|
gen7 07/01/2014 10.50
Come dice il proverbio? “L’amore non è bello se non è litigarello!”. Io l’ho riadattato in: “L’amicizia non è bella se non è litigarella”. Perché non credo ci sia mai stata un’amicizia vera, sincera e genuina che nel corso degli anni non abbia avuto i suoi alti e bassi, magari causati da piccoli screzi, da stupide incomprensioni o spiacevoli malintesi. Non so come accadde veramente, chi cominciò per primo o chi pronunciò la frase più sciocca, ma sta di fatto che un brutto giorno, durante una battuta al cinghiale, io e il mio Fratello di Macchia Giampiero litigammo per davvero.
Me ne andai senza neanche salutarlo, consapevole che quella volta (ma lo ammisi soltanto il giorno dopo), il novanta per cento della colpa era soltanto la mia. E quando si litiga, immancabilmente si ridiventa monelli come ai tempi dei: “Ridammi i soldatini che ti avevo regalato” e solitamente la rottura continuava per giorni e giorni, ma a cinquant’anni suonati non ci si può permettere di rimanere col muso per parecchio tempo. Così due giorni dopo il “drammatico” diverbio, mentre all’alba caricavo i miei quattro cani nella macchina, ripensai al caro amico riproponendomi di chiamarlo più tardi “ma solo se la caccia fosse stata fruttuosa!”
Quel mattino guidavo una squadra abbastanza numerosa per uno come me, abituato a cacciare spesso da solo. Eravamo in tre: io, Alfonso e Maurizio, praticamente il Lungo, il Corto e il Pacioccone! Era la prima settimana di dicembre ed io avevo pianificato una piccola cacciata nella zona adiacente il Divieto dei “Poggetti” con l’intento di riuscire a trovare almeno un vecchio fagiano reduce da mille battaglie.
Faceva un freddo polare e la mia speranza era che la brusca variazione meteorologica avesse provocato, specialmente nei fagiani veri, un’agitazione che l’incitasse a muoversi maggiormente con conseguente uscita dalla zona protetta. Detto ciò, giunti a destinazione, feci prima preparare i miei due baldi compagni di caccia (uno sessantasettenne e l’altro settantaduenne!), poi misi i collari satellitari ai miei quattro collaboratori pelosi che, dopo le solite interminabili funzioni fisiologiche, partirono subito nella cerca frenetica che caratterizza le loro razze: tre setter inglesi e uno Jagd Terrier.
Dopo circa una mezz’ora che cacciavamo vidi Drago che, mentre ispezionava una spalletta di ginestre parzialmente coperto dall’erba alta, muoveva la coda un po’ troppo per i miei gusti, così decisi di avvicinarmi. Quando lo raggiunsi, era già in ferma al limitare delle tabelle. Kira e Lola lo inchiodarono di consenso (sempre impeccabile, altrimenti come farei a cacciare con tutti quei cani?), mentre Jack il Terrier chissà dov’era. Come l’esperienza insegna, mi appostai subito tra i cani e il confine col divieto, poi feci cenno ad Alfonso e Maurizio di fare altrettanto.
Ci posizionammo appena in tempo per udire il frullo metallico di una coppia di fagiani. Il maschio lo centrai quando ancora stava salendo a candela, mentre la femmina la colpì Alfonso con un bel tiro di coda. Drago corse sul maschio e le “sorelle” sulla fagiana. Sorrisi fra me pensando a quanto poco ci volesse per farmi essere l’uomo più felice dell’universo. Cosa potevo volere di più dalla vita? Rammentai di aver fatto una promessa solenne e dovevo mantenerla. Così misi mano al cellulare e chiamai Giampiero che, con grande sollievo, non solo rispose al primo squillo, ma lo fece come se nulla fosse accaduto. Come se il fatto che io l’avessi chiamato alle 8 del mattino fosse la cosa più naturale del mondo.
