Per incominciare, il Cesio 137 e' stato riscontrato "casualmente" (come dicono alcune fonti stampa) durante dei controlli per la trichinella. Gli stessi campioni "avanzati" conferiti dai cacciatori (per questo si parla di lingua e diaframma) sono stati utilizzati per valutare i risultati della presenza di sostanze radioattive negli alimenti come suggerito dall'Europa.
Casualmente sono stati presi 27 campioni dagli oltre 100 capi sottoposti all'esame della trichinella, di questi 10 presentavano livelli oltre il limite tollerabile. Quindi sono stati spediti in Puglia al centro di referenza nazionale per accertare con un altro metodo tali valori (9 sono risultati oltre la soglia, uno no). Per maggior sicurezza sono stati fatti analizzare anche gli altri campioni rimasti nel centro zooprofilattico di Vercelli (tra qualche giorno si avranno i risultati).
Cos'e' il cesio 137? Questo isotopo per il suo peso molecolare e' tipico delle fusioni nucleari. Poiche' non si sono registrate (l'Arpa ha un monitoraggio costante) dispersioni nell'ambiente di tale elemento in quelle zone ad esclusione dopo quella del 1986 di Chernobyl, si ipotizza che tutto sia dovuto alla ricaduta nel tempo conseguente a tale avvenimento. Questo sarebbe possibile poiche' in queste aree dell'arco alpino (come in aree dell'Astigiano e delle Langhe, ma anche in altre regioni e nazioni) furono colpite circa 27 anni fa' dal fall-out di Chernobyl, cioe' le condizioni climatiche presenti allora trasportarono la "nube radioattiva" e (poiche' in queste zone pedemontane pioveva) queste sostanze radioattive ricaddettero sul terreno. Questa contaminazione e' cosa nota gia' da anni e periodicamente/costantemente vengono eseguiti monitoraggi fatti dall'ARPA sulla situazione "radiazioni". Pur se possa sembrare strano a distanza di cosi tanto tempo, si hanno ancora delle concentrazioni di questi inquinanti radioattivi dati dagli effetti di Chernobyl. Sapere che l'emivita del cesio 137 e' di 30 anni, non significa che i suoi effetti scompaiano in tale periodo ma che la quantita' di questo elemento (perche' si stabilizza) si riduce alla meta' di quella iniziale. Inoltre nell'ambiente possono esserci minori quantita' poiche' gli esseri viventi l'assorbono oppure le sostanze vengono "segregate" in forme diverse non assorbibili o ancora essere soggetti a dilavamenti (il cesio e' molto solubile in acqua) che causano spostamenti e accumuli in zone diverse da quelle originarie.
Ritrovare valori elevati in carni di cinghiali di Cesio 137 ha fatto "scattare misure straordinarie di controllo" per capire le cause plausibili.E' stato "un campanello di allarme" per capire cosa sia realmente (o molto probabilmente) successo nella zona e che conseguenze possano insorgere. Cio' ha portato ad intensificare i controlli anche su: suoli, acque, funghi, vegetali (soprattutto per quanto riguarda i frutti di bosco), animali (soprattutto selvaggina) e alimenti prodotti (latte, formaggi e miele). Sembrerebbe che questi controlli vengano estesi anche ad altre zone dell'arco alpino coinvolte dal fall-out di Chernobyl (come la zona delle Langhe e la provincia di Asti).
I "cinghiali radioattivi" hanno funzionato da "specie-spia" di una situazione ambientale poiche' sono per loro indone "buoni accumulatori di cesio 137":
- con il loro grufolare "assumono" quello presente nel terreno (semprerebbe sia concentrato nei primi 10-15 cm nel terreno).
- si nutrono di funghi (alimenti che concentrano assorbendo le sostanze radioattive e tossiche presenti nel terreno).
- sono sottoposti a controlli sanitari per l'edibilita' della carne.
- vivono allo stato brado vagando (anche notevolmente) nei territori e si nutrono un po' di tutto.
- sono onnivori per cui "accumulano" le sostanze radioattive presenti sia su vegetali che negli animali.
Probabilmente se anziche' analizzare la carne di cinghiale si fossero analizzate altre sostanze legate al territorio contaminato avremmo ottenuto valori elevati di Cesio 137 rispetto ad ambienti meno coinvolti dagli effetti di Chernobyl.
Una questione importante da affrontare sono le conseguenze date dall'assorbimento del cesio 137. Tale sostanza ha un comportamento simile al potassio. Una volta assorbito nell'organismo animale tende a distribuirsi in modo piu' o meno uniforme: concentrandosi soprattutto nei muscoli e nel cuore mentre è poco presente nelle ossa. Si calcola che possiede un'emivita biologica (cioe' nel corpo una volta assorbito dimezza la sua concentrazione perche' viene escreto) di circa 70 giorni. Inoltre per facilitare l'espulsione dall'organismo (in caso di ingestioni accidentali elevate) si puo' assumere il blu di persia (si lega in modo specifico al cesio).
Assumere quantita' piccole e limitate di carni con cesio 137 non causerebbe un grosso problema di salute. Comunque la carne con livelli elevati dovrebbe essere stata bloccata grazie alla rintracciabilita' ed eliminata; anche se fosse stata consumata non dovrebbe generare gravi conseguenze poiche' in genere si assume in piccole quantita' (qualche etto) in maniera dilazionata nel tempo. Si avrebbero maggiori rischi se le "fonti di assorbimento" di questo isotopo fossero variegate (carni, funghi, vegetali, prodotti derivati) e ingerite per lunghi periodi. In questo ultimo caso si avrebbero rischi di malattie o danni da radiazioni che si potrebbero manifestare.
E' quasi piu' importante sapere qual è la "diffusione" del cesio 137 nelle varie sostanze rispetto a sapere che si sono trovati 9 "cinghiali radiattivi" con alti valori su 27 capi analizzati (cioe' uno su tre). Sarebbe importante riuscire a capire anche dove sono le zone "altamente inquinate" per circoscriverle e informare (senza scatenare panici mediatici) la popolazione e i cittadini. Servono chiarimenti e non blocchi o proibizioni sul consumo, non bisogna in alcun modo diffondere panico inutile o informazioni non veritiere che potrebbero essere piu' dannose del rischio principale.
Laura Tolbar