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mar25 25/03/2020 10.05
Nota della redazione: per la serie vecchi ricordi, a grande richiesta riproponiamo questo testo del 2014 per discutere di tiri al camoscio. La Maserati V8 di Luca affrontava i tornanti della strada per Carcaforo con la stessa facilità con cui io, il giorno prima, avevo viaggiato con la mia SW sugli ipnotici rettilinei dell’A 26! Finalmente andavamo a caccia di camosci, dopo un lunghissimo anno di astinenza ritornavo sui meravigliosi monti della Valsesia. Attraverso i vetri fumé della potente auto, vedevo che almeno una delle mie preghiere era già stata esaudita. Nel cielo non c’era una nuvola ed era di una tale bellezza che può capirmi soltanto chi ha avuto la fortuna di assistere al sorgere del sole in alta montagna.
Al ristorante “Lo scoiattolo” trovammo Giuliano e Massimo con i permessi già pronti. Ci concessero appena il tempo di goderci un “cappuccio” bollente e poi via, a piedi lungo uno stretto sentiero che costeggiava la seggiovia. La giornata si preannunciava tipica e quindi meravigliosa: dieci-venti centimetri di neve come coreografia, vento assente, temperatura pochi gradi sopra lo zero e sarebbe stato veramente il massimo se saremmo riusciti ad avvistare subito un bel paio camosci.
A chi non piace essere di ritorno per l’ora di pranzo? A parlare di cani, di armi e di selvaggina con gli amici, magari brindando al successo della caccia? Procedevamo in fila indiana in silenzio con Giuliano in testa e noi dietro, come un gruppo di alpini che marciano verso il fronte. Ogni tanto, ad intervalli regolari, ci fermavamo per non sudare, per riprender fiato e per controllare il versante opposto al canalone che stavamo scalando. Per un colpo di fortuna fui io il primo a vederlo.
Un magnifico camoscio stava immobile ai piedi di un grosso larice a circa quattrocento metri di distanza da noi. Era immobile e si confondeva con il sottobosco, ma io ero riuscito ugualmente a individuarlo grazie all’ottima definizione del mio nuovissimo 8 x 42 e ad un impercettibile movimento della testa. Giuliano prese dallo zaino il suo potente Spektive ed iniziò un’accurata valutazione del capo. “C’è anche la femmina, è più sotto sulla sinistra. Lui la tiene sotto controllo con l’usta che gli porta il vento. Cerchiamo di avvicinarci e poi vediamo se possiamo abbatterlo”.
Raggiungemmo senza difficoltà una piccola malga semidiroccata, da dove, riposizionato il “lungo”, Giuliano e Massimo ripresero con maggiore attenzione ad esaminare il camoscio. Lo scambio d’opinioni tra i due durò qualche minuto e nel frattempo mi chiesero se magari potevo controllare la distanza. Ripetei l’operazione due volte, ma il valore che apparve all’interno del mio telemetro fu sempre lo stesso: 315 metri esatti. Giuliano allora, dopo essersi guardato intorno, m’invitò a seguirlo, chino ed in silenzio, verso una provvidenziale pietraia che si trovava tra noi ed il magnifico becco. Salutammo Massimo e Luca che ripresero la salita per non disturbare la nostra caccia e per continuare la loro. Protetto dalle rocce posizionai la carabina sul bipede e verificai di nuovo la distanza: 259 metri, non erano certo pochi ma neanche tantissimi.
Nel frattempo il camoscio si era coricato ma riuscivamo ancora a scorgergli la testa e buona parte del collo. Giuliano mi consigliò di verificare bene l’appoggio dell’arma e di stare calmo. Lo rassicurai con un cenno del capo e volli controllare l’ora: erano appena le otto e quarantacinque. Non mi sembrava vero di poter concludere così presto. Mentre aspettavamo che il camoscio si alzasse, immaginavo come avremmo trascorso il resto della mattinata. La luce era perfetta e sicuramente avrei scattato delle meravigliose foto nell’attesa che anche Luca rientrasse dalla caccia.