Esordì con il nostro abitale saluto: “Hai Colpito?” “ Marco Due Maremma Zero!”, gli risposi. “Belli?”. “Un gallo e una gallina! E, non ci crederai, si sono fatti anche fermare!”. Chiacchierammo per un po’ del più e del meno e poi lo salutai per continuare la caccia, più felice per la pacificazione che per le catture. Ora che il sole stava salendo m’accorsi di due cose: che era veramente una splendida giornata (addirittura mi sembrò di vedere/sentire anche alcuni tordi entrare da mare), e che non avevo notizie di Jack, il mio piccolo diavolo nero, da troppo tempo. Presi il localizzatore dei collari, scorsi la lista dei nomi nel display, lo bloccai nel punto voluto e pigiai “Posizione”.
Dopo pochi secondi arrivò la conferma che il cane doveva trovarsi circa duecento metri più avanti, lungo il fosso. Poco male, così decisi di andargli incontro cacciando. Il primo ad accorgersi di cosa stesse accadendo fu Alfonso, che essendo il più anziano del gruppo tutte le volte che facciamo un fosso, un restone o una longarina, lo mando sempre avanti in modo da essere avvantaggiato rispetto ai miei focosissimi cani.
“ Marco corri, Jack sta abbaiando nel canneto ad di là del fosso”. Mi eccitai ma non troppo, perché quella belva in miniatura abbaia ed attacca praticamente tutto quello che respira, dalle arvicole alle vacche maremmane, ma quando al Terrier si unì anche Kira, la mia vecchia setter allora capii che qualcosa non andava. Velocissimo sostituii le cartucce a piombo fino nel mio automatico con tre palle asciutte e mi accertai della direzione del vento. Poi presi ad avanzare verso i cani facendo coincidere i miei passi con i loro abbai, finché riuscii a scorgere dove erano indirizzati i loro latrati.
Dentro quel forteto doveva esserci sicuramente un cinghiale, perché se fosse stato un capriolo Jack l’avrebbe costretto alla fuga senza esitare un attimo. Salii su un provvidenziale dirupo da dove avevo un’ottima visuale. Se il cinghiale fosse uscito allo scoperto alla mia destra avrei potuto averlo a tiro, ma purtroppo non ebbi fortuna. Accade ciò che sapevo, ma che temevo accadesse: il cinghiale corse subito verso il divieto lasciandoci tutti a bocca asciutta. Ebbi solo l’immensa soddisfazione di vederlo in tutta la sua imponente mole mentre camminava tranquillo in mezzo ad un uliveto, a circa 100 – 150 metri, con i cani che gli abbaiavano a debita distanza. “Alfonso, Maurizio, guardate che mostro!”.
Anche da quella distanza mi resi conto che doveva essere veramente enorme, era alto più del doppio della setterina. Ero preoccupato per l’incolumità dei miei ausiliari perché già in passato avevano subito diversi attacchi da parte dei cinghiali, in particolare per Kira che era ancora convalescente. Che roba, neanche fosse un segugio maremmano! Incrociai le dita con la speranza che i cani rientrassero presto poi decisi di chiamare subito Giampiero per raccontargli l’accaduto. Come pronunciai le parole “Poggetti, Cinghiale, Enorme, farà 150 chili” quasi mi attaccò il telefono in faccia.
“E’ il leggendario Re dei Poggetti. Tutti hanno avvistato le sue tracce tra Monte Verruzzo e Capalbiaccio, ma nessuno era mai riuscito a vederlo realmente finora. Chiamo Gianni, Fabrizio, Ivano e arriviamo”. Mi astenni dar dirgli: a fare cosa, dato che il solengo s’era inoltrato nel cuore del divieto dove nessuno sarebbe potuto andare a disturbarlo! Mentre aspettavo che arrivassero gli amici, continuai la caccia con i due setter rimasti e, al colmo della fortuna–sfortuna, riuscii anche a scovare un’altra fagiana che s’involò lunga senza che riuscissimo a tirargli.
