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28/08/2013 

L’ALLEVAMENTO IN CATTIVITA’ PATRIMONIO GENETICO INSOSTITUIBILE

PER LA CONSERVAZIONE DELLE SPECIE SELVATICHE
 

Dopo avere letto la presa di posizione della LIPU in riferimento alla raccolta di firme per l’abolizione dell’uso dei richiami vivi sia di cattura che provenienti d’allevamento queste le prime considerazioni al riguardo. Come già si sapeva le indicazioni dall’Europa ci porteranno progressivamente all’abolizione dei soggetti di cattura per arrivare all’utilizzo dei soli soggetti provenienti d’allevamento e cioè nati in ambiente captivo. Che qualcuno non me ne voglia, ma al giorno d’oggi, dove ormai le tecniche d’allevamento e le tecniche d’alimentazione hanno portato a livelli talmente alti in termini di successi riproduttivi, ha ormai poco senso utilizzare uccelli di cattura, per una serie di motivi che chiaramente non sto ad elencare per ovvi motivi di spazio.

L‘allevamento in cattività delle specie selvatiche è da sempre praticato dall’uomo, affascinato dagli animali che come ha potuto li ha catturati e tenuti accanto a lui. Infatti ha iniziato da tempi immemorabili la domesticazione di alcune specie di animali, tutt’oggi insostituibili per la vita di noi stessi. L’uomo ha iniziato con il lupo ed altri canidi selvatici oggi estinti per allevare e selezionare le innumerevoli razze canine arrivate fino ai giorni nostri. Dal coniglio selvatico abbiamo selezionato tutte le razze di coniglio da carne e quelle ornamentali. Dal piccione selvatico sono state selezionate tantissime razze tra cui il piccione viaggiatore. Dal gallo bankiva originario dell’Asia specie ancora vivente, derivano tutte le razze di galline domestiche oggi esistenti al mondo. Dai cinghiali ed altri suidi selvatici siamo arrivati ai maiali domestici e il cavallo è stato il mezzo di locomozione più straordinario che l’uomo abbia mai avuto. Per non parlare delle pecore, delle capre, dei buoi, di anatre, oche, che l’uomo in migliaia di anni ha selezionato in innumerevoli razze. Che dire poi del canarino selvatico, che ha prodotto con l'intervento dell'uomo innumerevoli canarini domestici, nelle categorie di colore, di forma e posizione, da canto.

L’uomo di tutti questi animali ne ha tratto vantaggio per i molteplici usi che ne ha fatto: per nutrirsene, per difendersi, per coprirsi dal freddo, per fare utensili, per l'aiuto nella caccia, per locomozione, per comunicare e per goderne la vicinanza per un suo piacere estetico ed interiore.

Oggi si continua ad allevare tutto e sempre per gli stessi scopi citati poc’anzi, ma uno forse è più importante perché poi è quello che serve per la continuità delle specie: allevare ai fini della conservazione. Nel mondo esistono tante specie animali allevate e riprodotte in cattività quante quasi ce ne sono in natura. Esiste un patrimonio genetico insostituibile, portato avanti anche da privati spinti dal grande amore per gli animali e con grande sforzo economico, il più delle volte non visti di buon occhio, travisati da una falsa e tendenziosa informazione sostenuta da un certo ambientalismo-animalismo, che vuole vedere solo l’aspetto del povero uccellino in gabbia, sbandierando troppe volte lo spauracchio del maltrattamento animali. Certo, sono consapevole che esiste qualcuno che non tiene gli animali come si dovrebbe, ma non per questo bisogna criminalizzare una categoria ed una sana attività che opera nel rispetto delle normative, dell’etica e del benessere animale.

E’ risaputo e supportato da infiniti lavori, studi e ricerche provenienti da Organizzazioni Conservazionistiche di tutto il mondo che nell’era distruttiva e consumistica in cui viviamo oltre alla difesa primaria degli habitat, uno dei rimedi, se non in alcuni casi il più importante per la salvaguardia delle specie faunistiche è l’allevamento e la riproduzione in cattività. In alcuni paesi questo è anche incentivato. Nello stesso tempo anche le Normative Internazionali, Comunitarie e Nazionali non lo vietano, al contrario lo prevedono e lo regolamentano:

Convenzione di Washington e successive modifiche e Leggi;

