Uno spazio che fa angolo tra la piazza e il viale, è il ritrovo di un gruppo di amici. L’agorà di quelli che sono lì da sempre, commentano nella zona.
In maggioranza pensionati, ma anche curiosi, amici degli amici, accompagnatori fissi del cane, perditempo, tifosi di ogni colore, vegetariani veri o falsi, e appassionati della bistecca, continuamente a discutere sulla provenienza, il prezzo e grado di cottura, fino alla scelta del pane: sciocco, salato, casalingo, cotto a legna e integrale.
Insieme a loro, immancabili, gli specialisti del vino, attivi e preparati, che generalmente intervengono in modo discreto, o prudente come dice qualcuno. Il Chianti, per esempio, che fa da apertura per Nebbiolo e Pinot nero, fino alle migliori annate di Brunello e Ornellaia. Arrivati però a questi livelli, c’è una regola non scritta: se viene tirato in ballo un qualcosa di particolare, facciamo il Beaujolais, monceau del ‘91, significa che l’argomento è chiuso e si può parlare d’altro.
Con le crisi per la pandemia, la guerra e i cambiamenti climatici, i diversi gruppi si erano molto assottigliati, in particolare quello dei cacciatori, ormai da tempo definito curiosamente Dipartimento.
Una stranezza mai spiegata, ma è piaciuto il parere di alcuni giovani “dotti”: Non essendo riferibile a un qualcosa di amministrativo o militare, si può pensare a quello universitario, dove sono riunite diverse cattedre a fini didattici. Tutti entusiasti all’inizio, poi molto meno quando gli stessi fenomeni aggiunsero una battuta: “Se fate caso a qualcuno che entra a casaccio su qualsiasi argomento, è di certo un cacciatore”. Abbastanza cialtronesco, ma ne fu preso atto con un commento di gente abituata ad essere ricoperta dei vituperi e turpiloqui degli animalisti, protezionisti, ambientalisti e da tutti gli “isti” della componenti anticaccia, però non ci furono reazioni scomposte, ma commenti, diciamo, moderati, eccettuato uno, malignamente dedicato ad alcuni musicologi nostrali, dilettanti e notoriamente “anti”. Scritto e fatto circolare, risultò piuttosto notevole : “Consapevoli che la caccia è abuso e crudeltà, facciamo notare che se a qualcuno capitasse, per esempio, di ascoltare il - Nessun dorma - di Turandot, o - Lucean le stelle - di Tosca, prendo atto che sono frutto di un ignorantone, insensibile e crudele, che andava a caccia e gozzovigliava con gli amici”.
Considerata quasi una spiritosaggine, è comunque servita come alleggerimento per un brutto periodo.
Poi, lentamente, il Dipartimento ha ricominciato a funzionare, considerando anche argomenti importanti che li riguardano. E’ stato diffuso un dato secondo cui il novanta per cento degli italiani sarebbe d’accordo con l’inserimento in Costituzione degli accordi per la tutela dell’ambiente, degli animali, ecosistemi e biodiversità.
Come ripartenza non c’è male: chiaramente esclusi i propositi abrogazionisti di Brambilla ecc., questi principi non sono mai stati messi in discussione, anzi.
A seguire, come sempre, ci saranno le aperture, le variazioni del clima e del passo della migratoria, dei disagi per la stanziale, della sovrabbondanza degli ungulati in certe zone, dei cinghiali metropolitani, e dei cacciatori. Soprattutto.
Mario Biagioni