Il primo ad arrivare fu Gianni che aveva una vera e propria fissazione per quel cinghiale. E mentre fumava una sigaretta dietro l’altra mi fece venire il mal di testa dalle domande: Quant’era grosso? Era nero, grigio o marrone? Dove l’avevo trovato? Che strada aveva preso? Etc. Gli dissi di darsi una calmata e di aiutarmi a ritrovare i cani piuttosto. Presi nuovamente il palmare e riconfermai la ricerca del collare di Jack. Dopo alcuni secondi il display lampeggiò indicandomi che lo Jagd si trovava a 280 metri ma in una direzione inaspettata. “Ah già, i cani stanno rientrando, ma vengono da fuori del Divieto. Chissà cosa sarà successo?”
Gli andammo incontro e con piacere vidi che sia il Terrier sia la Setter rientravano scendendo da un poggio che si trovava alla nostra destra e soprattutto in zona libera. Cosa poteva essere accaduto? Col senno di poi si fanno molte ipotesi. Forse nel divieto il cinghiale aveva incontrato delle persone a cogliere le olive oppure era stato disturbato da una seminatrice o altro, ma stando a dove l’avevano lasciato i miei cani, adesso c’era veramente una reale possibilità di trovarlo. Per non creare troppa confusione decisi di riporre la mia muta in macchina e poi avremmo deciso insieme sul da farsi. Ma come arrivò Fabrizio la situazione precipitò, perché Gianni non seppe più trattenersi. Quasi gli ordinò di seguirlo, mentre intanto liberò i suoi tre segugi indirizzandoli verso il poggio da dove poco prima avevamo visto rientrare i miei cani. Il telefono cominciò a ronzare, era Giampiero che mi chiedeva novità.
Gli dissi che Gianni era partito con Fabrizio, mentre Ivano ancora non si era fatto vedere. Nessuno sapeva dove poteva essere finito quel benedetto cinghiale, ma percepivo un certo caos nell’aria. Stranamente mi vennero in mente quelle situazioni comiche nei film, dove nessuno sa bene cosa deve fare, mentre io invece di cose da fare ne avevo fin troppe. Chiamai Alfonso e Maurizio e gli dissi di andarcene, tanto ormai chissà dove doveva essersi cacciato quel vecchio solengo. Avevamo avuto la nostra occasione ma c’era andata male. Pazienza, sarebbe stato per un’altra volta.
L’essere riuscito a vedere, anche se da lontano, il leggendario Solengo dei Poggetti era stato quasi un onore per noi. Ma il bello, anzi il peggio doveva ancora venire e a me fu raccontato quando ormai ero già arrivato quasi a casa…….. Gianni avrà mille difetti ma possiede anche dei cani eccezionali. Gli ci vollero dieci minuti esatti di orologio per rintracciare il fuggitivo. Il grosso solengo s’era rintanato in un canneto poco distante dal divieto, ma in zona libera, dove ormai avrebbe dovuto giocare tutte le sue carte e far ricorso a tutta la sua astuzia per salvarsi nuovamente.
Gianni e Fabrizio si sistemarono subito alla buona (in due non è che potevano fare moltissimo!) per cercare di risolvere la situazione da soli, con i tre Maremmani di Gianni che abbaiavano a fermo. Sono convinto che il cinghiale dovesse aver capito che l’anello debole dell’improvvisato schieramento fosse Fabrizio, perché lo caricò subito a bocca aperta e senza esitazioni. Il giovane, come vide arrivargli contro quella massa di setole, muscoli e .. zanne, fece appena in tempo a tirargli un colpo che andò a vuoto e il cinghiale in un attimo gli fu addosso.
Con la prima zannata gli lacerò il polpaccio e la coscia destra, poi prese a morderlo saltandogli sopra con le zampe anteriori. Fu soltanto grazie al suo scalciare furibondo, al sopraggiungere dei cani e ai berci di Gianni che il malcapitato poté salvarsi. Il solengo invece, dopo essere stato costretto ad abbandonare la sua vittima designata, decise di rientrare nel suo rifugio tabellato, dove nessuno sarebbe più stato in grado di seguirlo. Ma il suo destino era segnato, già dal primo abbaio che gli diede in prima mattina la mia coraggiosissima setterina.