Ero talmente tranquillo ed assorto nei miei pensieri che quando Giuliano sussurrò “Si è alzato!”, sussultai. Imbracciai immediatamente la mia Remington 700 BDL SS calibro 270 Winchester “da camosci”, ed inquadrai il nobile animale nelle limpidissime lenti del cannocchiale 3,5-10 x 50. Vidi che ci guardava di punta e ben sapevo che era da incoscienti tentare il tiro in quelle condizioni, ma siccome ancora non avevo fatto nessuna c…ata durante la stagione in corso, chissà, forse decisi che era ora di farne una. Posizionai il reticolo sul petto del maschio e, fatti i dovuti calcoli, sfiorai il grilletto.
Il camoscio visibilmente colpito barcollò all’indietro e cadde. Si rialzò a fatica, accennò un passo e poi cadde di nuovo scivolando sulla neve fin dentro un grosso cespuglio di rododendri. Giuliano sfoderò il suo miglior sorriso, si congratulò con me per il bel tiro ma non perse l’occasione per rimproverarmi di non aver aspettato che si fosse messo meglio. Raccogliemmo subito le nostre cose e ci avviammo insieme al recupero, senza accertarci se il camoscio era effettivamente morto. Quello fu il mio secondo errore perché il primo era stato quello di aver sparato di punta, troppo velocemente e forse senza la dovuta concentrazione.
Attraversammo tranquilli il canalone ma quando dopo una buona mezzora raggiungemmo l’anschuss trovammo ad attenderci la più amara delle sorprese. Il camoscio non era dove speravamo che fosse. Al suo posto trovammo soltanto sangue, pelo e schegge d’osso. Seguimmo quelle tracce nella neve fresca per oltre cento metri finché scomparvero sulla sponda di un ruscello ai margini di una fitta pineta. In quel momento avrei voluto morire, me le sono dette di tutti i colori e neanche le frasi di conforto di Giuliano furono sufficienti ad alleviare il mio stato d’animo. Non ricordo di essere stato più male di quel giorno. Non fumo ma accettai ugualmente la sigaretta che Giuliano mi offrì con il suo sorriso schietto e genuino. In due avevamo quattro cellulari, cosi, con le mani che ancora mi tremavano per la frustrazione, chiamai i nostri amici per informarli dell’accaduto.
Vittorio, il Presidente della Riserva, ci scherzò sopra, disse che avevo ferito il camoscio di proposito per scrivere in seguito un articolo più emozionante, ma poi, quando capì che non ero proprio in vena, si corresse subito consigliandoci di stare tranquilli e di rientrare al più presto. Tanto noi due non potevamo fare più niente ed era meglio andarsene per non “inquinare” la traccia. Vittorio, una volta chiusa la comunicazione con noi, avrebbe avvertito Roberto, il fratello di Massimo, per farlo venire con Rolf, il suo bavarese.
Avevo letto e sentito dire dai cacciatori di montagna che alcuni cani da sangue sono grado di seguire una traccia dopo persino tre giorni dal ferimento, ma devo confessare che ero alquanto scettico. Che un cane, per quanto possa essere bravo, fosse in grado di rintracciare un selvatico ferito il giorno prima mi sembrava un’impresa veramente ardua. In Maremma i cani da traccia sono molto rari e quando io o qualche amico feriamo grossi capi di selvaggina come daini, cinghiali, mufloni e caprioli, tento di recuperarli con i miei setters oppure con una coppia di terriers, ma sempre dopo pochissimo tempo dal tiro. Al solo pensiero di dover aspettare un giorno intero prima di iniziare la cerca mi fece venire l’acidità di stomaco.
Alla casa di caccia fui confortato dal calore e dall’amicizia dei cacciatori che rientravano dalla montagna. Tutti quelli che ascoltarono il mio racconto furono concordi nel sostenere che sicuramente l’indomani avremmo ritrovato il camoscio ferito. Verso le quattordici arrivò Luca con un discreto maschio nello zaino ed anche i due fratelli Moretti, Damiano e Simone, si erano fatti onore con altrettanti capi abbattuti. Soltanto io, con la mia maledettissima impazienza, con la mia falsa sicurezza e con la mia arroganza ero riuscito a trasformare quella che si annunciava come una splendida avventura in un pessimo giorno da dimenticare.
Non era la prima volta che ferivo o che perdevo un animale, ma mai un camoscio. Ero talmente triste che pregai Luca di riportarmi subito in albergo perché non ero certo una buona compagnia per nessuno. Mia moglie quando mi vide capì subito che qualcosa non andava e fu molto comprensiva. A cena mangiai poco e mi coricai presto. Al buio, immobile nel letto, ripensai mille volte all’accaduto e cercai invano di capire dove potevo aver sbagliato. La mia Remington era precisissima, in poligono pochi giorni prima di partire avevo fatto una rosata di tre colpi praticamente in un buco solo.
