In qualità di “Esperto di armi e di caccia a palla” - più o meno bravo, questo dovreste dirmelo voi.. - la domanda che mi hanno rivolto più spesso è stata senz’altro questa: “Marco, quale è secondo te il miglior calibro, quello ideale per poterci cacciare tutta la selvaggina europea, dal capriolo all’alce? Risponto sempre nello stesso modo da tantissimi anni: “Senza alcun dubbio il 7 mm Remington Magnum!”. Perché in quasi mezzo secolo di caccia intensissima con le carabine posso garantirvi che, con la scelta giusta di palla, il 7 mm RM è ottimo sia per cacciare il piccolo Folletto Rosso sia per abbattere pulitamente il grande re delle foreste nordiche. Infatti con una buona palla da 140 grani non troppo espansiva puoi tirarci i caprioli nella pianura ungherese, mentre semplicemente adottando una palla più robusta da 170 – 175 grani puoi atterrarci un grosso maschio di alce anche da notevole distanza. E’ ovvio che tutti i selvatici che si trovano “nel mezzo” sono pressoché le sue prede d’elezione. Comunque alcuni non sono rimasti troppo soddisfatti della mia risposta, sostenendo che anche il buon 300 Winchester Magnum potrebbe andare bene. A chi dar torto e chi ragione? Vogliamo confrontare insieme le caratteristiche di questi due Mostri Sacri della caccia a palla mondiale e poi trarne le dovute conclusioni?
Al calibro 7 mm Remington Magnum ho dedicato diversi articoli nella mia lunghissima carriera di tester, opinion leader, influencer, giornalista, ma visto che è ancora un calibro molto attuale, scelto da molti cacciatori italiani e che ha diversi sostenitori in tutto il mondo, forse non è male parlarne di nuovo, sicuro di far felice chi già lo usa e lo apprezza da molti anni, come chi ancora non lo conosce ma vorrebbe magari provarlo meglio. Tanto per ricordarvi con che genere di munizione abbiamo a che fare, voglio raccontarvi cosa è successo durante una mia spedizione in British Columbia a caccia di orsi neri. In tre cacciatori abbiamo abbattuto cinque Black Bear, due io con il 338 Winchester Magnum, due il mio amico Pietro con il 9,3 x 62 ed un orso l’ha preso Paolo, il terzo componente della nostra bella comitiva, con il suo micidiale 7 mm Remington Magnum! Ci credereste se vi dicessi che l’unico orso ad essere caduto sul posto “fulminato” è stato proprio quello abbattuto da Paolo? I miei due Black Bear, come quelli presi da Pietro, anche se sono stati magistralmente colpiti in cassa, hanno percorso tutti dai venti ai cinquanta metri prima di cadere, mentre il robusto esemplare catturato da Paolo (che comunque ha usato una mia ricarica abbastanza “tosta” con palla Nosler Partition da 160 grani), dopo aver ricevuto il colpo non ha fatto neanche cinque passi. Anche Jones, un vecchio guardiacaccia sloveno, che è stato per tanti anni la guida personale del Maresciallo Tito quando andava a caccia di camosci e di stambecchi sulle montagne intorno a Kamnick, una volta mi confidò che per tutte le cacce importanti come all’orso bruno, ai grossi cinghiali e ai cervi, usava il 7 mm Remington Magnum. La più famosa creazione della Remington è quasi mia coetanea. La sua nascita risale infatti al lontano 1962, quindi non è neanche una munizione tanto vecchia, se consideriamo che impianti balistici ben più moderni e prestanti, assemblati con bossoli più corti (7 mm SAUM, 7 mm WSM) e più lunghi (7 mm STW, 7 mm Remington Ultra Magnum), ne eguagliano ma non ne superano le prestazioni. Come già detto, dovendo acquistare un’arma in calibro sette millimetri con cui poter praticare tutte le cacce europee, ma anche buona parte di quelle africane, americane ed asiatiche, perché mai dovremmo abbandonare lo stracollaudato 7 mm RM per prenderne uno più moderno ma molto meno sperimentato e diffuso? Il 7 mm RM, 7,21 x 63,5 mm, anche se non può vantare la mostruosa gamma di munizioni originali con cui vengono offerti calibri come il 308 e come “Sua Maestà” il 30.06, si trova facilmente in commercio in diversi caricamenti che, oserei dire, per essere di un vero magnum sono anche venduti a prezzi contenuti.