Infatti, quando mancavano meno di cento metri alla salvezza, il grosso solengo trovò un altro, ultimo, temibile avversario ad attenderlo: Giampiero!!! Che in lontananza, avendo capito dagli urli e dai berci quel che stava accadendo, era corso per tagliare la strada al fuggitivo. Vuoi per l’affanno vuoi per avventatezza, la prima palla gliela tirò un po’ da lontano, 60 – 70 metri, mentre la seconda ed ultima centrò il grosso cinghiale perfettamente un palmo dietro l’orecchio. Era fatta!
Il 4 dicembre 2013 il leggendario solengo dei Poggetti era morto. Abbattuto da un grandissimo cacciatore, forse uno dei più bravi che abbia mai conosciuto. Mi spiace soltanto per Gianni, che si è dovuto accontentare di farcisi fotografare insieme e del malcapitato Fabrizio che per la cronaca dovette essere ricucito con ben 57 punti di sutura. Come posso descrivere un cinghiale così bello? Le immagini dovrebbero parlare da sole. Posso soltanto dirvi che ha fatto fermare l’ago della bilancia sui 132 kg e che il suo meraviglioso trofeo è ovviamente una superba medaglia d’oro… Dimenticavo, di purissima razza Maremmana!
Marco Benecchi
Questo invece e il Racconto di Giampiero
IL CINGHIALE DEI SOGNI
Ormai non si sa più dove la realtà si mescola con i sogni quando un gruppo di amici parlano di questo fantomatico cinghiale, che ormai da troppi anni riempiva le serate a far parlare di sè. Da anni aveva lasciato il forteto maremmano, per una vita di solitaria esistenza, lungo fossi, macchiozzi, sponde di laghi e canneti, ma senza mai riuscire a farsi trovare nonostante l'assidua ricerca, per poi sparire facendo presupporre che fosse morto e riapparire sistematicamente quando ormai nessuno ci credeva più. Le sue enormi orme quasi fosse un vitello erano stampate nella mente di chi per anni gli dava la caccia. "E' tornato, è sempre lui, non è morto nemmeno questa volta", erano frasi che si erano sentite ripetere centinaia di volte per poi finire in fantomatiche ricerche senza esito, lasciando supporre che si stava cercando un fantasma ispirato dalla fantasia di questi cacciatori. "Ma vedrai che quest'anno muore, non gli può andare sempre bene". Ieri ha ferito un setter in un fosso, oggi era al bordo di un laghetto, ma poi è svanito nel nulla come sempre, ma anche i sogni finiscono e una mattina di dicembre Marco mentre stava cacciando fagiani mi chiama dicendomi " la mia setter ha trovato un cinghiale enorme al bordo di un divieto, dentro un fosso, non può essere andato lontano" Un giro di telefonate e la caccia ha inizio. I segugi, sciolti dove era stato avvistato, impiegano pochissimo a trovarlo, perché invece di svanire nel nulla come aveva sempre fatto questa volta è tornato a poca distanza da dove era stato trovato, dentro un canneto sicuro che con un cane da ferma non sarebbe mai uscito. Ma stavolta i conti erano sbagliati e una lotta furibonda ha inizio fra rovi e canne, il piccolo canneto viene accerchiato e ora per il verro diventa difficile, il bosco è troppo lontano e il terreno arato rende ardua la fuga, l'unica salvezza è disfarsi dei segugi, ma Fabrizio un canaio poco esperto ma tenace si butta nella mischia in soccorso dei cani feriti, il verro non demorde e impavido si scaglia anche contro di lui ferendolo gravemente, ma ora deve uscire allo scoperto. Sul bordo si ferma, si guarda intorno, ripensa alle sue scorribande in quelle zone dove per anni è stato il Re incontrastato e alla stregua di un leader non tenta la fuga. In bocca sente ancora il sapore del sangue umano e vuol vender cara la sua pelle, mi guarda, allarga le orecchie apre la bocca in senso di sfida mostrando le sue enormi zanne bianche, so che sta per caricare perché trent'anni trascorsi tra i cinghiali mi rendono consapevole di quello che sta per accadere, forse ha voluto sfidare proprio me per misurare la sua forza. Carica, io resto immobile, lo lascio avvicinare e solo negli ultimi tre metri alzo il fucile e premo il grilletto. Un'altra leggenda è finita a poca distanza dove cento anni fa sempre in un giorno di dicembre moriva Domenico Tiburzi il mitico brigante maremmano. Ma chissà se ora mi sveglio e sarà stato solo un sogno!