Le Nosler Ballistic Tip sono quanto di meglio si possa avere come potere d’arresto su animali della taglia di un camoscio, ma dove ho sbagliato? Non vorrei che il raggio laser del mio telemetro possa aver colpito un ramo, molto prima dell’albero dove era coricato il becco, falsandomi la distanza. A 259 metri la palla da 130 grani doveva calare intorno ai quattro–sei centimetri, ma dove l’ho colpito quel povero animale? Finalmente alle sei la sveglia suonò come una liberazione. Mi vestii veloce, raccolsi la carabina e lo zaino e scesi in strada dove trovai già Luca ad attendermi nel lussuoso abitacolo del suo bolide color cobalto.
Arrivammo a Carcoforo contemporaneamente ad un’altra vettura da cui scese un ragazzo alto e slanciato. Dal suo abbigliamento immaginai che fosse uno dei tanti cacciatori che come me amano quelle splendide montagne, ma sul sedile del passeggero vidi far capolino la testa di un meraviglioso bavarese. Era lui il conduttore che aspettavamo? Ne ebbi la conferma quando mi fu presentato al bar dello “Scoiattolo”. “Piacere Roberto” disse, porgendomi la mano grande ed asciutta. Io al massimo della maleducazione gli risposi “Piacere, Marco, è bravo il suo cane?” Roberto mi sorrise ed invece di prendersela per la mia infelice gaffe, annuì e disse che nelle valli circostanti “Rolf” lo conoscevano praticamente tutti. Pagai i caffè e poi noi tre uscimmo in strada.
Io e Giuliano prendemmo le nostre cose mentre Roberto fece scendere il famoso cane. Mi aspettavo di vedere uno di quei robot che avevo visto sfilare nelle mostre, nelle fiere e nei reportage di Seasons. Quelli che si muovono stando attenti agli averi del padrone e persino a dove camminano. Rolf invece era un cane come tutti gli altri, fece i suoi bisogni e poi docilissimo si fece legare con una semplice corda da alpinista. Roberto, incrociando il mio sguardo, come a rispondere ad una mia tacita domanda, disse che aveva paura che rincorresse uno dei tanti gatti che scorrazzano nelle vie del paese. Prendemmo lo stesso sentiero del mattino precedente ed iniziammo a salire con un cauto ottimismo.
Molta neve si era sciolta ed io sospettai che con essa erano scomparse anche parecchie tracce. Giuliano e Roberto camminavano paralleli parlottando in dialetto, per niente preoccupati di ciò che li attendeva. Io li seguivo qualche metro addietro in silenzio, con la carabina in spalla e fremendo per l’impazienza. Arrivati ad una cinquantina di metri dall’anschuss trovammo una coppia di caprioli che pascolava tranquilla.
A quel punto sprofondai di nuovo nello sconforto. Proprio dove avremmo dovuto liberare Rolf c’erano due animaletti selvatici, belli e soprattutto vivi e vegeti. Il bavarese li guardò e s’irrigidì in ferma come se fosse un setter, ma non si mosse né abbaiò. Roberto gli diede sottovoce un secco comando e lui si rilassò di colpo. Lo accompagnò dove sventolava il mio fiocco di carta igienica che avevo lasciato come segnale e lo incitò ad iniziare la cerca. Rolf sondò l’aria, annusò il terreno e si avviò scodinzolante nella direzione presa dal camoscio in fuga.
Soltanto allora, vista la facilità con cui seguiva quella pista (vecchia di ventiquattro ore!), ebbi la quasi certezza che l’animale ferito l’avremmo trovato davvero. Rimasi affascinato ed impressionato dal meticoloso lavoro di Rolf. Procedeva senza incertezze nei prati, sulle rocce, nella neve e tra le felci e giunto nelle vicinanze di un grande anfratto roccioso semi coperto dai larici iniziò ad agitarsi vistosamente. Avevamo percorso circa duecento metri dall’inizio della cerca quando Roberto, a gesti, mi fece capire di stare pronto con la carabina carica, perché dal comportamento dell’intelligentissimo ausiliare capiva che il camoscio doveva essere vivo e vicino. Ad un tratto Rolf si fermò e si girò verso il suo padrone guardandolo con occhi imploranti. Roberto capì al volo quel che gli chiedeva e lo accontentò volentieri liberandolo dal fastidioso guinzaglio.
