Tanti anni fa scrissi un articolo intitolandolo: “Ad ognuno il suo”. Questa frase me la ispirò un vecchio detto irlandese che stava a significare, più o meno, che ogni persona ha sempre quel che merita. Quel proverbio l’ho spesso menzionato anche in ambito venatorio, perché nella caccia a palla ho sempre usato e consigliato il calibro giusto, il più adatto per ogni selvatico, cosa che ultimamente in pochi fanno. Perché consigliare e riconsigliare ancora di utilizzare un calibro piuttosto che un altro è una battaglia persa in partenza, specialmente oggi che i neofiti, i neoselecontrollori freschi di abilitazione, sono strasaturi di video e di opinioni social.
Oggigiorno tutti vogliono usare delle carabine camerate in calibri grossi e ridentissimi per tirare molto lungo e per brutalizzare le prede abbattute. Non a caso uno dei vanti più frequenti che “origlio” nei circoli, nei ritrovi, nelle armerie e nei poligoni è: “Dovresti vedere cosa fa il mio cannone ai capi colpiti, li cappotta, li fa ruzzolare, li…devasta!” Ok, va bene, tutto il mondo è paese, ognuno può fare quel che gli pare, è o non è il bello della democrazia? La legge, in particolare, indica il “calibro minimo” da usare, non dà limitazioni per quanto riguarda il massimo.
Infatti, tantissime persone consultate in materia sono state concordi nel ritenere che è sempre meglio abbondare con i calibri e con i pesi di palla, sostenendo che un 9.3 x 62 abbatte meglio di un 308, che un 270 W non potrebbe mai competere con un 300 Weatherby Magnum e così via. Si, certo, come dargli torto, ma il problema è un altro… chi acquista una carabina poi dimentica la cosa più importante: per farci cosa? Si, perché quando un cacciatore si appresta a prendere una carabina dovrebbe avere le idee ben chiare sul suo potenziale e quindi sul suo reale utilizzo sul campo. Recentemente un signore mi ha chiesto un consiglio su che palla usare per cacciare caprioli e camosci col suo 30-378 WM, cosa avrei dovuto rispondergli?
A volte però accade che qualcuno, sicuramente dopo aver avuto qualche brutta esperienza oppure dei rimorsi di coscienza, ha fatto il contrario, mi ha chiesto dei consigli su come “depotenziare” calibri come l’8 x 68 Shuler, il 9,3 x 74 R, il 375 H & H, il 45/70, il 458 WM etc. Un fattore molto importante che pochissimi considerano è la “gestione del calibro” sia al poligono sia durante l’azione di caccia, o più semplicemente di come poi sapranno sopportare il rinculo, abbinato al botto e alla vampa di bocca.
Credetemi, nessuno ci pensa molto quando va ad acquistare un cannoncino portatile, invece può diventare davvero un problemino rognoso da risolvere. Purtroppo, vuoi per il tempo, vuoi per le reali capacità di un cacciatore “medio” di sapersi tarare l’arma da solo, spesso si acquistano dei kit : carabina, attacchi, ottica, munizioni già assemblati dall’armiere. Questo secondo me è un grossissimo sbaglio, perché si fa presto a scegliere accessori e attrezzature acquistate al volo in una armeria o peggio ancora in rete e/o sulla carta, perché poi la realtà può essere ben diversa sul campo.
Come ho già sostenuto in tantissime occasioni, non sono mai stato un fautore della munizione “tuttofare”, preferisco utilizzare per la caccia ad ogni singolo selvatico (o piccolo gruppo di selvatici!) il quadrinomio: arma, ottica, calibro, munizione giusto. Intendiamoci bene, non mi permetterei mai di criticare chi caccia i caprioli con il 300 Weatherby Magnum o con l’8 x 68 Shuler, oppure chi va in battuta con una semiauto in calibro 9,3 x 62, 338 WM e 35 Whelen o con un express da bufali e da elefanti, sono affari loro, ma sinceramente non ne capisco il motivo. “Grosso è bello!”, su questo non si discute, ma quanti sanno che un robusto maschio di capriolo può essere tranquillamente abbattuto con un calibro 5,6 di media potenza e che per fermare il Re della macchia un buon 308 Winchester con palla da 150 grani è più che sufficiente?
