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19/10/2010 

Il 30 settembre 2010 il consiglio direttivo della Wilderness, con voto unanime, mi ha delegato a rappresentare l’associazione in Veneto. L’AIW è una associazione ambientalista riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente la cui filosofia, vecchia di 200 anni, rappresenta per l’Italia ancora una novità in termini di conservazione e salvaguardia del territorio. In America, oltre a collaborare attivamente con i cacciatori ed i pescatori, lavora in sinergia con le altre associazioni ambientaliste e rappresenta il vero fiore all’occhiello dell’ecologismo mondiale. In Italia invece è spesse volte avversata dalle altre organizzazioni in quanto il pensiero che sorregge la filosofia Wilderness, estremamente ben strutturato, completo e ricco di argomentazioni ragionevoli, stride con gli enormi interessi che ruotano attorno alle zone protette della nostra nazione. La prima cosa che viene in mente a qualsiasi cittadino (figuriamoci agli animalisti) quando sente di parlare di un ambientalista cacciatore è quella di considerare tale binomio, ambientalismo e caccia appunto, un’antitesi, un ossimoro. Non lo è per noi che conosciamo bene la realtà delle cose!

Perché allora sono così convinto che quel binomio sia non solo una formula azzeccata ma addirittura vincente e fondamentale per una corretta salvaguardia della natura e delle attività che si praticano? Due principalmente sono i motivi: Il primo è teorico, il secondo pratico!

Ho spiegato varie volte come l’Italia, caso forse unico nell’occidente, non sia ancora attrezzata di un ambientalismo serio e ragionevole. La tendenza ideologica che sorregge le argomentazioni degli ambientalisti tradizionali punta troppo all’animalismo e così finisce per perdersi in un biocentrismo individualistico che, per cultura d’estrazione, quella urbana, esclude sempre più le attività naturali dell’uomo, arrivando talvolta a considerarlo quale piaga del pianeta. Forse in qualche caso lo è, ma non è certo l’uomo umile che vive con la terra ed in essa vi pratica le sue passioni. Tuttavia la mia visione non è neppure antropocentrica…io non considero, filosoficamente parlando, la vita dell’uomo “superiore” a quella di altri esseri viventi, vegetali compresi. Non penso affatto che l’uomo debba uccidere perché si sente in diritto di farlo in quanto “essere superiore”. Considero semplicemente la “natura”, neutra ed estranea al concetto di bene e male, come un tutt’uno d’eterno ove ognuno recita la sua parte, con il ruolo biologico temporaneo affidatogli nel cerchio della vita; “handicap” tutto umano quello di considerare la morte come fine di un qualcosa e non piuttosto come semplice passaggio ad uno stato diverso all’interno del “cerchio”. Una visione questa che si avvicina molto a quella del biocentrismo olistico e che ritengo appartenere in questi spirituali concetti anche alla Wilderness. Il secondo motivo è pratico: la caccia, pur essendo la passione che più mi coinvolge, non è l’unica attività rurale che pratico. Tutto ciò che ha a che fare con un contatto diretto e “vivo”con la natura mi appartiene e come me, penso la maggior parte dei cacciatori. Ciò significa che in natura noi dobbiamo andarci a fare qualcosa e difficilmente la frequentiamo in uno stato esclusivamente contemplativo come accade al turista. Le attività che pratichiamo (non solo la caccia quindi) ci ritornano benessere interiore, pace, serenità e queste condizioni d’animo ottenute grazie a questi contatti diretti con la natura, non possono che riflettersi positivamente in tutti gli aspetti della vita di un uomo, compreso quello spirituale. La Wilderness, la natura selvaggia, ci appartiene ed è dentro ognuno di noi. Preservare le zone selvagge, la condizione geografica, e le attività naturali, quegli stati d’animo sopradescritti, è un impegno che dobbiamo sentire sempre più forte in noi. Sulle basi di questo movente non c’è quindi da stupirsi se i fondatori delle più grandi associazioni ambientaliste mondiali siano stati proprio dei cacciatori e dei pescatori; associazioni la cui ideologia si è successivamente “inquinata” a seguito di una sempre più crescente cultura ambientalista nata nelle grandi città e quindi sprovvista degli elementi necessari per recepire quell’”energia” scaturente dallo scambio diretto e reciproco natura-uomo. Questo è il concetto di filosofia Wilderness che dobbiamo diffondere, in sinergia con tutte le forze sociali che appartengono al nostro mondo. Diverse altre associazioni ambientaliste stanno perseguendo la strada del “nuovo ambientalismo” ed il “Coordinamento Nazionale per la difesa e la promozione della Cultura Rurale” è riuscito in neanche un anno a far rapportare tra di loro le maggiori componenti sociali che rappresentano la ruralità in Italia. Dobbiamo proseguire su questa strada e portare il nostro impegno ai massimi livelli, con l’aiuto delle associazioni venatorie, tutte, nessuna esclusa, che potrebbero, volendo, e con il minimo sforzo, dimostrare all’Italia ciò che già in parte fanno.
 