Senza costrizioni Rolf aumentò l’andatura ed aggirato sottovento il grande anfratto roccioso cominciò a latrare. Io con la carabina impugnata con l’ottica sui 3,5 ingrandimenti e Giuliano con il binocolo agli occhi vedemmo una sagoma scura allontanarsi furtiva tra le rocce inseguita da Rolf. L’amico Guardacaccia, accantonata per un attimo la sua proverbiale calma, gridò: “E’ il nostro camoscio, è il camoscio ferito”. Lo incannai a braccio libero mentre saltava malamente tra le rocce e gli sparai, come ad un cinghiale in battuta, sbagliandolo clamorosamente. Ricaricai veloce per doppiare il colpo, ma non riuscii più a vederlo. Il camoscio, allo stremo delle forze, si era rintanato sotto una sporgenza rocciosa ed era stato bloccato dal ringhiare furioso del coraggiosissimo bavarese. Quando riuscimmo a raggiungerli fummo spettatori di una scena indimenticabile. Rolf aveva “imbottigliato” il camoscio nell’angusto crepaccio aspettando il nostro arrivo.
Da dove mi trovavo potevo vedergli soltanto la testa ed il collo così mirai il più in basso possibile e con un colpo preciso posi fine alle sue sofferenze. “Waidmansheil” grido Roberto, forse (ma non credo!) più felice di me. Giuliano da grande professionista qual è, si preoccupò subito di organizzare il non facile recupero, mentre il bravo bavarese azzannava il camoscio morto. Dopo trent’anni di caccia avevo assistito ad una delle scene più toccanti di tutta la mia vita. Non avevo mai visto un cane lavorare con tanta tenacia e determinazione in un ambiente così pericoloso ed ostile. Ho invidiato il suo proprietario e non me ne vergogno.
Come se ci fossimo accordati, tutti e tre ci avvicinammo al camoscio abbattuto, io per accarezzarlo e per verificare i miei colpi, mentre i miei compagni per controllarne l’età. Era uno splendido esemplare di circa cinque anni, ed il mio primo maledettissimo colpo lo aveva raggiunto basso rompendogli la zampa anteriore sinistra e la coscia posteriore destra! Non voglio ripensare a quanto possa aver sofferto, altrimenti non avrei più tanta voglia di andare a caccia. In futuro cercherò di non ripetere gli errori che feci quel giorno e proprio per questo voglio ricordare a chi ha avuto la pazienza di leggermi che è sempre tassativo sparare ad un selvatico alla distanza giusta, quando è messo veramente bene e soprattutto, prima di partire per il recupero, dobbiamo accertarci che sia davvero morto, altrimenti è nostro dovere dargli immediatamente il colpo di grazia. Spero che tutti i miei amici della “Valle incantata” mi perdoneranno per l’increscioso episodio. Io da parte mia m’impegno a comportarmi sempre bene nel rispetto dell’etica venatoria, delle tradizioni scritte e non scritte e dei preziosi insegnamenti ricevuti.
Marco Benecchi
Un mio caloroso ringraziamento va a Luca, Giuliano, Vittorio, Roberto e indubbiamente al bravo ROLF, splendido bavarese di sette anni.
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Re: Caccia al camoscio recuperare i bossoli dal 9,3x62 x 6x62 è possibile?????????????????????????????????????????? da carlo48
08/04/2020 12.30
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Re: Caccia al camoscio Cerca di farti capire meglio... O almeno IO non ho capito cosa intendi dire:
recuperare i bossoli dal 9,3x62 non è possibile?????
