Se dobbiamo dare una rinfrescata ai muri di casa chiamiamo l’imbianchino, se il nostro giardino ha bisogno di una potatura ci rivolgiamo ad un giardiniere e se abbiamo problemi con la macchina la portiamo dal meccanico o dall’elettrauto, ma quando con la benedizione di Diana o di S. Uberto riusciamo finalmente ad abbattere un grosso cinghiale da trofeo, tutti, nessuno escluso, veniamo presi “dal fai da te” e ci trasformiamo subito in aspiranti tassidermisti. Ed è proprio a questo punto che a me viene da ridere, perché, siamo onesti, quanti di noi sono veramente in grado di “estrarre” correttamente coti e difese dal cranio di un bel solengo? L’ultimo giorno di caccia un vecchio “canaio” della mia squadra ha abbattuto un grosso verro con delle zanne meravigliose. Mi offrii di preparargliele io, ma lui indispettito si affrettò a rispondermi: “Ma che scherzi? Così me le rovini. Io metto sottoterra la testa intera e vedrai che tra qualche mese le zanne saranno perfette e senza faticare!!!” Non ho avuto il coraggio di rispondergli, perché di “esperti” come lui purtroppo ne conosco troppi . C’è chi per recuperare il trofeo di un cinghiale lega la testa intera sopra ad un albero e ce la lascia marcire per un anno intero. Mentre altri, dopo essersi lasciati “quasi convincere” a procedere con la bollitura, mettono mandibole e mascelle in un pentolone e le fanno cuocere per un paio di giorni. Cosa gliene importa se poi il trofeo sotterrato o appeso ad un ramo non lo trovano più o se la decomposizione e le intemperie hanno fossilizzato il pregiato avorio, offendendo il nobile animale che lo ha generato?
Il procedimento giusto per preparare un trofeo di cinghiale è farlo bollire e su questo non si discute, ma è un lavoro delicato e quindi è nostro dovere farlo con impegno e con passione, perché il pericolo che le zanne possano danneggiarsi irrimediabilmente è sempre in agguato. Io, per passione e/o per necessità preparo diversi trofei di cinghiale l’anno e, credetemi, del mio modesto lavoro non si è mai lamentato nessuno. Per questo cercherò di descrivervi le semplici operazioni che solitamente svolgo e la pochissima attrezzatura di cui ho bisogno.
Cominciamo dalla testa del cinghiale. Se in casa avete lo spazio adatto per lavorare tranquillamente, al ritorno della battuta portatela via intera, opererete meglio e recupererete così anche alcuni chili d’ottima carne! Altrimenti, quando voi e i vostri amici tratterete le spoglie dei capi abbattuti, tagliate (o fatevi tagliare) il trofeo all’altezza dell’occhio. Non vi impressionate se consiglio un taglio così abbondante, ma ci sono almeno due buoni motivi per cui lo faccio. Primo se il capo è veramente grosso le radici delle difese potrebbero estendersi parecchio all’interno della mandibola; secondo, specialmente se usiamo un’ascia o una roncola, i colpi inferti troppo vicino alle zanne potrebbero scheggiarle.
Sopra un comodo piano da lavoro scuoiate il muso senza preoccuparvi di quanta carne ci rimarrà sopra; poi con la dovuta cautela e con l’ausilio di una piccola accetta (o mannaia) e di un martello (normale o di gomma dura) cercate di ridurre al minimo le porzioni d’osso, dividendo con dei colpi precisi le due coppie di zanne (coti e difese) longitudinalmente. Queste operazioni consentono di eseguire la bollitura in una pentola di piccole dimensioni, e la minore massa ossea, prendendo calore più rapidamente, favorirà meglio la fuoriuscita dei denti dalle loro sedi. Non dimenticate che il segreto per non rovinare il trofeo e per mantenerlo integro nel tempo è lasciarlo “cuocere” il meno possibile. Per evitare separazioni e divorzi, visto il cattivo odore che verrà generato, sarà meglio non procedere con la bollitura nella cucina di casa vostra. Meglio farlo all’aperto, in un garage o in una cantina. Procuratevi una vecchia piastra elettrica e una normale pentola di alluminio che oltre a servirvi egregiamente per preparare il trofeo del cinghiale potranno tornarvi utili anche nel trattare i trofei di altri ungulati fino alla taglia di un daino adulto. Quanto tempo deve bollire un trofeo? Dai 30 ai 45 minuti. Il segnale per toglierlo dal fuoco ve lo darà la poca carne rimasta sulle ossa quando comincerà a staccarsi. A quel punto togliete mandibola e mascella dal fuoco e lasciatele raffreddare a temperatura ambiente, mai sotto un getto d’acqua fredda.
