Nella prosecuzione delle nostre ricerche riguardanti i “concetti chiave” (Key Concepts) depositati da tecnici italiani per individuare le date di risalita degli uccelli migratori in Italia, abbiamo osservato dei fatti curiosi. Ed è così che, dopo aver dimostrato la palese incongruenza di alcuni tra i più dirimenti dati ISPRA, abbiamo deciso di effettuare una ricerca, parallelamente agli amici di ANLC, ma avvalendoci dell’aiuto di altri amici del mondo associativo, giuridico e politico-istituzionale. In particolare le nostre attenzioni sono state attratte da una questione particolarmente delicata: nel documento riguardante i Key Concepts europei, i dati riguardanti l’Italia sono sostenuti, nella versione più recente del 2009 (link: http://ec.europa.eu/environment/nature/conservation/wildbirds/hunting/docs/reprod_intro.pdf ), da diverse pubblicazioni accessibili a tutti, ma, al contrario, per ciò che riguarda la parte più importante, cioè quella riguardante le relazioni tecnico-scientifiche dell’INFS (ora ISPRA) non la si riesce a portare alla pubblica attenzione, proprio in un momento durante il quale la chiarezza sui dati depositati sarebbe necessaria, anzi, fondamentale.
Le relazioni di cui parliamo, mancanti all’appello sono le seguenti:
30 - SPINA F., SERRA L., 2003 - An update of periods of pre-nuptial migration and
reproduction for Annex II species in Italy. INFS, pp: 1-174;
31 - ANDREOTTI A., SERRA L., SPINA F., (a cura di) 2004 - Relazione tecnicoscientifica
sull'individuazione delle decadi riferite all'Italia nel documento "Key Concept
of Article 7(4) of Directive 79/409/EEC". INFS, pp. 1-50.
Nella versione del 2001 (data di stesura dei KC) queste relazioni non erano neppure allegate a supporto dei KC italiani, bensì, vi erano soltanto le pubblicazioni scientifiche ufficiali.
Attraverso una ricerca effettuata dall’amico Luca Stincardini (di ANLC) siamo riusciti a recuperare la stenografia di un’interessante audizione alla Camera risalente all’anno 2003 durante la quale furono ascoltati i prof. Spina e Toso dell’INFS (ora ISPRA).
Il contraddittore presso la Camera dei deputati era l’incaricato relatore delle proposte di modifica della L.N. n° 157 dell’11-02-1992, l’On. Avv. Francesco Onnis.
Poiché gli atti parlamentari sono pubblici, riportiamo i brani salienti dell’audizione.
…”FERNANDO SPINA, Dirigente di ricerca dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica. Per quanto riguarda la questione della chiusura stagionale del prelievo venatorio, si richiama l'articolo 7.4 della direttiva «Uccelli» n. 79/409/CE, il quale afferma che, in particolare per gli uccelli migratori, gli esemplari che siano impegnati in movimenti di ritorno verso le aree di nidificazione non debbono essere soggetti a prelievo venatorio.
Questo aspetto è stato recentemente curato dalla Commissione europea attraverso uno specifico gruppo di lavoro istituito da parte del comitato ORNIS, e a ciascuno Stato membro è stato richiesto di produrre dati relativi, in particolare, ai due periodi sensibili ai sensi della direttiva, rappresentati, l'uno, dalle fasi di nidificazione e di pendenza e, l'altro, dall'inizio della migrazione di ritorno.
Il nostro istituto, anche prima dell'approvazione della legge n. 157 del 1992, aveva effettuato una serie di analisi mirate a descrivere la stagionalità dei movimenti di ritorno dei migratori attraverso il nostro paese. Analisi più dettagliate sono state prodotte in occasione della richiesta avanzata dalla Commissione, nell'ambito dello Scientific working group ORNIS, ed abbiamo prodotto dati relativi all'Italia che sono stati inseriti nel database già citato. Tali dati sono attualmente pubblicati in un documento intititolato Key concepts of article 74, che è possibile scaricare dal sito della Commissione europea.