Direttiva Uccelli CEE 79/409 e recenti modifiche 2009/147/CEE concernente la Conservazione degli uccelli selvatici – art. 9;

Direttiva Habitat CEE 92/43 relativa alla Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatica – art. 14, art. 16;

Convenzione di Berna del 19/09/1979 e resa esecutiva con Legge 503/1981 Convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente in Europa – art. 7 comma 3, lettera c – art. 9 comma 1 – art. 11 comma 2, lettera a;

Convenzione di Parigi del 18/10/1950 e resa esecutiva con Legge 812/1978 Convenzione internazionale per la protezione degli uccelli – art. 4, art. 9;

Legge Quadro 157/1992 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio” art. 17 comma 1 – Allevamenti di fauna selvatica indigena per fini amatoriali ed ornamentali.


Quest’ultima Legge ha recepito integralmente le Direttive CEE e le Convenzioni Internazionali in materia di allevamento in cattività di fauna selvatica. Ma abbiamo anche un Primo “Documento Orientativo” dell’allora INFS ora ISPRA: Vol. 1 sulla Legge 157/92. Indicazioni per gli allevamenti di fauna selvatica indigena per fini amatoriali ed ornamentali.

Visto quanto sopra esposto, dato che in nessun paese comunitario ed internazionale è fatto divieto di detenere ed allevare in cattività specie di uccelli appartenenti alla fauna selvatica, perché mai ci deve essere sempre qualche proclama o qualche azione discriminatoria contro l’allevamento in cattività di specie selvatiche?

Va anche ricordato che la Direttiva Uccelli CEE 79/409 e successive modifiche – nello specifico: l’art. 9 paragrafo 1 lettera c, cita: per consentire in condizioni rigidamente controllate ed in modo selettivo la cattura, la detenzione o altri impieghi misurati di determinati uccelli in piccole quantità. Questo ci conferma che la deroga non nasce per esigenze di carattere prettamente venatorio, anzi al contrario in primis parrebbe valere per altri interessi, quali appunto l’allevamento e la riproduzione in cattività, contemplando quindi anche un possibile prelievo in natura per rifornire gli allevatori amatoriali. (tratto da: Raccolta delle Norme Nazionali e Internazionali per la Conservazione della Fauna e degli Habitat - di Mario Spagnesi e Liliana Zambotti – Ministero dell’Ambiente “Servizio Conservazione della Natura” e Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica INFS - Quaderni della Conservazione della Natura n.1 – anno 2001).

Un’ allevamento organizzato e gestito da persona competente è una fonte di studio e di ricerca continua, difficilmente osservabile in natura: biologia ed etologia delle specie riprodotte, corteggiamento, canto, tempi riproduttivi, misure e colore delle uova, tempo di schiusa e accrescimento dei pulli, cure parentali, alimentazione e muta, nonché altri aspetti comportamentali. Chiaramente allevando con certi parametri strutturali finalizzati al benessere animale, ma così non potrebbe essere se si vogliono raggiungere dei successi riproduttivi.


Le finalità dell’allevamento e della riproduzione in cattività sono anche didattica, educazione ambientale e protezione. Si possono organizzare dei corsi di specializzazione per allevatori, per esempio sulle tecniche di alimentazione, su come costruire una voliera, come posizionarla, cassette nido e loro dimensioni, come posizionarle secondo i punti cardinali, il sole e l’altezza, sulle specie vegetali preferite per la costruzione dei nidi, le piante più idonee per naturalizzare una voliera, le piante da bacche, la loro messa a dimora, la costruzione di stagni e laghetti per l'allevamento e riproduzione delle anatre selvatiche con particolare riferimento alla vegetazione palustre. Per la biologia delle specie che si intendono allevare, etc. Nonché visite guidate negli allevamenti per avvicinare i giovani a conoscere meglio questa “arte” e comprendere il vero ruolo svolto dagli allevatori per il mantenimento, la selezione e la conservazione dell’avifauna selvatica. Attività da non confondere con chi cattura e commercia uccelli illegalmente.

Enti ed Istituti scientifici, ma anche associazioni ambientaliste di concerto con gli allevatori che dispongono della “materia prima”, potrebbero intraprendere progetti finalizzati alla reintroduzione ed al ripopolamento di particolari specie. Alcuni allevatori possono mettere a disposizione delle Amministrazioni competenti le loro strutture e la loro esperienza: per la raccolta e la riabilitazione di uccelli debilitati, feriti, o pulli abbandonati dai genitori, o caduti dai nidi. Gli allevatori si possono mettere a disposizione delle Autorità Giudiziarie per gli affidamenti di animali eventualmente sequestrati.

