Come dice il comico Gabriele Cirilli: “ Voglio ritornar bambino”. Peggio per lui, io non sono mai cresciuto!! Quest’anno festeggio i miei primi quarantacinque anni e indovinate un pò cosa ho chiesto a mia moglie per regalo: una statuetta della Wild Track oppure una in legno di cirmolo, di quelle che fa Zeni a Fiera di Primiero, o una scultura in metallo dei fratelli Spaliviero! Ebbene sì, lo ammetto, sto diventando vecchio ed ancora mi piacciono i giocattoli. Dobbiamo però fare una distinzione tra quelli importati dalla Cina e le piccole opere d’arte a soggetto naturalistico – venatorio in polvere di marmo, in legno pregiato o in metallo.
Sono convinto che tutti i cacciatori, nessuno escluso, hanno almeno una spalletta in peltro o in argento con la testa di un ungulato, una baccaccia o un’anatra in volo. Sono anche convinto che in molti conservano in casa dei piccoli oggetti o dei gadges che riproducono in miniatura un cinghiale, un capriolo, un cane oppure hanno dei piatti raffiguranti degli animali selvatici ripresi nel loro ambiente naturale. Quando la passione per la caccia diventa una vera e propria ragione di vita, quegli oggetti acquistano un valore particolare e vederseli addosso, sul ripiano del cammino, della rastrelliera o semplicemente sopra una libreria, è piacevole per gli occhi ma anche per il cuore. Se poi capita di andare a sciare o in vacanza in montagna come si fa rimanere indifferenti girando per le vie di Cavalese, di Canazei, di Corsara o di Ortisei?
Una volta mia moglie ha dovuto minacciare il divorzio se avessi comperato un cinghiale in legno. Come dargli torto, era a grandezza naturale!! Si dice che i collezionisti di francobolli e di farfalle sfruttano la loro passione per attirare in casa le ragazze. Chissà se sarei riuscito ad adescarne una anch’io dicendogli: “Ti piacerebbe venire a casa mia a vedere la mia collezione di caprioli in legno?” Scherzi a parte, l’oggettistica venatoria è veramente bella e sicuramente sui nostri mobili e nelle nostre vetrine fa più figura di una sfilza di macchinine d’epoca fatte in Korea. Il problema è che l’oggettistica veramente “seria” costa un occhio della testa e noi semplici mortali possiamo permetterci non più di un pezzo o due l’anno. Potrei scrivere delle pagine intere per cercare di descrivere il motivo che ci spinge ad acquistare quelle opere d’arti in miniatura, ma tanto sono convinto che può capirmi soltanto chi ha contratto la mia stessa passione.
Diversi anni fa una ditta inglese, la Wild Track Sculptures fron Scotland, lanciò sul mercato una serie di statuine in ceramica e polvere di marmo che definirle belle sarebbe stato come bestemmiare. Ma i modelli più belli costavano quanto una carabina usata! Purtroppo la loro produzione si è inspiegabilmente arenata e per reperire ancora qualche buon pezzo ci si deve arrabattare. Da parecchi anni a questa parte tutte le volte che preparavo il budget, in previsione della mia visita all’Exa di Brescia, non dimenticavo mai di includere nelle spese “eventuali” almeno una delle preziose statuette. Nel corso degli anni ne ho collezionate parecchie, ma non tutte quelle che avrei voluto.
Ci siete mai stati in Val di Fassa? Avete mai visitato il laboratorio di un maestro incisore del legno? Se avrete l’occasione di andarci, seguite il mio consiglio: lasciate il portafoglio in albergo! A veder lavorare degli scultori come Nones di Cavalese o Silvano Zeni di Fiera di Primiero ti viene la voglia di rapirli e di portarteli a casa per farli lavorare soltanto per te stesso. Io possiedo diverse statuine in legno raffiguranti: cinghiali, caprioli, camosci, cervi e stambecchi, ma quando girando per la sala trofei i miei occhi incontrano quelli del “bracconiere” (costruito da Silvano Zeni ma magistralmente dipinto dal magico Roby Bianchi), mi viene quasi voglia di scambiarci due parole!
L’oggettistica venatoria è anche fatta di soprammobili più o meno fantasiosi (come i portapenne a zampa di cinghiale), posacenere, apribottiglie, fermacarte, portachiavi, spille, fermacravatta, portasoldi e tant’altro ancora. Quelle cose hanno un fascino particolare, che le le fa piacere più di ogni altro oggetto simile. Non è forse vero che, entrando in un negozio di souvenir altoatesino, vedi che anche i giovani e le signore anziane comprano i boccali di birra con sopra raffigurato un cervo piuttosto di uno con un paesaggio alpino? Stessa cosa quando acquistiamo un “cravattino” tirolese, perché se ne vendono di più con la testa del camoscio e del capriolo di quelli con la stella alpina? Riempiamo i lunotti delle nostre macchine con gli adesivi delle associazioni venatorie perché ci sono raffigurate le teste dei cinghiali e dei cervi e chissà cosa saremmo capaci di attaccare dentro casa se le nostre mogli ce lo concedessero! Rabbitti fa delle sculture da sogno, i fratelli Baragli e Spaliviero sono dei veri e propri raffinati orafi, la ditta Dassa importa ancora qualcosa di bello persino dall’America ed i maestri scultori trentini per fortuna creano anche dei pezzi alti pochi centimetri alla portata di tutti. Quindi, per gli amanti dell’oggettistica venatoria ce n’è proprio per tutti i portafogli. Mi moglie mi accusa di essere come Peter Pan, di non voler crescere, perché con l’età che mi ritrovo gioco ancora con i caprioli di legno, ma che ne sa lei di caprioli? A noi piacciono tutti, da quelli di legno a quelli in carne ed ossa e con un bel trofeo in testa! Prima che mi venga qualche sindrome strana desidererei sapere se sono il solo ad essere così, o se sono uno dei tanti appassionati che si accontentano di possedere delle piccole cose ma estremamente belle.
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