Il materiale relativo all'Italia è stato sottoposto l'anno scorso ad un esame critico in base ad una relazione tecnica commissionata dal Ministero delle politiche agricole e forestali. Nel dicembre 2002, si è tenuto un incontro, organizzato dalla Commissione, nel quale sono stati discussi i dati già forniti per l'Italia e i nuovi dati che venivano proposti a modifica dei primi. La Commissione, a seguito di questo incontro, non ha ritenuto che fosse necessario - o ammissibile - modificare alcuno dei dati fino a quel momento contenuti nella banca dati ORNIS per quanto riguarda l'inizio dei movimenti di ritorno degli uccelli migratori in Italia. Naturalmente, la Commissione e il comitato ORNIS hanno ribadito la possibilità di discutere eventuali aggiornamenti dei contenuti scientifici di questa banca dati, ove questi si basino su dati scientificamente oggettivati.
Per quanto riguarda l'ultima domanda posta, cioè se siano intervenuti mutamenti tali da far ipotizzare delle modifiche, si tratta di aspetti che, evidentemente, le nostre banche dati consentono di monitorare, ma bisogna anche sottolineare che, a livello di correlazione tra uccelli e clima, esiste un'ampia e recente letteratura scientifica che dimostra come, in molti casi, gli uccelli migratori ed anche i migratori cosiddetti di lungo raggio (cioè i transahariani) ritornino nelle aree di nidificazione molto prima, perché le condizioni climatiche in tali aree sono migliori da questo punto di vista in relazione al riscaldamento globale.
Esistono poi lavori pubblicati sulle più famose riviste scientifiche mondiali, come Nature o Science, nei quali si dimostra, per esempio, un anticipo sensibile della data di deposizione del primo uovo in un ampio spettro di migratori transahariani.
FRANCESCO ONNIS. Ringrazio i rappresentanti dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica per la loro disponibilità e cortesia.
Hanno messo a nostra disposizione i documenti che avevamo richiesto ed hanno risposto in tempi brevi alla mia richiesta che, forse, era un po' sopra le righe e, probabilmente, richiedeva tempi lunghi ai fini della formulazione delle risposte. Sono loro grato per questo; il contributo dell'istituto sarà prezioso, comunque evolveranno i lavori della Commissione e qualunque sarà la volontà legislativa del Parlamento.
Vorrei formulare alcune domande, in quanto la nostra funzione è proprio questa: voi siete qui per fornirci ulteriori elementi di conoscenza e per illuminarci su una tematica e su problemi che non sono semplici, ma certamente coinvolgenti ed anche appassionanti.
Nel corso della precedente seduta, il dottor Spina ha fatto un'affermazione che a mio avviso richiede un approfondimento. A seguito di una richiesta del ministro, il quale - con una lettera che conosciamo - aveva sollecitato un riesame dei tempi del prelievo, in occasione dell'incontro svoltosi a Bruxelles nel dicembre 2002, si era giunti alla conclusione che i tempi già fissati non potevano essere modificati. Lei ha dichiarato, dottor Spina, che non si poteva operare una revisione delle date fornite dall'Italia e riportate nel suddetto documento. Vorrei sapere quando queste date siano state fornite dall'Italia, in quale contesto - ufficiale, immagino - e da chi. Questi elementi di conoscenza ci consentiranno di acquisire ulteriori dati oggettivi, che possono orientarci nella ricerca della strada più giusta per la soluzione del problema in esame.
Inoltre, sia il dottor Spina sia il dottor Toso si sono riferiti ad uno studio svolto dell'Università di Firenze. Il dottor Spina ha affermato che questo studio sarebbe stato commissionato dal ministero. Ho capito bene?
FERNANDO SPINA, Dirigente di ricerca dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica. Sì.
FRANCESCO ONNIS. Si tratta di uno studio ufficialmente richiesto dal Ministero delle politiche agricole e forestali? Vi riferite allo studio elaborato dall'Università di Firenze ed, in particolare, dai professori Paolo Casanova e Anna Memoli?
Vorrei anche sapere se esistano altri studi che confliggano con quello sopra richiamato nell'indicazione delle date; in caso affermativo, quali siano e se tra essi ve ne sia uno (che reputo abbastanza pregevole, anche se si tratta di una mia valutazione, senz'altro opinabile) del dottor Giuseppe Micali, il quale, a quanto mi risulta (vorrei al riguardo una conferma o una smentita), è il componente italiano della FACE.
Dal documento che ci avete consegnato e che, purtroppo, non ho avuto la possibilità di consultare, se non nelle sue parti essenziali, vorrei estrapolare, come esempio, il riferimento alla Sardegna, la regione da cui provengo. In tale regione, il totale delle stazioni di inanellamento sarebbe di 163. Il documento riporta anche l'elencazione anno per anno: 12 nel 1991, 18 nel 1992, e così via. Ciò significa che, alle 12 stazioni del 1991, se ne sono aggiunte 18 nel 1992 e 14 nel 1993?