Giampiero Bernacchi
Tags:31 commenti finora...
Re: LA LEGGENDA DEL SOLENGO DEI POGGETTI Ho avuto la fortuna di conoscervi entrambi e di cacciare con voi... Siete tutti e due dei gran Cacciatori sapete il fatto vostro.
Un abbraccio dal Friuli da Denis B. X Marco e Piero
31/01/2014 8.33
|
Re: LA LEGGENDA DEL SOLENGO DEI POGGETTI il recinto è il recinto amico. NON CI PRENDIAMO IN GIRO !! Ti faccio un esempio. io sono un recuperatore e nel recinto NON SONO MAI STATO CHIAMATO perchè al massimo finiscono contro la rete mentre in territorio libero a volte abbiamo cercarto un cinghiale dalla mattina alla sera ! Filippo io di maiali in territorio libero ne ho visti pochissimi ( sono toscano e caccio in Toscana) ma forse dove cacciate voi è pratica comune liberare certi soggetti per gli ospiti e poi, mi chiedo, ma che gusto c'è cacciare dove SI SA GIA CHE CI SONO GLI ANIMALI E L'INCONTRO E' SICURO??? MA CHE RAZZA DI FILOSOFIA E' ? CHE CACCIA E'?? poi degustibus!!! da Roberto
23/01/2014 10.26
|
Re: LA LEGGENDA DEL SOLENGO DEI POGGETTI Salve a tutti. Ma perché finisce sempre in caciara? Credo che un blog dovrebbe essere usato per confrontarsi, per esprimere i propri punti di vista. Se qualcuno non è d'accordo, non c'è bisogno di mandare a quel paese o peggio l'interlocutore. Tornando ai pareri personali, a me è capitato in un recinto nella Maremma laziale di tirare a un verro (e Marco si ricorderà senz'altro) che correva come un missile, aveva difese importanti e in precedenza aveva ferito gravemente alcuni cani. Recinto o no, si è trattato di un'azione di caccia - sempre a mio parere - assolutamente corretta ed emozionante. In altre circostanze, in terreno libero, mi è invece capitato di tirare animali più vicini al maiale che al cinghiale, frutto di incroci ormai molto frequenti. Sparare a animali del genere poteva sembrare - come si dice al mio paese - di aggredire chi è seduto sul W.C. Ovviamente può capitare anche il contrario; ma ogni generalizzazione è superficiale. Cordialmente da Filippo 53
20/01/2014 19.26
|
Re: LA LEGGENDA DEL SOLENGO DEI POGGETTI nun sooo italiano sooooooooooooo maremmano...a bracco man vedi da naaaaa a li mortacci tuaaaa.... da maremma
17/01/2014 8.05
|
Re: LA LEGGENDA DEL SOLENGO DEI POGGETTI Maremma il vomito lo fai venire tu, che non sai neanche scrivere in italiano !!!!!!!!!!! da Bracco
16/01/2014 20.44
|
Re: LA LEGGENDA DEL SOLENGO DEI POGGETTI Complimenti Marco!!!!