Il 7 mm RM è stato per tantissimi anni l’antiWeatherby per antonomasia, l’unica munizione capace di erogare alte prestazioni, che fosse in grado di competere con le meravigliose creazioni del geniale Mister Roy! Il buon sette americano può sparare palle che vanno dai 100 fino ai 180 grani e riesce a spingerle facilmente sino a velocità variabili dai 3700 ai 2600 piedi al secondo. Per esperienza diretta, perché in rastrelliera ho due carabine camerate in questo bel calibro, ritengo che la scelta ottimale, come al solito, sia sempre nel mezzo della gamma, intorno ai 150 – 160 grani, perché sono le palle che meglio abbinano: velocità, potenza e radenza. Comunque, per chi sentisse il bisogno di usare qualcosa di più leggero, credo che come limite minimo non sia il caso di scendere sotto le 120 grani. Questa granatura può andare bene per un uso insolito per il calibro, come la caccia ai nocivi o per quella al capriolo ed al camoscio a lunghissima distanza. Per questi ultimi sono da preferirsi le 140 - 150 grani che, possedendo un ottimo coefficiente ed un’eccellente densità sezionale, non temono condizioni meteorologiche avverse e all’occorrenza possono dire la loro anche contro stambecchi e cervi. Selvatici, questi, che oltre a raggiungere tranquillamente corporature considerevoli sono anche forti incassatori. C’è da ricordare che una palla da 140 grani tarata a duecentodieci metri, a trecento ha un calo di appena diciassette centimetri. L’uso di palle più pesanti come le 170-177 grani è giustificato per cacciare ai selvatici veramente grossi, come i cervi danubiani in bramito, i cinghiali dell’est Europa in battuta o all’aspetto, l’orso bruno (e quello nero!) alla cerca e al canaio e l’alce in battuta o con il cane. A dimostrare quanto il 7 mm Remington Magnum sia un calibro attualissimo, basta vedere che viene ancora camerato in ogni tipo di arma: semiautomatica, ad otturatore, a blocco cadente e persino monocanna basculante. E chissà se qualche bontempone si sia fatto costruire a nostra insaputa da qualche bravo ma stravagante artigiano di Ferlach o di Gardone anche un express nel potente, equilibrato e soprattutto costante sette millimetri in oggetto. Mi risulta che l’unico che sia riuscito a fare un sovrapposto Bergastutzen, con due canne rigate camerate in calibri diversi, in 7 mm RM – 375 H & H Magnum, sia stato il grande Pierino Zanardini! Purtroppo anche il 7 mm RM, come tutte i calibri appartenenti alla stessa categoria, per esprimersi al meglio deve essere usato in canne lunghe almeno 610 millimetri, quindi in armi abbastanza ingombranti e pesanti. Non è certo un calibro da signorine e per spararlo veramente bene necessita di una certa pratica. Tutto sommato il 7 mm Remington Magnum è e rimane una delle migliori munizioni mai progettate, veramente adatta ad ogni situazione.
Il 300 Winchester Magnum deriva dall’inglese 300 Holland & Holland e fu presentato nel 1963 camerato nella mitica Winchester modello 70 “The Rifleman’s Rifle”, una delle carabine più famose e diffuse in tutto il mondo. Il successo fu immediato, non tanto per le suo ottime caratteristiche balistico - terminali, quanto per il perfetto connubio arma- munizione. Ai cacciatori americani, ma anche a quelli nel resto del mondo, fu offerta la possibilità di poter acquistare una combinazione molto valida e al contempo estremamente economica, se confrontata con i prezzi dei Weatherby, degli Holland & Holland e dei Custom europiei. Chi era affascinato dai calibri .30 ad alta intensità trovò nel 300 WM e nella Winchester 70 la soluzione ai propri desideri. Per usare un termine attuale, il 300 WM potrebbe essere definito come un calibro “polivalente” perché il suo campo di utilizzo è quasi illimitato. Con esso puoi praticare la caccia a tutta la selvaggina del globo, con la sola esclusione del bufalo cafro e dei pachidermi, che comunque in diverse occasioni sono stati abbattuti entrambi ed in modo pulito utilizzando delle palle blindate da 220 grani.