Cosa significa? Perdonami M da Marco B x Carlo
07/04/2020 13.47
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Re: Caccia al camoscio recuperare i bossoli dal 9,3x62 non è possibile????? grazie e salute a tutti da carlo48
07/04/2020 12.26
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Re: Caccia al camoscio effettuare le prove come scrivono Marco e Aldo è essenziale ecco quello che ho scritto nel mio ultimo (oggi penultimo) intervento... ne sono più che convinto. Quindi il calibro super teso non è che non vada testato; solo che una volta che sai come va, sul terreno di caccia agevola molto, meno calcoli e quindi meno possibilità di errori. Anch'io faccio prove sul campo; ma non ho a disposizione (almeno, non comodamente) condizioni "montanare" con angoli di sito esasperati. Inoltre credo (vorrei il vostro parere) che più il calibro è teso meno incidenza ci sarà dell'angolo di sito sulla traiettoria. O sbaglio? da Filippo 53
06/04/2020 10.29
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Re: Caccia al camoscio No MB dicevo a Filippo, No grazie per i bossoli è un calibro che non ho mai usato ( ho sentito dire questa cosa dei bossoli al poligono) Sicuro, ogni nuovo lotto , da 100, va sempre testato. A volte va bene altre meno. Prove su prove e prove! E poi a caccia! da Aldo
04/04/2020 18.37
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Re: Caccia al camoscio Sinceramente non ho ben capito se ti stavi rivolgendo a me... Perché IO ho SEMPRE detto che Prove Verifiche e Collaudi Devo essere SEMPRE fatti e con frequenza... SEMPRE, Anche quando finisci le tue 100 cartucce e devi iniziare ad usare le altre 100 che hai preparato con TUTTI I COMPONENTI IDENTICI. Io ricontrollo ugualmente...
Per quanto riguarda i bossoli del 6 mm Freres se vuoi te ne regalo 500, io li ricavo da quelli del 270 Winchester MOLTO meglio degli originali, specialmente dopo averli sparati una volta.. Fire Forming.... da Marco B x Aldo
04/04/2020 15.13
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Re: Caccia al camoscio si ma anche con il 6x62 frères ( che è un problema solo trovare i bossoli) se non fai le prove è la stessa cosa . Anche io uso un calibro super teso ma le prove le faccio e ti posso assicurare che servono e molto! da Aldo
04/04/2020 14.28
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Re: Caccia al camoscio il 6 mm F non è altro che la versione europea del 240 WM... E per un fan sfegatato del 243 non potrebbe che essere ben accetto per risolvere qualsiasi situazione.... da Marco B x Filippo
03/04/2020 19.35
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Re: Caccia al camoscio Ottimo, caro Marco; ma ti sei dimenticato il mio amato 6x62 Frères... da Filippo 53
03/04/2020 17.35
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Re: Caccia al camoscio Caro Aldo, a me le cazz...te non sono mai piaciute, Ne a dirle né tanto meno ad ascoltarle... Che perdite di tempo... Sono cresciuto a pane e tabelle balistiche e quando ho avuto l'ardire di verificarne qualcuna.... Bhe, mi sono sentito offeso, umiliato, ... Perché quasi nessuna diceva il vero..... Poi, come ho già raccontato in tante altre occasioni, nella Caccia e nella sperimentazione delle armi ho provato "quasi tutto!" Sono stato anche incosciente, come quando tiravo alle bombole del gas piene e vuote, alle scatole di cartucce con tutti i fondelli dalla mia parte, alle rotaie dei treni, ad un metro di legname, a mare, nei lagni, etc etc....
Di una cosa sono certo, che la BALISTICA applicata NON è una scienza esatta!! Infatti, come potrebbe MAI esserlo!!!!
Ma ti pare che alla Norma o alla Swarovski o alla Ruag sanno come è montato il mio cannocchiale o che arma uso a caccia? Indipendentemente dal calibro.. E a proposito di calibri TOLTI I WEATHERBY (224, 240, 257, 270) che sono davvero dei piccoli missilotti davvero radentissimi e i due Shuler il 6,5 e l'8 x 68, Quasi TUTTI (se non tutti) gli altri calibri più comuni hanno delle traiettorie ridicole!!!
Un nostro lettore chiedeva perché non usare il 308 a camosci? Perché tarato a 100 mt 4 cm sopra il punto mirato a 300 ha un calo di OLTRE 300 mm, Con palla da 150 grani, figuriamoci con una 165 o una 180, granatura che usano moltissimi! Alla faccia delle tabelle balistiche! Stessa cosa con un 6,5 x 55, x 57, anche il 7 x 64 con palle da 150 grani non mi ha mai esaltato e così via.....
