“Mio padre ha sempre aspettato il primo di novembre, il giorno dell’apertura della caccia al cinghiale in battuta, come io, da bambino, la fine dell’anno scolastico!” Infatti, fin dalla notte dei tempi, ogni buon “cinghialaio” che si rispetti a fine ottobre comincia a rispolverare e ricontrollare tutta l’attrezzatura necessaria per poter affrontare i fatidici mesi invernali in tranquillità e senza problemi. Non stiamo parlando solo del trinomio Arma, Sistema di Mira, Munizioni, ma anche di tutte quelle attrezzature, diciamo minori, che comunque sono indispensabili al cacciatore moderno. Credo che quest’argomento meriti d’essere rispolverato con frequenza perché troppo spesso a caccia, sbirciando nei capientissimi zaini dei miei vicini di posta, mi è capitato di vedere che contenevano tutto tranne quello che invece serviva veramente. Cominceremo appunto dal ricontrollare proprio lo zaino, se è pronto all’uso e se non ha subito danni durante il periodo di inattività. Dobbiamo ricontrollare se sono in buone condizioni fibbie, cerniere e spallacci, verificare che se non ci siano buchi dovuti a tarme e/o a piccoli roditori, specialmente per chi tiene l’attrezzatura in cantina o nel garage. Poi va controllato se non è stato attaccato da muffe più o meno invadenti che oltre a rovinare l’accessorio potrebbero indurlo d emanare un cattivo odore facilmente avvertibile dai cinghiali. Oggigiorno tutti gli zaini in commercio vantano un eccellente standard qualitativo ma un controllo è sempre meglio farlo.
Quali sono le attrezzature che dovremo ricordarci di metterci dentro? Il gilet arancione, che ormai è diventato obbligatorio in tutta Europa; un buon coltello o meglio addirittura due, uno multiuso con una lama da 100 – 150 mm ed uno simile o più piccolo da usare esclusivamente per tagliare gli alimenti; una minitorcia MagLite; qualche metro di robusta corda “da trasporto” (non occorrono né maniglioni né carrucole, ganci o moschettoni, perché di solito a caccia di cinghiali si è in tanti e una mano la danno, o almeno dovrebbero darla, un po’ tutti per smacchiare gli animali abbattuti!); qualche metro di cordino di sezione minore, che potrebbe tornarci utile per legare i cani che spessissimo rimangono ad azzannare i capi abbattuti o che a volte possiamo trovare lungo la strada al rientro; un paio di sacchetti di nylon; un attrezzino multiuso “Leatherman”; una bottiglietta d’acqua (indipendentemente se avremo dietro il pranzo intero oppure la sola colazione); un piccolo kit di pronto soccorso composto da qualche cerotto, alcune bende imbevute di disinfettante, aspirine e compresse cortisoniche tipo Bentelan, per chi è allergico a qualche pianta o alle punture degli insetti e un paio di guanti in lattice. Se per il giorno dell’Apertura le previsioni minacciano pioggia, sarà bene infilare nello zaino anche un poncho, una T-Shirt ed una camicia di ricambio e non dimentichiamo poi una piccola macchina fotografica per immortalare le nostre conquiste, come un’ape su un fiore o un tramonto maremmano! Alla “posta” occorre anche un Paio di robuste forbici per potare, un pennato o una roncola per pulire le linee di tiro e per preparare un palo per trasportare l’animale abbattuto e che può tornare utile in tante altre occasioni.
Al cacciatore di cinghiali serviranno anche più munizioni di riserva, da trasportare non nelle confezioni originali, ma in comode e pratiche giberne in nylon o Cordura (mai in pelle o in cuoio, perché nonostante la loro innegabile bellezza, il trattamento della concia è molto aggressivo e fa sempre ossidare l’ottone dei bossoli!), pile di ricambio per le ottiche con i reticoli illuminati e i Punti Rossi e l’ormai onnipresente radiolina con microfono-auricolare. Desidero sottolineare che non ho assolutamente nessuna simpatia per gli zaini stile “pescatore”, quelli che hanno incorporati degli orrendi sgabelli metallici e magari anche dei contenitore per i vermi, ma un minuscolo sgabellino a treppiede in metallo e tela o in legno e cuoio può essere veramente d’aiuto, specialmente quando ci capiterà di stare per un’intera giornata di posta in mezzo ad un campo aperto (dove non esistono né sassi né quant’altro potrebbe aiutarci per improvvisare una rudimentale sedia!) e magari anche semipaludoso. Da qualche anno a questa parte ho preso la sana abitudine di mettere nello zaino anche un piccolo binocolo tascabile.
Vi posso garantire che quando vado a caccia di cinghiali “in libera”, anche in battuta, un buon “binocolino” (max 8 ingrandimenti) può tornare utilissimo. Può servire ad esempio per cercare i cani che ancora non sono rientrati al crepuscolo, per controllare in lontananza se ci sono persone o case nella direzione dove potremmo tirare, per verificare se quel “puntino nero” che vediamo camminare tranquillamente sull’altro versante del monte che stiamo battendo è un cinghiale oppure no, e per tanto altro ancora. I “Pocket”, se di buona marca, sono accessori ottici molto utili e versatili e portarseli dietro non costa nessuna fatica, visto che hanno peso ed ingombri quasi inesistenti. I capi di abbigliamento varieranno sicuramente secondo la zona ed anche in funzione del clima. Mi è capitato di cacciare in novembre ancora con gilet e camicia come in ottobre con la giacca pesante. Un occhio particolare dovrebbe essere sempre rivolto alle calzature. Io molto spesso, scherzando ma non troppo, amo ripetere che il buon cacciatore si riconosce da quante paia di scarponcini consuma l’anno! E con questo ho detto tutto..
Ho sempre ritenuto gli scarponi come una delle attrezzature primarie del cacciatore fin dalla notte dei tempi. Un vecchio proverbio indiano dice che l’uomo deve avere una grande cura del suo corpo e in particolare delle mani perché gli servono per scoccare le frecce e quindi per difendersi e procurarsi da mangiare, ma ancora maggiormente per i piedi perché gli occorrono per scappare. Nella caccia al cinghiale in battuta dobbiamo essere molto attenti a quando abbiamo ingrassato l’ultima volta la pelle dei nostri scarponcini perché i più diffusi grassi siliconici o quelli di foca, pur ottimi per lo scopo, non sono certo benvenuti nei nostri boschi come emanazioni! Conosco degli amici che proprio per non inquinare le zone di caccia con odori anomali ungono le loro calzature con del grasso di maiale o di cinghiale. L’importante è non fare queste operazioni alla vigilia di un’importante battuta. Per lo stesso motivo non è auspicabile mettersi un completo giacca-pantaloni fresco di lavaggio appena preso dall’armadio. Anche se di solito si cerca sempre di piazzare le poste controvento, aiutarci con pochi, piccoli accorgimenti non guasta mai. Non dimentichiamo che il cinghiale è forse l’ungulato con tutti i sensi molto sviluppati e che nei secoli ha contratto verso l’uomo un’avversione primordiale.
Marco Benecchi