In Veneto alcuni proprietari di terreni di spirito animalista-anticaccia hanno avanzato richiesta a che nei loro terreni non si debba e possa cacciare; ed hanno certamente ragione in senso liberal-democratico. Peccato che la richiesta si scontri con quanto stabilito dal Codice civile e dalle leggi in materia di caccia; per cui fino a che non si modificano è vano accampare questo diritto (che per ora, diritto ancora non è).
Ma non solo, peccato che la stessa richiesta, in senso inverso la possono avanzare i proprietari terrieri (specie i grandi) favorevoli alla caccia, i quali pretendono che sia un loro diritto poter disporre, sulle loro proprietà, della fauna e quindi di potervi liberamente cacciare e impedire agli altri di farlo: volontà che gli anticaccia hanno sempre contestato. Ma, allora, cosa si pretende: la dittatura degli anticaccia? O la liberal-democrazia dei cacciatori? Perché se dovesse essere accolta la legittima proposta degli anticaccia, ovvio che si debba accogliere anche quella dei cacciatori che richiedono il contrario; ma non solo, verrebbe anche giustamente messa in dubbio la correttezza democratica del divieto di caccia sui terreni privati nelle aree protette. Perché, qualora per soddisfare le due richieste si giungesse ad emendare non tanto la legge quanto il Codice civile che stabilisce che la selvaggina è bene indisponibile dello Stato, bensì dei proprietari dei suoli, ovvio che ognuno posa decidere di farne ciò che vuole.
Quindi, democrazia non a senso unico, ma a due sensi: ovvero, se vale per gli uni il NO deve valere per gli altri il SI! Ma lo accetteranno mai gli anticaccia tanto sensibili ad uno stato totalitarista a senso unico – il loro – in merito alla fauna? Allora, proprio per evitare il marasma che si verrebbe a creare, alla fin fine forse per loro è meglio che tutto resti com’è. Oppure, che si ponga la condizione di una tassa equivalente a quella dei cacciatori per quei proprietari che volessero assicurarsi il divieto di caccia sui propri terreni (e di indicarne i confini). Questo, ovvio, se si vuole rispettare le regole di una liberal-democrazia. Perché, quale che sia, una decisione a senso unico sarebbe lesiva del concetto di libertà individuale dei cittadini.
Franco Zunino
(AIW Associazione Itaiana per la Wilderness)