Un saluto
da vincenzo
16/01/2014 16.51
|
Re: LA LEGGENDA DEL SOLENGO DEI POGGETTI a maremmano... informati mejo so tutte cacciarelle truccate tra reti e paletti...se chiama caccia quella? NO se voijamo invece far diverti l'ospiti me sta bene ma io MAREMMA nu ce caccio ner pollaio me viene er vomito! da maremma
16/01/2014 8.07
|
Re: LA LEGGENDA DEL SOLENGO DEI POGGETTI ma. ..............non per prendere le difese di nessuno......... ma credo che nei recinti nn ce li tengono i solenghi di quella stazza...... poi conosco Il Bernacchi e in quanto a professionismo non si scherza garantito. ....... da maremmano
15/01/2014 21.05
|
Re: LA LEGGENDA DEL SOLENGO DEI POGGETTI ma non ve la smetette con questa "farsa" di caccia nel RECINTO??? ma a chi credete di prendere in giro... cinghiali liberati a scopo venatorio...tutti rigorosamente dentro il recinto... ma basta!! ma che caccia eh?? trofei da sogno liberati due ore prima...!!! da maremma
15/01/2014 15.20
|
Re: LA LEGGENDA DEL SOLENGO DEI POGGETTI no...ma dai alla noia con il tuo modo di porti ... un coplo un morto! per me non è vero anche tu fai le tue belle padelle e tante come tutti i comuni mortali . da Cristian
15/01/2014 8.04
|
Re: LA LEGGENDA DEL SOLENGO DEI POGGETTI Quando sparo una "scarica di colpi" lo dico apertamente. Vedi il precedente racconto: il solengho dell'Uliveto. Ne deduco che sei un mio lettore non abituale. M da Marco x Cristian
13/01/2014 20.20
|
Re: LA LEGGENDA DEL SOLENGO DEI POGGETTI Allora "dovremmo" poterci incontrare, finalmente ... :) Sabato o Domenica ? O sei li tutto il tempo ?
Un abbraccio da Walter da OLD_Hunter x Marco
13/01/2014 15.56
|
Re: LA LEGGENDA DEL SOLENGO DEI POGGETTI si era rivolto a te. ma hai rettificato. "con una scarica di colpi" ho preso due cinghiali. è più credibile. da Cristian
13/01/2014 14.13
|
Re: LA LEGGENDA DEL SOLENGO DEI POGGETTI Non ho capito se la frase è rivolta a me.... Se si, allora posso risponderti tranquillamente. Non è che ho voluto dire due capi due colpi come precisione, ma come letalità del binomio calibro 308 palla SST da 150 grani. Comunque, se può interessarti, sbaglio il bersaglio MOLTO DI RADO. Per il semplice fatto che ho uso attrezzature perfette e ben tarate e che non azzardo quasi mai il tiro. Quando "stringo" lo faccio perchè il red dot è nel punto giusto. Se non riesco a mettercelo che sparo a fare??? Sia in battuta sia all'aspetto. poi, può anche capitare che durante una stagione "butti un paio di colpi" su altrettante sagome nere che attraversano il bosco. Dopo aver avuto la certezza che erano quelle giuste. Ma cerco di evitarlo seposso!!! Un saluto M da Marco x Cristian
13/01/2014 13.40
|
Re: LA LEGGENDA DEL SOLENGO DEI POGGETTI pensare che non sbagli mai ... viene da pensare... da Cristian
13/01/2014 11.01
|
Re: LA LEGGENDA DEL SOLENGO DEI POGGETTI "Dovrei" esserci, Perchè il condizionale è sempre d'obbligo. Anche perchè, per me, quella di Vicenza è la fiera di settore più bella di tutte!!!! Nel frattempo spero di "tirare ancora qualche pallottola". SABATO ho fatto 2 cinghiali: femmina di 80 kg e Verro di 70. Sono stati sufficienti due colpi di SST 150 grani cal. 308. Con HK 770 ovviamente!!!! Un caro saluto Marco da Marco x OLD
13/01/2014 10.40
|
Re: LA LEGGENDA DEL SOLENGO DEI POGGETTI Bel bestione ... E solo 132 kg per un trofeo così ? Ah, però ... !!!
