Sempre più spesso i cosiddetti amanti degli animali, leggi vegani incalliti e incattiviti, si palesano nei boschi e si presentano alle fiere venatorie per urlare in faccia ai cacciatori tutto l'odio che si portano dentro. La loro è un'ideologia ben marcata, fanatica e che non sente ragioni. Ed è proprio per questo, paradossalmente, che si sentono tutelati. Tanto basta infatti per mettersi al sicuro da possibili condanne. Già perché, stando agli indirizzi della giurisprudenza, tutto sommato, visto che odiano i cacciatori come categoria di persone, possono anche usare parole molto offensive per esprimere il proprio dissenso. E' un loro diritto di opinione.
Non molto tempo fa la Procura di Grosseto ha archiviato la denuncia promossa dalla Cct ritenendo che l'espressione “assassini” usata dai simpatici animalisti durante una delle loro scorribande, non costituisse reato di ingiuria, dato che, come si legge nel pronunciamento: “l'espressione pronunciata dagli indagati rientra nella libera manifestazione del diritto di critica, manifestato nei confronti dell'intera categoria dei cacciatori da parte di soggetti che si proclamano ideologicamente contrari alla caccia e che, per costante giurisprudenza, tale diritto ben può esprimersi anche con parole aspre e pungenti, purchè attinenti al contesto”.
Aspre e pungenti. Nella lingua italiana, la parola “assassino” significa letteralmente “criminale che si rende colpevole di assassinio; chi uccide a tradimento e per scopi perversi”. Si può dare del criminale perverso a qualcuno che, attenendosi scrupolosamente alle leggi in vigore, e pagando fior fior di tasse allo Stato, esercita un'attività prevista e regolamentata? No, a meno che la tua ideologia contrasti con tale attività. In quel caso, accomodati, scegli la tua categoria e insultala liberamente. Il paradosso ci sembra abbastanza evidente e forse, come già sta facendo la Francia, anche qui da noi è arrivato il momento di istituire uno specifico reato che possa mettere fine a certi comportamenti incivili e intolleranti.