Nella caccia a palla, per quanto concerne la scelta del calibro, si tende troppo spesso ad esagerare. Praticamente il contrario di quel che invece si usa fare nella caccia alla piuma, visto che molti cacciatori vorrebbero abbattere colombacci e fagiani con il piombo del nove e del dieci in un calibro 410. Come se usare un grosso calibro rigato o una cartuccia che abbia un maggior numero di pallini potesse essere un aiuto di fondamentale importanza al cacciatore meno esperto. Ok, facciamo così, dimentichiamoci delle scelte personali e dei calibri amati e “purtroppo” utilizzati dai cacciatori italiani, ritorniamo all’argomento quasi sconosciuto in campo venatorio: la gestione del rinculo.
A tutti piacciono le armi leggere, compatte, maneggevoli ed anche camerate in calibri molto potenti, ma poi.. quando si va a sparare al poligono e un pochino meno a caccia, potremmo avere delle grosse sorprese. Un carissimo amico mi ha confidato di colpire sempre nel punto giusto col suo vecchio Steyr cal. 6,5 x 57, mentre non riesce a spiegarsi le brutte rosate al poligono e le tante padelle che fa a caccia col suo Remington calibro 7 mm RM. Ma cominciamo dall’inizio, da cosa succede quando tiriamo il grilletto di un’arma. Il percussore lanciato colpisce l’innesco di una cartuccia ad alte – altissime prestazioni, a quel punto la miscela innescante brucia la polvere contenuta all’interno del bossolo generando una “reazione chimica velocissima”, comunemente chiamata esplosione. Questo fenomeno genera un’ enorme pressione, nell’ordine di 3500 - 3600 BAR, e ovviamente un boato assordante e un rinculo.
Su un’arma configurata più o meno in modo lineare, il contraccolpo va a scaricarsi sulla spalla del cacciatore – tiratore che la imbraccia, generando un fastidio, che può essere lieve oppure fastidiosissimo. Ecco che subentra il grado di sopportazione personale a simili disturbi. Sappiamo sopportare e gestire a dovere questo fenomeno oppure no? Riusciamo a rimanere concentrati sul bersaglio come si deve oppure, involontariamente, chiudiamo gli occhi e contraiamo la spalla nel momento cruciale dello sparo, quando ci accingiamo a stringere il grilletto? Ecco, questa è la domanda che un cacciatore dovrebbe sempre porsi prima di acquistare una carabina camerata in un calibro un “pochino troppo esuberante” per le prede che poi dovrà andare a cacciare nel campetto dietro casa.
In tutta Italia è esplosa la caccia di selezione al cinghiale. Ottimo! Più siamo meglio stiamo. C’è stata una corsa frenetica nelle armerie per comperare delle carabine da utilizzare a questo scopo e volete sapere una cosa? Sono state più vendute armi camerate in calibro 300 Winchester magnum che in 308! Questo è il mondo, ma spesso può capitare d’incontrare al poligono dei neo cinghialai che imprecano brandendo fazzolettini di carta sporchi di sangue per tamponare le sopraciglia tagliate e tumefatte! Esistono dei rimedi? Certo che si, come freni di bocca e ottimi calcioli in gomma e gel speciali, ma il discorso è sempre lo stesso, dobbiamo farci maltrattare dai poderosi rinculi solo quando serve, quando davvero per necessità occorre utilizzare dei grossi calibri molto potenti.
E’ sottinteso che chi dovesse recarsi in Africa per un dispendioso safari ai grandi e pericolosi Big Five dovrà essere armato adeguatamente, ma per le cacce “nostrane”, fidatevi dei consigli degli amici più esperti e di quelli dati da chi di armi se ne intende veramente, non lasciatevi ammaliare dalle energie cinetiche esagerate e dalle velocità stratosferiche… Meditate gente…meditate!
Marco Benecchi