Non ci azzecca niente, ma ... una domanda : ci sei a Vicenza in Febbraio ? Magari è davvero la volta buona che ci vediamo ... :) Un abbraccio da Walter da OLD_Hunter x Marco
13/01/2014 10.30
|
Re: LA LEGGENDA DEL SOLENGO DEI POGGETTI benissimo caro marco, a scanso di imprevisti ci vediamo sabato, ho già organizzato. Grazie infinite comunque per il tuo interessamento!! Mi fa piacere pensare che quello che diventerà trofeo sia lo stesso che due settimane orsono ha tentato di fracassarmi un ginocchio (o peggio ancora!!!)...mi fa credere di essere un piccolo Musoduro...
da marco bedini
09/01/2014 14.25
|
Re: LA LEGGENDA DEL SOLENGO DEI POGGETTI Carissimo Marco, Sono stato orgogliosissimo di preparare il tuo trofeo x consegnarlo al tassidermista in ottime condizioni Almeno, come avrai visto, è stato scuoiato da un "professionista". Poi mi ha fatto piacere conoscere sia te sia il tuo simpatico figlio. Mandami la TUA MAIL in modo che possa darti notizie su come e dove incontrarci. NB se vuoi SABATO PROSSIMO facciamo un'altra BATTUTA ALLA MARSILIANA. Se vuoi venire fammelo sapere. Un abbraccio Marco
e prepara 1 euro. Me lo devi!!!!! da Marco Benecchi x Marco Bedini
08/01/2014 18.56
|
Re: LA LEGGENDA DEL SOLENGO DEI POGGETTI Massimiliano io vengo da una famiglia di cinghialai che erono e sono famosi in tutta la prov di Siena ma io non caccio più, la squadra fu invettata dallo zio del mi babbo ( detto gambino) il piu grande cacciatore di cinghiali di tutti i tempi e dell'atri suoi soci dove da li sono nate altre squdre di cinghialai famose ormai in tutta la zona senese sopratutto Colle val d'elsa ( se esistesse sempre lo zio del mi babbo forse andrei anche io). Quindi mi stanno simpatici i cinghialai e le conosco parecchi la maggior parte nella mia zona e ci vado d'accordo. Ma io dico sarebbe bello la selezione al cinghiale pero parecchi cinghialai sono contro , i cinghiali sono di tutti e ognuno puo cacciarli come li pare . non possono prendere tutto soltanto le squadre . da Riccardo da Benelli Power Bore 12
08/01/2014 18.07
|
Re: LA LEGGENDA DEL SOLENGO DEI POGGETTI Sono un po' perplesso sull'utilizzo di setter e terrier all'unisono, però de gustibus ....
Comunque bel racconto e gran bella bestia!! Complimenti!! da Ezio
08/01/2014 17.07
|
Re: LA LEGGENDA DEL SOLENGO DEI POGGETTI caro marco, ci siamo conosciuti il giorno dell'apifania in maremma, dove con maestria hai decapitato il frutto dalla mia fucilata, ricordi? a proposito, ho trovato il tassidermista. dicono sia molto bravo.....per me sarebbero state sufficienti le difese, meno impegnative sotto ogni punto di vista ma il mio giovane figlio (che era con me) è riuscito a strapparmi la promessa del trofeo completo....faremo anche questa... comincerò a frequentare questo blog. Bello il racconto. P.S. come promesso devo pagarti da bere per la palla recuperata (gualandi cal 20), spero di avere l'occasione al più presto da marco bedini
08/01/2014 16.22
|
Re: LA LEGGENDA DEL SOLENGO DEI POGGETTI Paolo , bella isola ci sono venuto un paio di anni fà per il muflone ( che ho sbagliato...) ma voi siete tutti gentili e bravi. Bellissima esperienza . Benecchi questo non è un cinghiale ma UN MOSTRO!!!!! WEIDMANSHEILLLLLLLL bravi da marco
08/01/2014 10.01
|
Re: LA LEGGENDA DEL SOLENGO DEI POGGETTI Benelli Power Bore 12....non stuzzicar il can che dorme (a proposito dell'imminente corso per la Selezione a cervidi-bovidi e in aggiunta il cinghiale della nostra provincia) con affermazioni "pericolose" e "attizzafuochi". Già la situazione stà bollendo creando malumori e chissà non ti trovi seduto vicino al corso proprio ad un componente di spicco della squadra cinghialai della tua frazioncina dell' ATC 17. Non è minaccia ma solo un invito a contar fino a mille prima di affrontare delicate questioni venatorie con poca cautela. E chi te lo dice è selecontrollore dal '93 in aggiunta passionista del solengo in battuta del tuo paese..aspettiam l'evolversi degli eventi "perchè le palle un sò ferme per nulla."
