Proverò a cimentarmi, per una volta, in ragioneria, che non sento particolarmente come materia “mia”, in quanto in matematica sono sempre stato scarsino. Infatti la mia indole mi porta più a dare importanza al lato spirituale dell’uomo. Ma non posso comunque ed ovviamente ignorare e sottovalutare l’importanza di quello “materiale”.
A fronte di una grave crisi economico/sociale, ormai quasi decennale, c’è una passione che coinvolge ed anima più di settecentomila italiani la quale, pur potendola esercitare “sul campo” in sostanza pochi giorni l’anno, muove interessi economici costanti e consistenti, nell’ambito della creazione e vendita di prodotti tecnici calzaturieri e di abbigliamento, spesso di alto livello, automobilistici, nel senso più ampio possibile, dalla vendita, alla manutenzione, al rifornimento di carburanti di veicoli di vario genere, in quello assicurativo, veterinario, dell’allevamento di varie specie animali e canine, di cui, per quest’ultimo settore, siamo tra i migliori al mondo, come certificano le esposizioni e le prove cinofile, della produzione di mangimi di vario genere, della ristorazione e dei bar, della produzione di cartucce ed armi sportive, di cui vantiamo, per queste ultime, il “top” della qualità a livello mondiale, del sostentamento di innumerevoli persone che operano nell’ambito burocratico, privato e statale, con rilevanti tasse indirette ed indirette e contributi vari. E sicuramente dimenticherò altro.
Tutto questo comparto non chiede e non spera praticamente mai in un aiutino della Comunità Europea, o comunque pubblico, ma vive e si sostiene solo e soltanto grazie al contributo volontario di centinaia di migliaia di persone per bene, che esercitano i più svariati lavori e professioni, di ogni colore politico, di vario sentimento religioso, di livello di istruzione diverso, che si riconoscono però tutti con il termine di “cacciatori”. Anzi, io direi di “anche cacciatori”, perché sono ovviamente non solo quello ma molto altro ancora ed, in genere, un “molto altro” positivo.
Credo che si possa ritenere che quei settecentomila, per essere prudenti, italiani, spendano in media, per la loro passione, di tasca loro, e contenti di farlo, mille euro l’anno cadauno, per un totale di settecentomilioni di euro.
Ebbene, a fronte di un sistema generale lavorativo e sociale in difficoltà enormi, un settore come quello della “caccia e dintorni” che, nonostante tutto, resiste e persiste, invece di essere quantomeno rispettato se non per le innumerevoli implicazioni di carattere umano, per l’arido aspetto economico, è continuamente mortificato, persino criminalizzato ed utilizzato come “capro espiatorio” o di paravento per nascondere vere ed enormi colpe di “altri”, per ciò che concerne la mancata conservazione e protezione ambientale, che non sarà certo l’attività venatoria a minare in alcun modo, come ci insegna la storia e ci confermano autorevoli ed attuali studi scientifici.
Un settore troppo spesso affossato da una politica miope, magari ignorante in materia, “furba” ed arrogante, che sottovaluta, oppure peggio, cavalca allegramente, le teorie insensate, quando non proprio paradossali, della nuova religione fondamentalista animalista o quelle di un ambientalismo nostrano, che si è dimostrato spesso autorereferenziale, sterile, non in grado di raggiunge gli obbiettivi che dice di prefiggersi, la cui azione pare, a volte, fermarsi all’affissione di tabelle con il divieto di caccia sui confini di vasti territori che non risultano poi molto diversi, o migliori, di quelli circostanti, privi di quei cartelli.
Lungi da me il voler essere esterofilo ma ormai il mondo è diventato piccolo, si viaggia realmente, per molti motivi, oppure solo navigando in internet e pertanto si apprende come viene considerato il cittadino “cacciatore” ed il comparto “caccia e dintorni” in TUTTA l’Europa ed anche molto lontano dall’Europa e non si può fare a meno di rimanere quantomeno perplessi, verificando l’estrema considerazione di cui godono quegli appassionati e quel settore al di fuori dall’Italia.
Tant’è che gruppi economici italiani molto importanti, che qui pare snobbino la “caccia e dintorni”, all’estero investono milioni di euro proprio in aziende o società che operano in quel settore.
Sarà gran parte del “mondo” che sbaglia? Oppure “noi”?
Come sempre e da sempre, ai posteri l’ardua sentenza.
Con la speranza, presuntuosa, che queste poche righe possano attivare qualche “PERCHE’??” o fornire spunti di riflessione in chi ha responsabilità di gestione della Res Publica, invio un caloroso in bocca al lupo a tutti i miei connazionali anche cacciatori ed un cordiale saluto a tutte le persone di buon senso.
Ezio Cardinale, pres. prov. arci caccia - Cuneo
(Articolo inviato alla redazione del Sole 24 Ore)