Appena sarà possibile maneggiarle, potrete procedere all’estrazione vera e propria. Se avrete operato bene, con pochissimo sforzo oppure aiutandovi con un cacciavite medio, le coti si sfileranno semplicemente tirandole, mentre per estrarre le difese occorre più cautela. Dovrete spingere sulle punte affilate con un pezzo di legno, facendo molta attenzione a non ferirvi (alcune sono affilate come rasoi) e a non romperle. In questo modo le difese dovrebbero scivolare nell’osso distaccandosi. A quel punto per estrarle sarà sufficiente prenderle con un paio di guanti da lavoro e tirarle indietro con forza. Può capitare che a volte non escano tanto facilmente ed allora è necessario spingerle di nuovo, il più a fondo possibile, e favorire l’estrazione tagliando con il seghetto la mandibola tra i canini e gli incisivi. Con un minimo di attenzione e con poca pratica, tutte le suddette operazioni sono più facili a farsi che a dirsi.
Una volta recuperate intatte tutte e quattro le parti che compongono il trofeo, dovrete rimuovere le radici interne e provvedere alla pulizia finale. Le zanne del cinghiale vanno pulite, ma NON SBIANCATE. E’ sufficiente strofinarle con una semplice spugnetta impregnata di sapone per ottenere un ottimo risultato. Per evitare che col tempo possano fesarsi (specialmente se non avremo operato correttamente), è meglio riempire le parti cave con qualche sostanza particolare. Nel corso degli anni ho usato di tutto: cera fusa, Vinavil, stucco, resina, ma ultimamente mi sono trovato molto bene anche con del normale silicone trasparente. E’ incolore, inodore e può essere usato in seguito anche per fissare il trofeo sul suo scudetto di legno (che sia di qualsiasi foggia ma per carità, non tondo, perché è veramente antiestetico) con le foglie di quercia in metallo. Forse più in là cercherò di spiegare a quelli che ancora non lo sanno fare come valutare un trofeo. Per adesso accontentiamoci di guadagnarcelo con onore e di riporlo tra i nostri ricordi più cari.
COME VALUTARE IL TROFEO DEL CINGHIALE
In un precedente articolo mi sono permesso di dare alcuni consigli pratici su come estrarre e preparare il trofeo del cinghiale, ma credo che sia giusto anche descrivere come valutarlo. Che c’é di male se quando lo appenderemo al muro, sopra un bello scudo in legno massello, potremo anche conoscere il suo punteggio e magari abbellirlo con una meritata medaglia? Io conservo gelosamente tutti i trofei di capriolo che ho abbattuto, dai modesti bottoni e puntuti ai belli e regolari “sei punte”, ma non disdegno di conservare anche i trofei di tutti i cinghiali che, in qualche modo, meritano di essere ricordati più di tanti altri. Lo faccio esclusivamente per rendere onore all’animale abbattuto e per mantenere viva un’emozione per me indelebile, indipendentemente dal “punteggio CIC”. Dalle mie parti le macchine dei cacciatori si distinguono da tutte le altre per l’immancabile “zanna” di cinghiale attaccata allo specchietto retrovisore ma, sinceramente, preferisco che i trofei vengano conservati in altro modo e con allegata una piccola scheda in cui siano stati riportati quanti più dati possibili sull’animale, come ad esempio la data e la zona dell’abbattimento, le condizioni meteorologiche, l’arma impiegata, il calibro, il tipo di palla ed anche, perché nò, il punteggio rilevato secondo il sistema internazionale. Queste sono tutte informazioni preziose per una buona gestione della specie e per il nostro bagaglio personale. Una corretta valutazione del trofeo fornisce anche delle precise e preziose informazioni sul selvatico che l’ha portato, come lo stato di salute, lo stato sociale, l’ambiente in cui viveva e la “razza”, visto che, inspiegabilmente, esistono delle zone dove i maschi adulti sviluppano le difese in modo maggiore rispetto ad altri che vivono a pochi chilometri di distanza.
