Fino a pochissimi anni fa, conservare i trofei degli animali abbattuti era un’usanza prettamente mitteleuropea. da noi praticata esclusivamente sull’arco alpino e in alcune esclusive riserve del Centro Italia, ma ultimamente, grazie alla caccia di Selezione e ad una nuova e più seria cultura venatoria, sono molti quei cacciatori che si sono appassionati alla trofeistica. Oggigiorno si vedono sempre più spesso trofei in “bianco” o naturalizzati in “Cape”, appesi alle pareti delle case dei cacciatori.
Credo vengano conservati principalmente come ricordo delle loro belle avventure, ma anche per testimoniare che sono stati eseguiti dei prelievi corretti. Una volta, invece, i trofei erano considerati soltanto degli arredi per alberghi e ristoranti e qualcuno li acquistava addirittura per abbellire baite e chalet. Se avessimo a disposizione spazio e mezzi (economici!), il massimo sarebbe quello di collezionare tutte le teste dei selvatici naturalizzate dal tassidermista (fino alla spalla, all’americana!) oppure, meglio ancora, preparare gli animali interi, come fanno tanti grandi safaristi (primo tra tutti il dott. Giorgio Barbero). Invece, il più delle volte dobbiamo accontentarci di conservare soltanto i teschi degli ungulati, i crani dei predatori (orso, lupo, lince e volpe) e le zanne dei cinghiali, perchè occupano meno posto e perché costa molto meno prepararli. In un’abitazione moderna, simili oggetti potrebbero sembrare un po’ macabri, così per cercare di abbellirli (ed anche per addolcire le nostre comprensive compagne), il buon gusto impone di montarli su degli scudi di legno.
In commercio di tavole porta trofei non se ne trovano moltissime, ma quelle poche che si riesce a reperire devo dire che sono veramente ben fatte. Purtroppo anche in questo campo la nutritissima schiera degli amanti del “fai da te” si è sbizzarrita a più non posso! Nelle case dei cacciatori di mezza Europa (ma in particolare di quelli italiani!) ho visto di tutto. Trofei di cinghiale legati col fil di ferro a semplici tavolette quadrate di abete e corna di capriolo, daino e cervo “imbullonate” con viti arrugginite su brutte fette di tronco tarlate, su taglieri per salumi, su piatti da polenta e così via. Nell’era del consumismo sfrenato c’è ancora chi per certe determinate cose si ostina a non voler spendere neanche una lira, pardon, neanche un euro! Non ho ancora capito bene cosa prova un cacciatore quando mette un obbrobrio al muro; perché lo fa? Nessuno lo obbliga ad esporre un trofeo preparato male e/o montato peggio.
Chi ha seguito i miei consigli sulla preparazione dei trofei in bianco può anche allentare i cordoni della borsa ed acquistare delle belle tavole su cui montarli. Ho visto degli scudi porta trofei che per quanto sono belli potrebbero benissimo essere attaccati alle pareti da soli come quadri. Esistono dei modelli, sia scolpiti artigianalmente sia pantografati industrialmente, che sono delle vere e proprie piccole opere d’arte. Ne ho visti ed usati ornati con foglie di quercia e ghiande, con stelle alpine e mughetti, con addirittura incise o riportate delle piccole miniature raffiguranti ungulati. Più rare sono le tavole stile bavarese coi bordi verdi, bronzati, dorati ed “invecchiati”, ma anche i modelli più sobri in onesto noce finiti ad olio, in cirmolo, o in altri legni nobili, sono tutti dei begli oggetti. Se affermo che certi scudi costano meno di quel che valgono, potete crederci. La distribuzione e vendita di tavole porta trofei, scudi e crest è un’esclusiva di famosi importatori come la Bignami di Ora e la Jawag di Marengo, ma lo sapevate che molto di recente una nuova ditta è entrata prepotentemente sul mercato con una linea di prodotti validissimi? E’ la Bottega Artigiana dei Fratelli Spaliviero.
Dalla stretta e provvidenziale collaborazione tra Vittorio Cibien (notissimo tecnico faunistico di Treviso) che li ha disegnati, ed i fratelli Spaliviero che li fabbricano e distribuiscono, è iniziata la produzione di una linea di scudi porta trofei che conta oltre dieci modelli, tutti ben proporzionati, adatti a ricevere trofei delle dimensioni di un capriolo e simili fino ad arrivare all’alce, senza tralasciare dei modelli particolari come la tavola porta trofei di muflone caratterizzata dalla staffa a sbalzo.
Non bisogna certo essere degli architetti specializzati in arredamento per interni per capire che ogni trofeo dovrebbe essere montato sul suo scudo specifico. Un trofeo di capriolo sopra una tavola da daino è ridicolo, come lo sarebbe anche il montare delle difese di cinghiale sopra ad uno scudo porta trofei di camoscio! C’è da ammettere che non tutte le armerie vendono delle tavole porta trofei e che non è facile procurarci i modelli che c’interessano. Per fortuna su Internet ci sono alcuni siti dove è possibile acquistare tutto quel che ci occorre: tavole, oggettistica ornamentale (foglie di quercia e ghiande in metallo) e staffe di fissaggio. Insomma: “Volere è potere”. Se siamo intenzionati a conservare i nostri trofei nel rispetto di chi li ha portati e diciamolo pure, con un certo stile, il modo di farlo c’è e tutto sommato non costa neanche molto.
Marco Benecchi