Nostalgie di cose vecchie, di cose passate, di tanto tempo fa, di una stagione costretta a cedere il passo ad un’altra forse creduta più bella, più brillante, più gaia, ma che manca di tutto ciò di cui oggi l’uomo ha bisogno: onestà e sincerità.
Mi permetto alcune osservazioni in merito alle recenti discussioni serie (poche) e proposte fantasiose (tante) per un “Parco di Portofino” nazionale e grande. Mi sembra che in molti non ci sia ne onestà ne sincerità.
Perchè questa grande proposta oggi: perché è semplicemente una moda parlare in grande, essere grandi, essere ambientalisti per essere più visibili.
…ma la realtà è ben diversa, e molto spesso, ciò che è sembrato utile, solo se grande, ha fallito.
Perchè un “parco” grande? Perché si vuole, solo e semplicemente, vietare la caccia in altri 15000 ettari del territorio ligure. Niente più. Infatti nessuno ha spiegato a dovere che l’ UNICO DIVIETO che entra subito in vigore al momento della costituzione di un “Parco Nazionale” è quello del divieto assoluto di caccia.
… e poi si uccidono barbaramente i cinghiali nelle gabbie di cattura, come per anni è stato fatto nell’attuale Parco di Portofino, ma è politicamente meglio non dirlo, ne farlo vedere.
Tutto ciò che oggi viene promesso: ricchezza, turismo nuovo, tutela ambientale, economia green a Km. Zero, ecc. è tutto da elaborarsi, da esaminare, da progettare, da discutere, da approvare, da far entrare in vigore.
Solo e soltanto NO ALLA CACCIA, perché la caccia e i cacciatori sono oggi il maggior male di questa terra, i colpevoli di tutte le nefandezze ambientali; e intanto i veri responsabili del cambiamento negativo ambientale si possono tranquillamente nascondere perché dispensatori e raccoglitori di prebende ed altro.
ENEL ed ENI sono la santità ambientale; Federcaccia, e altre Associazioni Venatorie centrali,organizzazioni sovversive da eliminare.
…e pensare che se oggi siamo ancora in vita lo dobbiamo anche all’uomo cacciatore, che assicurava il mangiare quotidiano.
Ma dove erano gli ambientalisti di oggi quando i cacciatori sono stati “cacciati via” dalla Costa di Leivi ove oggi troneggiano palazzi, ville, casette multicolor, per non parlare della Costa di San Bartolomeo, del Curlo, di Caperana ove esercitavano la loro passione venatoria operai, contadini, impiegati senza aver mai modificato o distrutto nulla, anzi. Per non parlare del Monte Anchetta e della zona di San Lorenzo/Villa Oneto territori oggi antropizzati al massimo.
Si diceva: è il progresso.
Oggi si vuole il Parco Grande per tutelare solo e soltanto (e a favore di pochi) questo ambiente, dove di naturale c’è più poco o nulla;
le zone panoramiche sono tutte abitate, le zone verdi sono rovi e sterpaglie, e il “contadino della zappa” non esiste più…e nessun parco lo farà rinascere.
Pini, frassini, corbezzoli, castagni malati ovunque e sarà il Parco Grande a curarli?
Parco Grande: tanti Comuni, tanti problemi … e tante risorse promesse o poche disponibili, da dividere in tante gocce?
Abbiamo già visto quanta ricchezza ha prodotto il Parco dell’Aveto: folle di turisti, agricoltori, artigiani, commercianti ricchissimi, banche locali con tanta liquidità che non sanno più come investirla… o NO?, e la popolazione residente nelle vallate sempre in calo.
Le strade di accesso al Parco dovevano essere modernizzate per far transitare centinaia di pullman turistici che dovevano arrivare da tutta Europa … oggi buche con asfalto malandato, frane, interruzioni e poi è anche difficile camminare lungo i sentieri per la pericolosissima presenza, di non governati, cani da pastore (molte aggressioni a podisti, ciclisti e escursionisti, tenute ben nascoste però!) Servono pastori, non cani da pastore.
In Liguria storicamente tutto è piccolo: caruggi, case, camere, gabinetti, scale, sentieri perché c’è sempre stato poco spazio, ma il piccolo è stato reso bello e accogliente; la mania del grandioso non è mai stata nel dna del Liguri, ma oggi ne sono rimasti pochi; i nuovi arrivati sanno tutto, comandano, vogliono , esigono e anche il gallo che canta è da eliminare.
Noi pochi rimasti abbiamo perso la voglia di lottare; pensiamo solo a ricordare. Nostalgia di un ambiente passato che non ritornerà più, di un tempo lento, delle carrozze per andare a Portofino, degli idrovolanti nel Golfo, del carbone di legna del “Monte”, della caccia in mare, con i gozzi o a remi, dei parrocchetti (marzaiole), delle sciabiche, della pesca dei bianchetti, degli appostamenti per i colombacci, delle pernici rosse del Monte Telegrafo, delle lepri di Camposasco, della caccia ai tordi nei pressi del bunker delle Grazie.
La terra contava più della casa, coltivare contava più che abitare.
Tutto è cambiato, bisogna penalizzare gli ultimi cacciatori rimasti.
Riflettere sarebbe opportuno, ma oggi non c’è più la politica della riflessione: c’è solo quella dell’apparire per essere semplicemente social.
…e intanto la zappa non lavora più, la falce è scomparsa (anche dai simboli dei partiti), il fucile è quasi sempre chiuso nell’armadio (se non è stato rottamato).
Non resta che il “guardare”, sperando che il sole anche domani sorga e illumini i pochi depositari di onestà e sincerità, e ustioni (amorevolmente!) tutti gli opportunisti e anticaccia del momento e del futuro.
Giuseppe Lanata
(Cacciatore e titolare di Armeria )
P.S. ma lo sanno i sostenitori del Parco Grande che, qualora entrasse in vigore,dovranno rinunciare ad almeno 14000 ettari di esistenti aree protette,dato che in Provincia di Genova (ex)la percentuale di territorio protetto è già superiore a quanto prevede il piano faunistico?