Il tiro a media - lunga distanza (considero lunghissima dai 400 mt in su) necessita di MOLTO allenamento pratico e di una piccolissima parte d'informativa teorica, Ma questo lo sapevamo già.. Buona M da marco B x Aldo
03/04/2020 16.04
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Re: Caccia al camoscio Finalmente si argomenta senza insulti e contumelie... Approfitto, e ritengo che ciò che dice MB è più che giusto, però un pizzico di tecnologia può fare comodo. Anch'io uso un bino-telemetro Leica (uguale a quello di Marco) piuttosto datato e che misura solo la distanza; a volte però, se l'angolo di sito è notevole chiedo un piccolo aiuto a un telemetro Leupold che corregge (o cerca di correggere) la distanza in base all'angolo. Ma alla fine decido, voglio decidere, io. Non mi piacciono gli automatismi, preferisco che la caccia rimanga a livello di emozione (e quindi di incertezza) altrimenti - come ho letto tanto tempo fa su un libro di un autore toscano - "se fossimo sempre certi del risultato della caccia, ci manderemmo il nostro garzone". In definitiva dalla tecnologia troppo spinta è meglio stare alla larga, mentre effettuare le prove come scrivono Marco e Aldo è essenziale; e come sempre la verità sta in mezzo, in un uso ragionevole di ciò che le case produttrici ci offrono. Personalmente vedo con molta diffidenza gli ultimi cannocchiali che misurano distanza, angolo, pressione, temperatura e poi dicono quanti click dare alla torretta... magari possono servire a chi vuol tirare a 500 metri, non a chi usa un Kif stutzen. Tanta salute da Filippo 53
03/04/2020 13.32
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Re: Caccia al camoscio MB sei un mostro ! bravo! meglio non potevi spiegarti! Noi facciamo proprio quelle prove con cartelli da 1,5 x 1,5 posizionati da 300 metri in su in piano e poi in montagna ( usiamo un motore da trial per fare avanti e indietro) ma non c'è PROVA migliore al Mondo di questa! Corrado cerca di calarti nella traiettoria della tua palla e "afferrare" il concetto del filo "pancia" o "schiena" a seconda della situazione. Non è facile ma neppure impossibile. Riguardo al telemetro con il calcolo va benissimo ma devi fare sempre un pochino di attenzione perchè la palla andrà SEMPRE IN ALTO e se spari nel mezzo ( ti puoi anche muovere ) e il colpo potrebbe finire anche fuori ! solo con un pochino di esperienza e qualche padella imparerai, ci siamo passati tutti! ( inizia con degli Jharling) da Aldo
03/04/2020 8.21
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Re: Caccia al camoscio Il "Filo Schiena e il filo pancia" Sono termini dettati dalla GRANDE ESPERIENZA Che si acquisisce SOLO sul campo...
E qui ritorniamo al vecchio discorso delle Marchette editoriali pubblicitarie
Quando VENNI INVITATO un un meeting della Swarovski per presentare le sue nuove torrette balistiche e, in particolare il loro nuovo programma "balistico" mi venne da ridere, E non poco, perché da CACCIATORE Armaiolo, capii subito che il tutto era molto fantasioso, troppo teorico e per nulla pratico... All'allora responsabile gli confidai che se davvero voleva conoscere i cali delle munizioni a lunga distanza, avrebbe dovuto mettere un bersaglio rettangolare, grande come un portone di una chiesa, metterlo alle distanze volute e poi sparare mirando sempre al bordo superiore per poi vedere i reali cali delle NOSTRE munizioni utilizzate nella NOSTRA arma... Allora si che i calcoli sarebbero stati accettabili.. PER ME non può esistere uno strumento in grado di calcolare con PRECISIONE l'angolo di sito, perché ci sono TROPPE incognite di carattere, diciamo personale! Tipo Come spara il cacciatore, Il tipo di appoggio le caratteristiche balistiche della munizione usata lo stato della canna della nostra arma la temperatura esterna la rarefazione dell'aria etc etc Forse, ma dico solo forse, uno strumento potrebbe essere in grado di dare una approssimativa valutazione dell'angolazione del tiro, espressa in gradi° Ma se il CACCIATORE o meglio, l'ACCOMPAGNATORE, non hanno esperienza di tiri in quella zona, il risultato sarà sempre un incognita quando si spara verso l'alto o verso il basso Dato che "si dovrebbero" sempre conoscere le zone dove si va a caccia, un cacciatore esperto lo sa bene se il capriolo o il camoscio che pascola in una determinata zona deve essere mirato più basso o più in alto da dove verrà eseguito il tiro.... Mi dispiace deluderti caro Corrado, ma s'impara ad andare a CACCIA, Soltanto Andando molto a CACCIA, Ben vengano i consigli dati "anche" da Marco Benecchi, ma poi occorre mettersi gli scarponi ai piedi e la carabina e lo zaino sulle spalle... e camminare E molto spesso, anche la mano al portafoglio, perché certe cacce non sono neanche gratis.. Mi scuso della Franchezza! M da Marco B x Corrado