Colgo quindi l’occasione per lanciare anch’io da queste pagine la mia proposta di “unità” del mondo venatorio; una proposta un po’ diversa da tutte quelle sentite finora: uniamoci in nome dell’ambiente. La potenzialità per certi versi ancora inespressa delle associazioni venatorie sta nell’ottimo radicamento su tutto il territorio nazionale e sulla partecipazione alle varie attività dei propri associati.

Nei circa 8000 comuni italiani c’è sicuramente la presenza di una o più sezioni facenti capo a qualche associazione venatoria. Si stanno moltiplicano anno dopo anno le giornate ecologiche per la pulizia di boschi, torrenti, pianure e gli artefici sono proprio i cacciatori che dedicano tempo ed impegno in queste attività. Ormai, quasi tutte le sezioni comunali o provinciali si stanno attivando almeno una volta l’anno in una vera e propria attività di volontariato dai risvolti sociali ed ambientali importantissimi ma che purtroppo passa quasi sempre inosservata (a parte qualche raro caso di ritorno d’immagine sulla stampa locale) perché ognuno si sceglie una giornata a caso durante l’anno. Ebbene! Organizziamo una giornata nazionale di pulizia del territorio coinvolgendo tutte le associazioni venatorie e le altre forze sociali interessate all’evento. La “giornata ecologica nazionale” si può organizzare (coinvolgendo anche gli ATC) in un incontro di mezza giornata con i presidenti nazionali perché queste cose noi già le facciamo, ma non le abbiamo mai fatte in un giorno dedicato, con un unico ufficio stampa, con valide persone che si occupano di coordinare il tutto. L’evento non avrebbe precedenti nella storia dell’ecologismo italiano, né paragoni con quelli fatti finora dagli ambientalisti tradizionali. Abbiamo la possibilità di arrivare in ogni comune d’Italia, coinvolgendo il rispettivo sindaco, per ripulire in un sol giorno l’intera Italia.

Dimostreremo che se gli ambientalisti tradizionali sensibilizzano le piazze delle grandi città con gli orsacchiotti (a pagamento), noi ripuliamo l’Italia gratuitamente. In quel giorno non passeranno inosservate le decine di migliaia di persone sparse in tutt’Italia che raccoglieranno tonnellate di rifiuti, escluso ovviamente nei parchi. Interesseremo le associazioni ambientaliste che sono sedute al tavolo della ruralità; chiederemo alle organizzazioni nazionali dei pescatori di occuparsi dei fiumi, agli agricoltori delle loro campagne, ai fungaioli dei loro boschi e così via in un evento nazionale ambientalista senza precedenti…e lo faremo prima dell’apertura della stagione turistica in maniera da dimostrare i veri motivi che spingono a visitare il nostro bellissimo territorio.
Fin da subito offro la mia completa disponibilità.
 
Massimo Zaratin

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8 commenti finora...

Re: Perché, io, cacciatore-ambientalista

Caro Corsico, io sono promotore e convinto sostenitore di qualsiasi persona, associazione od organizzazione che si renda attiva e disponibile a promuovere, divulgare ed applicare quel concetto filosofico ben espresso dalla wilderness così com’è nato tanti tanti anni fa. Non caldeggio una associazione ambientalista perché si dice “favorevole” ai cacciatori…pensa un po’ quanta banalità è condensata in quella affermazione. Io propongo un ambientalismo nel quale si riconoscano le persone che conducono stili di vita vicini alla “ruralità”. Più che per la “pratica” ci si deve unire nei “sentimenti” perché quelli suscitati dalla nostra passione sono identici e umanamente percettibili in molte altre attività che si svolgono a contatto con la natura. Un turista contemplativo non può provare gli stessi sentimenti di un pescatore o di un cacciatore; quelli voglio preservare perché una cultura dai principi e valori diversi dai nostri li vorrebbe eliminare. Se non riusciamo a comprendere questo, vuoi per ignoranza, vuoi per convenienze personali, sarà ben difficile non farci travolgere da quella cultura nata dall’asfalto e dal cemento. Il lato pratico della questione, una volta compresi questi “sottili” ragionamenti, dovrebbe venire da sé. Se finora non siamo riusciti a far comprendere all’opinione pubblica italiana il valore di certi “sentimenti” e l’accettazione degli stessi, significa che abbiamo fallito. Interroghiamoci sui perché!

da massimo zaratin  22/10/2010

Re: Perché, io, cacciatore-ambientalista

Che fanno i Bocchino, o i Nonino, tagliano la testa e la coda e usano il cuore della grappa? Che vorresti dire, allora, che confavi e arcicaccia sarebbe meglio buttarli?