Vorrei anche sapere se, in questo documento, viene riportata la distribuzione, regione per regione, delle stazioni di inanellamento. I territori delle diverse regioni sono molto vasti, in alcuni casi enormi; quindi, al fine di cogliere le implicazioni interessanti dal punto di vista venatorio ed ambientalista, potrebbe essere utile conoscere in quali parti delle regioni si effettuano gli accertamenti, cioè, in sostanza, dove operano le stazioni di inanellamento.
FERNANDO SPINA, Dirigente di ricerca dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica. Rispondo innanzitutto alle domande da lei poste riguardo all'incontro di Bruxelles e al documento che ne è scaturito.
Con il preventivo consenso della Commissione, ho realizzato una traduzione non ufficiale, nel gennaio 2003, su richiesta del direttore dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica, professor Spagnesi. Il resoconto della Commissione europea afferma che il 28 agosto 2002 il Ministero delle politiche agricole e forestali italiano ha scritto alla medesima Commissione, chiedendo una revisione di alcune date fornite in un documento, denominato Key concepts of article 74, approvato dal Comitato ORNIS nel 2001. In occasione di un incontro presso gli uffici del ministero, a Roma, in data 11 settembre 2002, la rappresentanza della Commissione ha ricevuto copia di una relazione dell'Università degli studi di Firenze, che forniva elementi di supporto tecnico alle proposte fatte nella lettera del 28 agosto. A mio avviso, questo risponde alla domanda se detta relazione sia stata acquisita, da parte del Ministero delle politiche agricole e forestali, dall'Università di Firenze. La relazione di cui parliamo - di cui ho con me una copia - è stata redatta dal professor Casanova e dalla dottoressa Memoli.
Per quanto riguarda i dati italiani nell'ambito della banca dati ORNIS, essi sono stati prodotti nel corso degli anni in cui si è svolta l'attività dello Scientific working group di ORNIS, in merito al ricordato documento, denominato Key concepts of article 74, cioè tra il 1998 ed il 2001. Tale è il contesto nel quale tali dati sono stati prodotti. Sono stati rispettati parametri di metodologia scientifica e agli esperti di ciascuno Stato membro è stato chiesto di presentare i migliori dati possibili a livello nazionale, relativi, in questo caso, all'inizio della migrazione di ritorno degli uccelli attraverso il territorio del loro Stato.
I parametri che dovevano essere seguiti erano molto chiari: ove si trattasse di paesi membri di rilevante estensione geografica, soprattutto dal punto di vista latitudinale, bisognava prendere in considerazione i primi movimenti nelle latitudini più meridionali, escludendo, evidentemente, i dati assolutamente eccezionali. Nel caso in cui, in un determinato Stato membro, fossero transitate sottospecie, o popolazioni diverse di una stessa specie, gli esperti avrebbero dovuto prendere in considerazione i movimenti della prima tra le sottospecie o popolazioni che in quel territorio fossero transitate in migrazione di ritorno. Per l'Italia, io stesso ho raccolto questi dati, essendo stato incaricato dal Ministero dell'ambiente, a suo tempo. I dati, lo ripeto, sono stati prodotti tra il 1998 e il 2001. Comunque, nel documento specifico, vi è una spiegazione del come, perché e quando questo esercizio è stato svolto, contenuta nel preambolo, il quale, quindi, inserisce tale problema nel contesto relativo alle esigenze poste dalla direttiva comunitaria in materia di uccelli.
Relativamente a quanto da me affermato nella precedente seduta, riferisco le conclusioni della Commissione.
Sulla base degli elementi forniti nel documento prodotto dall'Università di Firenze, sia nella sua versione originale sia in quella aggiornata (distribuita in occasione dell'incontro; proprio durante quest'ultimo l'Università di Firenze produsse infatti una nuova versione), come anche delle discussioni svoltesi nel corso dell'incontro, si può concludere - è ciò che afferma la Commissione - che non vi sono nuovi dati scientifici che meritino di determinare, in Italia, una modifica delle date di inizio dei periodi di migrazione prenuziale, né di quelle di termine della riproduzione per le specie di uccelli, di cui all'allegato 2. Questa è la conclusione a cui è giunta la Commissione europea.