L’allevamento in cattività è sinonimo di protezione: si eviterebbero le catture illegali con mezzi tipo reti, panie, gabbie trappole, etc. e quindi non ci sarebbe più un mercato nero di uccelli, per il semplice fatto che non ci sarebbe più richiesta, dal momento che si riproducono in cattività ed alla luce del sole, cioè autorizzati. Gli appassionati ornitofili ed anche i cacciatori saprebbero da chi rifornirsi. A nessuno conviene prendere un uccello di cattura, sia per l’inutilità nella riproduzione (almeno non in tempi brevi) e sia per le sanzioni amministrative e penali a cui si va incontro.

Molti animalisti e ambientalisti pensano e sentenziano a sproposito che gli animali in cattività soffrono. Non è vero e lo riprova il fatto che in condizioni ottimali (ambiente/alloggio/alimentazione idonea alla specie), un animale psicologicamente e fisicamente sano assolve perfettamente tutte le sue funzioni biologiche e la riproduzione ne è la prova più lampante. Un animale lavora di istinto e si riproduce solo se sta in ottimo stato sia fisicamente che psicologicamente, un uomo e una donna chiusi in una gabbia possono tranquillamente accoppiarsi, anche in condizioni di estremo stress, perché è il ragionamento che gli dice di accoppiarsi, agli animali sono i ritmi biologici e l’ambiente circostante che gli dicono come e quando accoppiarsi. Quindi un animale nato in cattività è un animale sano sotto tutti i punti di vista e non certo un animale stressato o maltrattato: quest’ultimo non sarà mai in grado di riprodursi.

Infine, per rispondere direttamente al Dott. Danilo Selvaggi della LIPU: perché vietare l’utilizzo dei richiami vivi nell’attività venatoria, che nella fattispecie non si limita solo ai tordi, merli, allodole, pavoncelle, ma comprende anche i colombacci e i piccioni domestici per la caccia al colombaccio, le anatre germanate ma anche quelle selvatiche (fischioni, alzavole, etc). di allevamento per la caccia agli acquatici?

Non accettiamo lezioni né di buonsenso né di civiltà.

Diciamo invece che per qualcuno l’obiettivo primario è quello di combattere la caccia con qualsiasi mezzo a disposizione. Per il volere di una minoranza di ideologia animalista con un colpo di spugna si verrebbe a cancellare il lavoro dell’uomo che da sempre ha scelto di vivere a contatto con gli animali e da questi fruirne in tutte le sue forme. Storia, cultura e tradizione, un patrimonio che non deve essere perduto.
 
 
Stefano De Vita
 

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16 commenti finora...

Re: Richiami vivi e allevamento in cattività

Sarebbe come dire che in carcere si vive meglio e piu a lungo perche non corrono rischi come incidenti stradali , cadute nelle arrampicate, cadute in bicicletta o dalle scale ecc ecc. Non ci riuscite proprio ad essere seri.

da Giorgio  30/08/2020

Re: Richiami vivi e allevamento in cattività

Per fajan maaavaaffaaancuuulo

da luccellaio  04/01/2014

Re: Richiami vivi e allevamento in cattività

X MERDA: studiati la lingua italiana, apri un vocabolario ogni tanto...
Ma a Napoli danno la licenza di caccia anche agli analfabeti??

da Fajan  07/10/2013

Re: Richiami vivi e allevamento in cattività

Utilizzare i richiami vivi è illegale, perchè viola la legge che tutela gli animali.
Vi piacerebbe essere rinchiusi in una gabbia striminzita? io sono un sostenitore della Lipu e del Wwf, faccio volontariato in canili, gattili etc. non sapete nemmeno cosa state dicendo perchè siete dei poveri subtotati con la mente deviata. sarebbe meglio se vi tirate da soli... mirate bene.. un colpo solo! non fa male!