03/04/2020 5.51
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Re: Caccia al camoscio Se si utilizzasse un telemetro che calcola l'angolo di sito, bisognerà attenersi alla misurazione dello strumento e puntare in cassa sull'area vitale o bisognerà sempre puntare più in basso come spiegato dal Sig. Aldo? da Corrado
02/04/2020 20.06
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Re: Caccia al camoscio Grazie per l'informazione da Corrado
02/04/2020 10.54
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Re: Caccia al camoscio Tutti conosciamo l'eccellente precisione del 308; invece pochi lo usano in montagna (dove per lo più si tira lontano) data la sua traiettoria non proprio radente. Ovviamente se poi si riesce ugualmente a piazzare la palla addosso al camoscio - tenendo conto della parabola arcuata - non ci saranno problemi... Come ho già detto, un calibro teso semplifica le cose. Se non avessi il 6x62 come calibro da camosci probabilmente userei un 270 Weatherby; il limite del 6 Frères è che al massimo spara 100 grani, e in presenza di forte vento una palla più pesante aiuta da Filippo 53
02/04/2020 8.44
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Re: Caccia al camoscio x Corrado. il filo pancia è un funzione dell'angolo di sito , cioè sparando con forte pendenza ( sia verso l'alto che verso il basso) la traiettoria della palla tende sempre a salire ! per cui la distanza si accorcia! per questo si dice a filo pancia perché la palla finirà nel centro! da Aldo
02/04/2020 8.15
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Re: Caccia al camoscio Grazie infinite. da Corrado
01/04/2020 21.31
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Re: Caccia al camoscio Sono i PESI DI PALLA Consigliati in funzione di ogni calibro... Esempio: Cal. 25.06 o anche il 257 WM palla da 115 grani E così via.....
270...130 7 mm 140 - 150 30... normale 150 - 165 300 mag. 165 - 180 8 mm 180 - 200 da Marco B x Corrado
01/04/2020 18.22
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Re: Caccia al camoscio Non capisco neanche il Filo Pancia descritto da Aldo, se volete erudire un comune mortale ve ne sarei infinitamente grado. Grazie da Corrado
01/04/2020 14.20
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Re: Caccia al camoscio Mi perdoni, non capisco questi numeri che ha scritto in risposta all'accuratezza dell'arma. Grazie per la risposta
Cal. 25 ...115 270...130 7 mm 140 - 150 30... normale 150 - 165 300 mag. 165 - 180 8 mm 180 - 200
da Corrado
01/04/2020 14.13
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Re: Caccia al camoscio Il 308 è un super calibro , cala molto , ma ci puoi fare di tutto e di più! Io lo uso solo per fare le gare mai usato a caccia , per mia scelta. da Aldo
29/03/2020 15.27
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Re: Caccia al camoscio Io sono anni e anni una semplice carabina in 308 mai avuto problemi soprattutto con camosci ,308 w basta e avanza. senza tante p mentali. da Ferruccio
28/03/2020 19.22
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Re: Caccia al camoscio sbagliano tutti anche i più bravi chi non sbaglia è perchè non spara!! da Aldo
27/03/2020 19.44
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Re: Caccia al camoscio Hai ragione; infatti il primo camoscio che ho tirato (una femmina in Slovenia, alta montagna, tanti anni fa, con il 25/06) ho mirato davvero a filo pancia... angolo di sito esagerato, distanza 240 metri, carabina tarata a 200 (a 300 metri di altitudine, là eravamo sui 2.200); in quelle condizioni, a parte l'angolo, è anche una questione di tramite, se miravo più in alto correvo il rischio di ferirlo superficialmente. Io mi riferivo a tiri più sforzati. Comunque, nella mia (modesta) esperienza entro i 350 metri il 6x62 non mi ha mai deluso. Mi è capitato di sbagliare un paio di camosci, ma per errori miei. da Filippo 53