ciao Marco..complimenti per la gran bella storia e pe ril bestione rizzapeli dei bracci..... da Massimiliano
08/01/2014 7.27
|
Re: LA LEGGENDA DEL SOLENGO DEI POGGETTI Gran bel racconto.. gran bell'animale.... spero però che il tuo amico stia meglio... Innanzi tutto grazie per avermi risposto alla mail... venerdì vedo (come diciamo noi Elbani) in continente. .. farò altre domande in giro per quanto riguarda la ricerca di quel "pezzaccio di plastica" per la remington e ne approfitto pee comprare una scatola di cartucce cal 30 - 06. ... quale caricamento commerciale mi consigli? Comunque io con il cal 12 mi trovo benissimo con le Bascieri e Pellagri palla Big Game.... colpo colpo fegatello.... da Paolo 79 per Marco Benecchi
07/01/2014 22.28
|
Re: LA LEGGENDA DEL SOLENGO DEI POGGETTI Non avevo letto , mi scuso , bene 132 Kg bella bestia , qui in toscana ce la proposta per la caccia al cinghiale di selezione speriamo che prende strada ho una bella carabina in 300 Winchester Magnum 180gr e se ci voglio spararci mi tocca utilizzarla sui caprioli e daini, se si apre al cinghiale ce più caccia con il 300Wm , preferisco la sorellina 243WM che (io ho da anni come il 300WM ) per il capriolo che non scherza per ninete . Da Prov di Siena atc 17 .Mi di spiace per i cinghialai in squadra se si apre la selezione al cinghiale ma altra parte non possono prendere tutto loro . Saluti Marco da Benelli Power Bore 12
07/01/2014 20.15
|
Re: LA LEGGENDA DEL SOLENGO DEI POGGETTI maremma che bestia! da sus scrofus
07/01/2014 19.47
|
Re: LA LEGGENDA DEL SOLENGO DEI POGGETTI Bella bestia , mi puoi dire il peso per favore. da Benelli Power Bore 12
07/01/2014 19.44
|
Re: LA LEGGENDA DEL SOLENGO DEI POGGETTI Davvero un gran C..olpo di fortuna, che devo ammettere capita, manco a farlo apposta, sempre a quelli più bravi ed esperti. Si vede che se la vanno a cercare!!! Con stima Andrea da Andrea
07/01/2014 19.36
|
Re: LA LEGGENDA DEL SOLENGO DEI POGGETTI Caro Andrea, Innanzi tutto buon anno. Poi, quelle rare volte che uso il 12, quasi sempre quando sono da solo con i cani da "ferma" uso delle GUALANDI caricamento Diamant AX oppure B & P caricamento F2. Sono Potenti e Precise. Ma mai come un 308 o un 30.06. Un caro saluto Marco Hai visto che C.. che fortuna ha avuto il mio amico Giampiero??? da Marco x Andrea
07/01/2014 19.25
|
Re: LA LEGGENDA DEL SOLENGO DEI POGGETTI Marco complimenti per la cattura, cinghiale davvero non comune e dalle difese bellissime. Quali palle usi normalmente nel calibro 12? Ciao Andrea da Andrea
07/01/2014 14.53
|
Cerca nel Blog
Lista dei Blog
|
|
|