da Fajan  07/10/2013

Re: Richiami vivi e allevamento in cattività

lipu wwf andate controllare le reti a mare strunz che site si massa e curnute e na razz e sciema andate rubare ladri scifosi merdaaaaaaaaaaaaaalipu wwf merdaaaaaaa

da merdaaaaaaaaaaaa  06/09/2013

Re: Richiami vivi e allevamento in cattività

X MERDA volevo aggiungere merdaaaaaaaaaaaaalipuwwf.

da PAOLO T FANO PU  04/09/2013

Re: Richiami vivi e allevamento in cattività

per "paolo t fano pu"
parole sante le tue. Come al solito nessuno le ascolterà.

da un friulano  30/08/2013

Re: Richiami vivi e allevamento in cattività

i tordi anellati durano in eterno? e una volta PASSATI A MIGLIOR VITA cosa deve fare un cacciatore? chiamare uno dalla panchina? se poi è difficile reperire il sostituto visto che il mercato di riparazione non esiste. le leggi italiane sono fatte male. fossero fatte bene, non ci sarebbero tutte queste iniziative per raggirarle. Cominciate a studiare leggi e regolamenti FATTI BENE, poi vediamo. IGNORANTI.

da paolo t fano pu  30/08/2013

Re: Richiami vivi e allevamento in cattività

Grande Ezio !

da Arrabbiato 61  30/08/2013

Re: Richiami vivi e allevamento in cattività

Daccordissimo

da Stefano De Vita  29/08/2013

Re: Richiami vivi e allevamento in cattività

Per Ezio
Pienamente d'accordo, alla lista aggiungerei pure i cani detenuti in appartamento.

da Un friulano  29/08/2013

Re: Richiami vivi e allevamento in cattività

Per ogni attività si deve sempre far riferimento a ciò che prescrive la legge che la regolamenta. Ed ogni attività e "categoria" umana annovera dei fuorilegge. Eppure nessuno si è mai sognato di eliminare attività lecite e legali solo perchè alcuni non rispettano la legge. Mischiare i due "fattori" significa non aver bene chiaro come funziona una società civile. In questo Paese sembra ormai diventata una moda complicare la vita soprattutto alle persone per bene perchè non si riesce o non si vuole complicarla a chi per bene non è.

da Ezio  29/08/2013

Re: Richiami vivi e allevamento in cattività

ma non solo - addirittura uccelli catturati nei nidi e poi magari fatti passare per qualche coppia allevata in cattività - proprio recentemente un maxi sequestro in Italia di pulli di tordi provenienti dall'est - Infatti io però non faccio riferimento agli illeciti - io faccio riferimento SOLO ed esclusivamente agli allevatori onesti,
per quanto riguarda gli anelli se come si vede in alcuni filmati di illeciti - infilare un anello ad un tordo adulto che entra quando ha pochi giorni - ed infilarlo a forza - quello è vero e proprio maltrattamento - e poi ci sono tanti segni ed indizi per accertare che quello è un presiccio ed è stato infilato un anello da adulto - comunque l'articolo vuole difendere l'attività lecita in generale dell'allevamento.

da Stefano De Vita  28/08/2013

Re: Richiami vivi e allevamento in cattività

Prima di addentrarci nelle tecniche di allevamento vorrei far presente che circa il 95% degli uccelli di richiamo "di allevamento" utilizzati dai cacciatori sono normali soggetti di cattura. Chiaramente di provenienza illecita, catturati sia in Italia che in altri paesi europei. Alcuni anni fa una circolare dell'ISPRA (ex INFS) affermava che non esistono anelli inamovibili in assoluto. Pare esistano appositi attrezzi per allargare e restringere all'uopo gli anellini di allevamento, adattandoli così ai catturati. Non nascondamoci dietro un dito (o un anello di alluminio).

da Un friulano  28/08/2013

Re: Richiami vivi e allevamento in cattività

Rilancio la proposta di Big Hunter. D'accordo con la Lipu a patto che vengano liberati subito tutti i volatili e gli altri animali detenuti in gabbia dai nostri connazionali per qualsivoglia motivo!!!

da Ezio  28/08/2013

Re: Richiami vivi e allevamento in cattività

le tradizioni antiche non avevano un uso distorto del "sistema caccia" e ricordo non c'era tutto questo accanimento. si potessero eliminare tutte queste sigle animaliste e ritornare al passato. che bello, per ora mi accontento della preapertura alla faccia vostra "ambientalisti" dei miei stivali.

da paolo t fano pu  28/08/2013
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