27/03/2020 11.08
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Re: Caccia al camoscio non si tira mai fuori dal bersaglio ! la teoria delle due dita sopra il filo della schiena E' SBAGLIATA ! in montagna ??? dove spesso si mira a filo pancia !!! la tua teoria non fa una piega ma non stare troppo tranquillo per il calibro super teso perché a volte ........ da Aldo
27/03/2020 8.37
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Re: Caccia al camoscio Secondo me in montagna bisogna solo fare attenzione all'angolo di sito, che ovviamente lassù è molto più probabile sia pronunciato. Tra l'altro io ho una mia personale teoria in materia di angolo di sito. Sappiamo tutti che un angolo esasperato, sia positivo che negativo, comporterà un impatto del nostro proiettile più in alto rispetto al punto mirato, come se il bersaglio fosse più vicino rispetto alla distanza misurata (e infatti esistono telemetri che compensano questa differenza). Ma, al di là della tecnologia, sappiamo anche che l'incidenza dell'angolo di sito aumenta con la distanza e quindi se sparo a un animale entro i 200 metri lo spostamento sarà minimo, o comunque ininfluente ai fini venatori. Se invece pretendessi di tirare a 350 metri, e la mia arma fosse tarata a 200, ecco che l'angolo di sito mi sarebbe di aiuto, facendomi compensare molto meno e in definitiva - se sto usando un calibro abbastanza teso, come mi pare ovvio bisognerebbe fare in montagna - non dovrò mirare fuori della sagoma dell'animale che sto cacciando. Vi pare una sciocchezza? Dove sto sbagliando? da Filippo 53
27/03/2020 1.03
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Re: Caccia al camoscio siamo sinceri il 90% dei cacciatori non capisce "molto" di armi e taratura! Però tutti si credono "sniper" e cosi succedono i guai! Specialmente in montagna dove arrivano e iniziano a dire occhio che io ho la taratura da pianura? E allora vai a caccia in pianura ! invece hanno carabine perfette e tarate alla perfezione ma poi padelle a rotazione! da Aldo
26/03/2020 16.27
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Re: Caccia al camoscio Scusa, te l'ho detto perché MOLTISSIME PERSONE Non molte, mi portano a sistemare delle carabine perché SECONDO LORO sparano male poi quando le provo io...... Ecco solo per quello... Buona M da Marco B x Andrea
25/03/2020 16.33
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Re: Caccia al camoscio E perché dovrei offendermi? Grazie da Andrea
25/03/2020 15.18
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Re: Caccia al camoscio E, NON TI OFFENDERE
Perché non ti ho mai visto sparare.... Comunque, tralasciando l'abilità del tiratore, una BUONA carabina, dalla precisione "Accettabile" per Tutte le cacce, dal capriolo al cervo da 100 a 300 mt. SECONDO ME, Devo ricordare sempre il "secondo me"
E' sufficiente che riesca a piazzare TRE colpi, Magari QUATTRO, ma non DUE, perché Troppe volte ho visto il TERZO uscire dal bersaglio....
in 2 - 3 cm, ovvio secondo il calibro E' chiaro che un 243 "dovrebbe" essere più preciso di un 300 WM, anche se spesso è il contrario. Comunque con un arma che a 100 mt piazzi 3 colpi in 25 mm - 30 mm MAX 3 - 4 cm sopra il centro, sopra il punto mirato, FIDATI, fino a 300 mt di conti ne devi far ben pochi.. A 200 mt praticamente colpisci dove miri, mentre a 300 il calo è ancora "Accettabile" Tenendoti Filo schiena ci stai dento 99 volte su 100.. Con un calibro medio piuttosto teso e con la palla adeguata. Cal. 25 ...115 270...130 7 mm 140 - 150 30... normale 150 - 165 300 mag. 165 - 180 8 mm 180 - 200
Per qualsiasi altra cosa mi trovi sempre qua... M da Marco B x Andrea
25/03/2020 13.09
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Re: Caccia al camoscio Ciao Marco, bella storia, come sempre, ancora di più in questi momenti, che si vive solo di ricordi. Secondo te, una carabina in assetto di caccia, fino a che punto può dirsi precisa? Cioè, fino a quale tipo di rosata la precisione può dirsi accettabile per la caccia, in moa o in mm a cento metri. Grazie Un saluto da Andrea
25/03/2020 12.08
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