Per avere un’idea sulle prestazioni in gioco, basti vedere nel dettaglio una cartuccia commerciale con palla da 180 grani. Essa raggiunge con facilità i 950 metri al secondo, erogando 3800 Joule di energia con una pressione massima dei gas di 3900 Atm! Tarando un’ arma a duecento metri, il calo della palla a trecento non supera i quindici - diciotto centimetri. Queste caratteristiche si commentano da sole e permettono al cacciatore giramondo di affrontare senza problemi qualsiasi tipo di caccia e a tutte le distanze eticamente ammissibili. Il 300 WM, come tutti i calibri .308, può essere caricato con una gamma di palle pressoché infinita. I pesi canonici con i quali è reperibile in armeria vanno dalle 150 alle 220 grani, mentre con la ricarica potremmo partire dalle 110 fino ad arrivare alle 250 grani. Con qualsiasi tipo di caricamento originale, sulle confezioni di alcune note Marche di munizioni viene sempre riportata la sigla:For Large Heavy Game!
Le palle da 150 grani ad espansione controllata sono sufficienti ad abbattere selvatici di media mole a lunghissima distanza, robusti come i cervi Mule Deer, le Antilocapre e le medie antilopi africane. Per le grosse capre asiatiche e i maggiori cervidi sono da preferirsi palle di peso superiore come le 165-180 grani. Le palle da 185-190 grani rappresentano il migliore compromesso tra velocità, sempre superiore ai 900 m/s, energia e radenza. A secondo della struttura svolgono qualsiasi lavoro venga loro richiesto di fare, con poche eccezioni. L’uso di palle più pesanti come le: 200, 220 e 250 grani, se particolarmente dure, ma di certo non blindate FMJ, consentono l’abbattimento di animali veramente grossi e robusti anche a pelle dura, come il wapiti, l’eland, i grossi felini, l’alce siberiana, gli orsi bianchi, Kodiak e della Kamchacta ed anche i bufali nani ed equinoziali. La palla da 165 grani, oserei definirla “Europea”, perché a mio avviso rappresenta un’ottima soluzione per la caccia a tutta la selvaggina del Vecchio Continente. In molte occasioni si è persino dimostrata più letale di quelle da 180 grani, che a volte hanno una spiccata tendenza a trapassare troppo facilmente gli animali di media mole.
Col 300 WM ho abbattuto grossi daini, cinghiali, cervi, orsi e alci, costatando che buona parte dell’energia posseduta da questo bel calibro è stata quasi sprecata, perchè gli stessi selvatici avrei potuto abbatterli tranquillamente anche con dei calibri più “modesti” come il 308 o il 30.06. Detto ciò, è evidente che il 300 WM ha un campo di utilizzo REALE piuttosto limitato in Italia, e non venite a dirmi che è idoneo per tirare ai cervi a 400 metri di distanza, che c’è chi li abbatte con il 257 WM o con il 270 Winchester!! Chi intende utilizzarlo per la caccia al cinghiale deve scegliere attentamente il tipo di palla impiegata perché, strano a dirsi, a dispetto della sua potenza, non sempre è in grado di fermare l’animale sul posto, specialmente in battuta, per la sua spiccata tendenza di fare…passata. Per questa caccia specifica, le migliori prestazioni si ottengono impiegando palle di ottima fattura che abbiano una rapida espansione ma che allo stesso tempo mantengano anche una buona massa.