Sul mercato sono facilmente reperibili degli ottimi manuali in lingua italiana che insegnano come misurare correttamente palchi, zanne, pelli e crani di tutta la grossa selvaggina europea ma tutti nessuno escluso, si attengono fedelmente alle direttive elaborate dal CIC, il Consiglio Internazionale della Caccia e della salvaguardia della natura. Tutte le forme di valutazione CIC tengono conto di due fattori fondamentali: le dimensioni del trofeo e la sua bellezza, lo stesso vale anche per valutare correttamente difese e coti del cinghiale. La formula corretta e comunemente usata è la seguente: Lu + La + C + A – D. Lu è la lunghezza delle difese misurata sulla curvatura esterna dalla punta della zanna all’estremità della radice; La è la larghezza delle stesse misurata nella sezione maggiore; C è la circonferenza delle coti sempre misurata nel punto di massimo sviluppo; A sono i punti di aggiunta e D i punti in detrazione. La lunghezza delle difese (Lu) deve essere misurata con un metro in metallo flessibile oppure con uno in plastica telata tipo sartoria, in centimetri approssimati al millimetro e va eseguita su entrambe le zanne; la media tra le due lunghezze moltiplicata per un fattore 1 darà il numero da inserire nella formula. La larghezza (La) deve essere misurata con un calibro ventesimale in millimetri (con approssimazione in decimi). Anche in questo caso, dopo aver ottenuto la media tra le due difese, per ottenere il punteggio esatto dovremo moltiplicarla per il solito coefficiente, ma che in questo caso è 3. Nel calcolo della circonferenza delle coti (C) espressa in centimetri, non si eseguono medie perché il valore del punteggio si ottiene sommando i due valori e moltiplicando il risultato per 1. Le coti (affilatrici) si misurano senza considerare eventuali escrescenze anomale. Come abbiamo già accennato, alle caratteristiche dimensionali del trofeo dobbiamo aggiungere o detrarre dei punti in funzione della sua bellezza. Le aggiunte (A) possono raggiungere un massimo di 5 punti e si calcolano in base al colore ed alla forma. Di solito si danno fino a 3 punti per il colore, la curvatura, l’affilatura e la lunghezza delle zanne e fino a 2 punti per le stesse caratteristiche delle coti. Quando un trofeo è visibilmente molto bello come sviluppo e colorazione, si assegna il massimo punteggio (5) con la semplice motivazione di “trofeo eccezionale”. Credo sia doveroso ricordare che il trofeo del cinghiale, come anche quelli di tutta la grossa selvaggina in generale, va sì ben pulito, ma al fine trofeistico è tassativamente vietato alterarne il colore scurendolo o peggio ancora decolorandolo. Al trofeo del cinghiale si possono detrarre (D) sino a 10 punti per difetti, irregolarità (denti malformati, irregolari, troppo corti o asimmetria delle curvature) o per alterazioni maldestre, come appunto una modifica dell’aspetto estetico o il taglio del bordo delle radici. Nel calcolare le aggiunte e le detrazioni, non sono ammessi i mezzi punti. Un trofeo di cinghiale da 110 a 114,99 punti è medaglia di bronzo, da 115 a 119,99 è medaglia d’argento e da 120 punti in poi è medaglia d’oro. Non crediate che per ottenere “una medaglia” sia necessario recarsi a caccia in Bulgaria, in Ungheria o in Bielorussia, perché anche nel nostro ben amato paese sono stati abbattuti numerosi cinghiali valutati “oro”. Quel che è grave è che forse più di uno di quei fortunati cacciatori non lo sapevano neanche che si erano guadagnati una prestigiosa “medaglia”. Oggi grazie alla costante informazione delle Riviste specializzate e all’interesse delle associazioni venatorie (prima tra tutte l’URCA), i cacciatori di cinghiali, sia veterani sia neofiti, stanno cominciando ad appassionarsi alla valutazione dei trofei e, quando ne hanno l’occasione, li espongono volentieri alle mostre. Questa è una cosa buona e giusta oltre che eticamente corretta, perché in questo modo si onora l’animale abbattuto e se ne valorizza la caccia.
Per concludere voglio fare un esempio pratico su come valutare un trofeo di cinghiale. Se una zanna è lunga 21 cm e l’altra 23 dovremo sommarle poi fare la media e moltiplicare per uno (21 + 23 = 44 : 2 = 22 x 1) per ottenere una Lu = 22 punti. Se le rispettive larghezze sono 28 mm e 29 mm vale lo stesso discorso ma moltiplicato per tre (28 + 29 = 57 : 2 = 28,5 x 3 = 85,5) otterremo una La = 85,5 punti. Ipotizzando che le circonferenze delle coti siano rispettivamente 8,5 cm e 8,9 cm le sommeremo ed il totale lo moltiplicheremo per uno (8,5 + 8,9 x 1 = 17,4), per avere C = 17,4 punti. Visto che il nostro è un bel trofeo gli daremo 4 punti di aggiunte A e nessuna (0) detrazione D. A questo punto possiamo riportare tutti i dati nella formula e calcolare il punteggio giusto: (Lu) 22 + (La) 85,5 + (C)17,4 + (A) 4 – (D) 0 = 128,9 (medaglia d’oro!).
Come vedete misurare un trofeo di cinghiale è abbastanza facile e vi occorreranno pochissimi accessori come un metro, un calibro e, chi avesse la possibilità di reperirla, anche una dima già predisposta per questo genere di misurazioni. Se in futuro vi capiterà di abbattere un bel verro con delle zanne meravigliose, divertitevi a valutare il suo trofeo. Chissà, forse vi riserverà una piacevole quanto inaspettata sorpresa.
Marco Benecchi