In occasione dell'incontro di cui si parla, era presente anche il dottor Micali, che si qualificava come rappresentante della FACE e che non produsse in quell'occasione alcuno studio specifico. In quanto esperto italiano, ho cercato, finché ho potuto e per ciò che sono riuscito a fare, di verificare tutta la bibliografia italiana esistente; attualmente, nell'ambito del documento ORNIS, la bibliografia italiana (potete verificarlo) è una delle più estese a livello europeo. Evidentemente, si tratta di un processo in svolgimento e in continuo, potenziale aggiornamento. La letteratura scientifica viene quindi seguita in tempo reale.
Alla luce di quanto dichiarato dai ricercatori di cui sopra e per evidenti motivi chiarificatori, ci sentiamo in dovere di chiedere alle Associazioni Venatorie, ai Ministeri competenti per materia, ai Politici, di portare alla conoscenza di tutti la documentazione di cui sopra, giacché si parla di ricerche effettuate con spese pubbliche e dal momento in cui i richiedenti di tali ricerche sono pubbliche istituzioni.
In sintesi, noi vorremmo ricevere la seguente documentazione:
1) Copia integrale della documentazione relativa agli studi del dott. Spina poi utilizzata per la stesura dei K.C. italiani. In pratica, la parte strettamente tecnica e non solo le conclusioni finali.
2) Copia integrale della documentazione depositata presso gli uffici competenti di Bruxelles, riguardante i K.C. italiani.
3) Copia integrale delle due relazioni che supportano i K.C. italiani al 2009, anche in base ai dati di riferimento che alleghiamo qui di seguito:
30 - SPINA F., SERRA L., 2003 - An update of periods of pre-nuptial migration and reproduction for Annex II species in Italy. INFS, pp: 1-174;
31 - ANDREOTTI A., SERRA L., SPINA F., (a cura di) 2004 - Relazione tecnicoscientifica sull'individuazione delle decadi riferite all'Italia nel documento "Key Concept
of Article 7(4) of Directive 79/409/EEC". INFS, pp. 1-50
Vorremmo fare osservare che dette relazioni dovrebbero essere presenti, in forma cartacea e, magari, elettronica, anche in Italia (presso i Ministeri dell’Ambiente e dell’Agricoltura Presidenza del Consiglio), oltre che a Bruxelles.
4) Copia del decreto con cui la commissione ministeriale avvallò I dati
proposti dal dott. Spina nel 2001.
5) Copia del verbale della riunione del 10 dicembre 2002 tenutasi presso il ministero dell’agricoltura, dove ( da quanto si evince dall’audizione sopra esposta) alcuni rappresentanti della commissione ORNIS europea bocciarono la richiesta di revisione di alcune date dei KC italiani. Tale richiesta, avallata dal ministero stesso e supportata dagli studi effettuati dal prof. Casanova e dalla Dott.sa Memoli dell’università di Firenze, come appena affermato, fu bocciata, dunque, si chiede copia della motivazione scritta che produsse l’esito negativo e copia della relazione presentata dal prof. Casanova e della Dott.sa Memoli.
Riteniamo che questa <<operazione trasparenza>> avrebbe dovuto essere avviata già da molto tempo. Abbiamo chiesto l’aiuto di una parte del mondo associazionistico ma, ad oggi, nessuna delle associazioni interpellate è riuscita ad ottenere i documenti richiesti (daremo il resoconto degli interpellati solo alla fine della ricerca). A quel punto abbiamo provato a sondare il mondo politico e quello giuridico ed abbiamo iniziato ad ottenere alcune risposte, anche se esse al momento attuale, non sono definitive né hanno prodotto il risultato finale di ottenere la documentazione, sebbene noi siamo fiduciosi. Detto ciò, oltre a dovere manifestare una certa amarezza per le immense difficoltà incontrate nella semplice ricerca di documenti che dovrebbero essere pubblici, dobbiamo, al momento, rilevare le reali difficoltà incontrate nel reperimento degli stessi da parte delle associazioni Venatorie ( o, come affermano molti, di sindacato della categoria).
Concludendo, chiediamo, oltre ai suddetti documenti, un’azione maggiormente concentrata, incisiva e magari risolutiva da parte di tutte le componenti politiche e associazionistiche coinvolte nel mondo venatorio italiano.
Emiliano Amore
Alessandro Cannas
Luca Davide Enna