, liquori, ecc) un sistema di batterie ricaricabili per alimentare uno o più fari alogeni, una stufa a gas, coperte e indumenti di ricambio. Per chi ha problemi di “incontinenza” sono disponibili persino delle bottiglie di plastica!! Come sistemazione potrebbe sembrare di una comodità esagerata ma, credetemi, non è così. Dove si pratica la caccia all’orso fa molto freddo, specialmente di notte, e la regola impone di salire sulla Ceka prima dell’imbrunire per poi ridiscenderne soltanto alle prime luci dell’alba, a volte dopo 9–10 ore di attesa. La posta si trova vicinissima al carnaio, spesso a meno di cinquanta metri, per questo motivo niente deve essere lasciato al caso perché gli acutissimi sensi dell’orso gli permettono di percepire facilmente la presenza dell’uomo.
Dopo questa doverosa prefazione eccoci arrivati all’argomento che più ci interessa: le armi e i calibri.
I cacciatori che si sono fatti scoprire nell’interno della Ceka, e che conseguentemente hanno causato l’immediata fuga dell’orso, nel novanta per cento dei casi sono stati traditi dal rumore provocato dalla loro carabina mentre prendevano la mira. Magari gli si era impigliata a qualcosa oppure la canna aveva urtato il soffitto della ceka, il telaio della finestra o addirittura la sedia. Questo fatto non è tanto dovuto a movimenti maldestri, quanto alle dimensioni delle loro armi. Ho sperimentato di persona che differenza c’è tra il maneggiare all’interno di una Ceka una carabina Weatherby (canna da 26”) e un’Express a canne corte (550 millimetri). Tutti i guardiacaccia e i “colleghi” che ho interpellato sono concordi con me nel ritenere che un’arma per praticare la caccia all’aspetto (anche ad altri selvatici come cinghiali e cervi e nocivi) da un’altana chiusa deve essere corta, compatta e maneggevole. Questa condizione escluderebbe subito a priori l’uso di calibri magnum che necessitano di canne lunghe da 610 a 660 millimetri e viste le distanze di tiro non se ne vede sinceramente la necessità. Durante una battuta in Croazia, mentre io ed un mio amico ci apprestavamo a provare le nostre armi: un’Express Bettinsoli calibro 9,3 x 74 R e una carabina Weatherby calibro 300 Magnum, i nostri guardacaccia ridendo sotto i baffi ci dissero: “Non ci sono elefanti da queste parti!!” Quei simpaticoni, affermarono tranquillamente che buoni calibri per l’orso erano il 7 x 57 e il 7 x 64 (anche in versione Rimmed), mentre per “grossi” calibri intendevano l’8 x 57 e il 30.06!
Cacciando tutta la grossa selvaggina europea (alce compreso) ho visto che i calibri “medi” (dai sette agli 8 millimetri) sono sempre stati all’altezza della situazione anche a distanze elevate, non dimentichiamo che un 7 Remington Magnum è in grado di abbattere un cervo pannonico anche oltre i trecento metri e una grossa alce entro i duecento. Riassumendo, per la caccia al plantigrado, che come precedentemente ho detto può superare i 350 chilogrammi, i calibri che molti cacciatori sia sportivi che professionisti apprezzano e consigliano sono nell’ordine: il 7 x 64 Brenneke, il 7 x 65 R, il 308 Winchester, il 30.06 Springfield, il .30 Blaser, l’8 x 57 JS – JRS, il 9,3 x 62 Mauser, il 9,3 x 74 R e nei calibri americani anche il 338 Winchester Magnum e il 35 Whelen. Poi ci sono i quattro grandissimi, come il 7 mm Remington Magnum, i 300 Winchester e Weatherby Magnum e l’intramontabile 8 x 68 Shuler (il mio preferito), che però non sono molto indicati per la caccia all’orso al carnaio, perchè si spara da molto vicino, a volte anche meno di cinquanta metri e da appostamenti chiusi. L’altissima velocità delle palle di quei calibri è sprecata se non addirittura dannosa. Ho visto un orso di centottanta chili con ambedue le spalle trapassate da una Nosler Partition da 180 grani sparata da un 300 Weath. (1000 m/sec), rientrare nel bosco senza accusare minimamente il colpo. Soltanto il sordo suono dell’impatto della palla ci ha tranquillizzato sull’esito del tiro. L’animale anche con la “cassa” completamente devastata aveva percorso alcune decine di metri, pochi si, ma intanto non essendo rimasto sul posto ci ha costretti a recuperarlo il mattino dopo.
Tutti i suddetti calibri devono montare delle palle abbastanza dure e pesanti, non è il caso di scendere sotto i 160 grani per i sette millimetri e i 180 per i sette e sessantadue e gli otto. Oggigiorno esistono delle munizioni tecnicamente perfette che sembrano create appositamente per questo tipo di caccia. Ottime come sempre sono: le Swift A–Frame, le Woodleigh, le Nosler Partition, le RWS Tug, KS e DK, Le Norma Oryx, Vulcan e Txp, le Blaser Cdp e tutte le monolitiche d’ultima generazione come Hasler e Fox Bullet. L’orso non è un grande incassatore e se ben colpito fa poca strada, ma ha una possente muscolatura e un’ossatura molto robusta. La palla adatta non deve essere eccessivamente veloce, ma deve avere una certa consistenza per garantire una giusta penetrazione.
Per l’arma lascio ad ognuno libera scelta in base ai propri gusti personali. Io ritengo insuperabile l’Express, sia giustapposto sia sovrapposto, per gli ovvi motivi di maneggevolezza e velocità di replica, ottime sono tutte le carabine bolt action compatte o ad azione corta come le Mauser 66, le Blaser 850/88 - R 93 – R8 e le mitiche Stutzen. Ancora buoni sono i combinati e i drilling, molto apprezzati dai cacciatori del posto che, chissà perché, in caso di necessità si affidano molto alla pesante palla calibro 12 o 16 delle canne lisce.
Due parole devo spenderle per l’ottica. La caccia all’orso si svolge prevalentemente di notte con la luna piena in condizioni di luce precarie a volte davvero proibitive. Un orso di duecento chili a trenta metri di distanza offre un’area vitale di quasi un metro quadrato (35 x 35 cm), un bersaglio più o meno alla portata di qualsiasi tiratore e le moderne ottiche di gran marca hanno tutte una ottima luminosità e una buona definizione, m quello che è davvero determinate è il RETICOLO. Adesso capisco perché i cacciatori del centro Europa che praticavano assiduamente in passato le cacce notturne all’orso, al cinghiale alla lince e alla volpe, usavano spesso il reticolo N° 1, quello con le tre barre ben marcate per intenderci. Oggi ci sono i reticoli illuminati e… i mirini digitali e termici…. A chi piace vincere facile. Io preferisco sempre cacciare in modo tradizionale, alla vecchia maniera, con un cannocchiale classico, ma confesso di portare nello zaino anche uno cannocchiale a visione notturna per ogni evenienza...purtroppo nessuno è perfetto. La taratura andrà verificata a 50 metri e prima d’intraprendere questa emozionantissima caccia è bene (senza disturbare i vicini!) allenarsi a mirare di notte e verso il basso, visto che le altane sono sempre poste da quattro a dieci metri di altezza.
Marco Benecchi