Vorrei ricordare che, quando la Browning FN immise sul mercato le BAR (Browning Automatic Rifle)in calibro 338 WM e 300 WM., lo fece per soddisfare i cacciatori professionisti Nordamericani e Canadesi che desideravano un’arma semiautomatica da poter usare nella caccia ai grandi e pericolosi selvatici del Grande Nord. Non credo che immaginassero di vederle un giorno utilizzate contro selvatici di sessanta chili tirati a meno di venti metri. Oggigiorno, frequentando le squadre di “Cinghialai”, ho notato che su dieci “Carabinieri”, almeno la metà di loro sono armati con dei mostri di potenza. Domandando il motivo delle loro scelte, ho sempre ottenuto risposte vaghe ed elusive. Soltanto qualche anno fa, un cacciatore mi confidò che se alla posta non imbracciava un 300 WM non si sentiva tranquillo, neanche temesse che da un momento all’altro una canizza gli avrebbe mandato addosso una tigre del Bengala mangiatrice di uomini!!
Comunque, balisticamente parlando, potremmo quasi affermare che il 300 WM ha soltanto pregi e nessun difetto, ma purtroppo non è così. Per esprimersi al meglio necessita di canne molto lunghe (24”- 26”) ed ingombranti; è camerato in armi pesanti e poco maneggevoli; ha un rinculo sostenuto, una vistosa vampata alla bocca e un boato assordante. In un poligono lo senti subito se stanno usando quel calibro, inoltre non dobbiamo dimenticare che, se usato contro selvatici a pelle tenera, ha un eccessivo effetto distruttivo sui tessuti. Recentemente anche in campo militare è stato oggetto di studi e ricerche. I primi ad adottarlo come calibro per le loro armi da tiratori scelti sono stati i tedeschi ed in seguito molti altri eserciti hanno seguito il loro esempio. Oggi il 300 WM, insieme al 308 W -7,62 Nato e al 338 Lapua Magnum, è il calibro che ha monopolizzato l’impiego in armi “Snipers” per il tiro di precisione a lunga distanza.
Oltre alle carabine ad otturatore, a quelle semiautomatiche e a quelle con chiusura a blocco cadente, esistono anche dei rari Kipplauf e degli ancor più rari Express in questo calibro. A mio parere ciò dimostra senz’altro la sua grande popolarità e diffusione. Degno di nota è il prezzo contenuto delle cartucce calibro 300 WM. Se non si è particolarmente esigenti, esistono certe munizioni che costano meno di quello che valgono. Chi invece è alla ricerca di qualcosa di speciale, come al solito, deve ricorrere alla ricarica. Al 300 WM è sempre stata criticata l’esigua lunghezza del suo colletto (come a quasi tutti i calibri Magnum, con l’esclusione di quelli Weatherby), ma tutto sommato non credo che nessuno abbia mai avuto dei problemi e, a quanto mi risulta, si è sempre comportato bene con qualsiasi tipo e peso di palla. Le dimensioni del bossolo sono state accuratamente studiate per consentire la massima capienza possibile, pur mantenendo la lunghezza complessiva entro limiti ragionevoli, che vanno a favore di azioni e serbatoi più compatti. Il 300 Winchester è il Magnum per eccellenza. Le migliori prestazioni si ottengono usando polveri molto progressive a lenta combustione. La scelta del tipo di palla dipenderà dall’uso che vorremo farne, seguendo la logica che impone di aumentare il peso e la robustezza della palla con l’aumentare delle dimensioni e della resistenza del selvatico.
Riepilogando, possiamo affermare che il 300 Winchester Magnum è il più equilibrato e il più diffuso dei calibri .300 ad alta intensità tuttora in commercio. A distanza di circa sessant’anni dalla sua nascita non credo che munizioni più moderne e prestanti riusciranno ad offuscarne il successo. Ed eccoci arrivati alla fine della nostra sfida, a chi è il vincitore…
Per la caccia alla grossa selvaggina italiana, ma potremmo anche includere anche quella Europa, metterei sul gradino più del podio al 7 mm RM, perché personalmente la ritengo una munizione più tranquilla, più equilibrata, più gestibile, più polivalente e sicuramente anche più economica. Mentre se nei nostri progetti futuri prevediamo anche avventure molto impegnative (non a caso io uso il 300 WM per tutte le cacce all’estero!) sulle aspre montagne asiatiche e/o del Nord America, allora il 300 ha sicuramente una marcia in più, grazie alle sue caratteristiche balistiche e alla possibilità di poter montare palle di peso maggiore e di riuscire a spingerle a velocità eccezionali.
Marco Benecchi