da Bepi  22/10/2010

Re: Perché, io, cacciatore-ambientalista

La giornata del verde pulito la faceva Bana quarant'anni fa, di associazioni ambientaliste non nemiche di cacciatori ce ne sono uno iosa, ad esempio l'ecoclubbe oppure la stessa Fare ambiente di cui Z. è stato promotore. Il problema non è lanciare messaggi, ma avere un seguito e soprattutto darsi da fare sul campo. Ho paura che se non ci s'interroga fin dentro la parte più recondita della nostra pancia, riusciremo in ben poco. Che il movimento per la valorizzazione della cultura rurale, anch'esso calorosamente sostenuto da Zaratin, abbia ottenuto consensi entusiasmanti dal mondo rurale che conta, l'ho ancora da scoprire. Ci sono invece tanti esempi da far conoscere e da ancora meglio sostenere. Esempio sempre di Bana la pluriennale esperienza della settimana della gastronomia, ma anche e soprattutto i tanti tantissimi impegni sul territorio a salvaguiardia della fauna e del patrimonio naturale che i cacciatori da tempo sostengono. Sacrosante le esortazioni a unirsi in un' unica associazione. Era quello che voleva fare la Confavi, ma non mi pare che sia andata bene, C'è la Face, che volere o non volere, raccooglie quattro o cinque associazioni che rappresentano il 70% dei cacciatori associati. Qualcuno vuol farci un pensierino? Penso alle ali estreme del movimento, a ds e a sn. Basta fare come i Bocchino fanno con la grappa.

da corsico  21/10/2010

Re: Perché, io, cacciatore-ambientalista

Ben venga la giornata nazionale per la raccolta rifiuti da parte dei cacciatori, salvo il concetto espresso da Frombo, sempre a disposizione nel caso si realizzi.

da Nato cacciatore  19/10/2010

Re: Perché, io, cacciatore-ambientalista

Proprio un anno fa ho avuto modo di conoscere Zaratin solo telefonicamente. ci siamo visti 2 volte: al convegno al Senato e alla manifestazione a Roma dello scorso 9 marzo. in un anno c’è stato un continuo contatto telefonico: confronto di idee e di opinioni sul mondo venatorio e sul concetto di wilderness e la sua applicazione. ho personalmente caldeggiato il suo ingresso nella “famiglia wilderness”. Massimo non parla solo da cacciatore, parla da sincero conservazionista!
il lavoro è ancora in salita ma con l’aiuto di persone come lui (e tra voi ce ne sono tante) l’AIW riuscirà a salvaguardare i nostri territori incontaminati permettendone anche l’uso ttradizionale.
complimenti per quello che hai scritto Massimo, sono parole che ti vengono dal cuore.
avv. giancarlo d'aniello
coordinatore nazionale AIW

da giancarlo d'aniello  19/10/2010

Re: Perché, io, cacciatore-ambientalista

" le piazze delle grandi città con gli orsacchiotti (a pagamento)," Ti posso testimoniar di peggio: Dove risiedo, l'azienda turistica locale offriva, l'anno scorso, portacenere gratuiti per i fumatori bagnanti, con tanto di stemma del comune. Quest'anno in seno all'azienda non ce n'erano, in compenso li trovavi a pagamento in ogni negozio del paese a due euro l'uno e proprio gli stessi, con tanto di stemmino del comune che li ha regalati! ci sono stati esposti, ma non so come siano finiti. Io non sono fumatore e ritengo che quelle spiagge meravigliose siano anche mie, a pulirle, ovviamente nemmeno mi pongo il problema, ci andrei certamente gratis, non so però cosa potrei dimostrare se poi rimango l'unico attore di questo concetto, mentre le persone direttamente più interessate come chi ha attività incentrate sul turismo, pensa solo a rubarci sopra. Il prossimo anno, se la cosa si ripete, fammi sapere se avrete costituito una sezione di denuncia, invece di perdere il mio tempo con le autorità locali mi rivolgerò a voi.

da Fromboliere  19/10/2010

Re: Perché, io, cacciatore-ambientalista

anch'io disponibile. mi occupo di grafica, comunicazione, caccio e vado per boschi.

da NS BO  19/10/2010

Re: Perché, io, cacciatore-ambientalista

Questa idea mi piace, sono daccordo con lei, sopratutto, perchè mi rendo conto del fatto che abbiamo poca visibilità sul territorio se non all'apertura della stagione venatoria. Sarebbe una delle poche opportunità che ci capitano per dimostrare all'opinione pubblica l'amore che nutriamo per la natura e l'ambiente tutto. Dedicare una giornata a livello nazionale alla pulizia dell'ambiente e magari collaborare, come già avviene in qualche regione alla prevenzione degli incendi è comunque una bella iniziativa, a priscindere che si debba dimostrare qualcosa. Organizziamoci per la prossima primavera, così da avere il tempo di coinvolgere ognuno i propri amici e le proprie associazioni.

da G & P - OR  19/10/2010
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