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dic4 04/12/2014 17.41
Pur non potendo disporre di eccezionali mezzi finanziari e di molto tempo libero, grazie alla mia caparbietà e alla preziosa collaborazione di pochi ma sinceri amici ho avuto la fortuna d’inseguire tutta la selvaggina cacciabile in Italia e buona parte di quella europea. Di tutte le cacce che ho praticato, quella che mi ha maggiormente entusiasmato e di cui ho i ricordi più belli è la caccia al camoscio in alta montagna. Per uno come me, nato e residente in Maremma, potrebbe sembrare strano, ma vi garantisco che è proprio così. Credo sia la stessa cosa che succede a chi, dopo aver fatto un solo viaggio in Africa contrae la famosa “febbre”. A molti sicuramente sarà capitato, magari in occasione di un convegno, di una fiera o di una mostra di trofei, di trovarsi a scambiare le proprie esperienze con persone appena conosciute ma sintonizzate subito sulla nostra stessa “lunghezza d’onda”. E’ quello che accadde anche il giorno che mi trovai a discutere di caccia e di calibri con un gentilissimo imprenditore tessile biellese: Luca.
Eravamo concordi su molti degli argomenti trattati ed in particolare sulle notevoli doti balistiche del 7 mm Remington Magnum. Inevitabilmente il discorso scivolò su quale fosse il selvatico protagonista dei nostri sogni e, quando gli dissi che il mio era il camoscio scoppiò in una fragorosa risata. “Ma come, con tutti i cinghiali e i caprioli che avete in Maremma?” Gli raccontai con enfasi del primo camoscio che abbattei una decina di anni fa e della grandissima passione che avevo acquisito per la caccia in montagna. Sulla scia dei ricordi gli descrissi anche le mie ferie estive sulle Alpi e la continua e frenetica ricerca di occasioni che mi mettessero in condizione di cacciare il re delle vette. Sorrise quando gli confidai la mia mania di arrivare all’inizio della stagione venatoria ben allenato, sempre in previsione di una ipotetica uscita in alta montagna. Ho scoperto a mie spese che c’è una grande differenza tra il camminare nella macchia mediterranea per un giorno intero e lo scalare le rocce anche per poche ore! Conoscevo Luca di fama ancor prima d’incontrarlo personalmente e quindi ero consapevole della sua signorilità. Sinceramente però non mi aspettavo che fosse tanto disponibile. Interruppe con garbo i miei racconti dicendomi che avrebbe appurato di persona se ero veramente in ottima forma fisica, invitandomi a partecipare ad una battuta di caccia al magnifico rupicapra nella sua riserva. Che non si trattasse di uno scherzo ne ebbi la conferma la settimana seguente, quando mi telefonò per definire la data dell’agognata partenza: metà novembre, in pieno periodo degli amori. Annullati in un attimo tutti i precedenti impegni iniziarono i preparativi. Grazie alla cortesia del Signor Domenico Gallo della Ditta Paganini di Torino, avevo finalmente realizzato una mia piccola stravaganza, abbandonando momentaneamente i miei gusti “classici” in fatto di armi, per diventare felice possessore di una futuristica carabina “ ognitempo”. La mia scelta era caduta sulla Remington modello 700 BDL Stainless Synthetic in polimeri ed acciaio inox, corredata di attacchi e ottica X-II 4-12 con correttore di parallasse (ottica variabile e a forte ingrandimento, anche se preferisco strumenti fissi non superiori agli otto x). Visto l’utilizzo che mi ero prefissato di farne, guarda caso proprio la caccia al camoscio, il calibro non poteva essere altro che lo stracollaudato 270 Winchester. Le magliette Uncle & Mike (sempre inox), una praticissima cinta in cordura nera (ricordo di un recente viaggio in Svezia) il bipiede e i coprilenti completavano la dotazione.
Alla vigilia della partenza infilai nel borsone un completo da montagna, un paio di scarponcini e il mio immancabile cappello, mentre nello zaino stipai con cura il minimo indispensabile: il binocolo 8 x 42, un poncho, biancheria di ricambio, coltelli, un paio di sacchi di plastica, qualche metro di corda di nylon, un kit di pronto soccorso e una piccola giberna per dieci colpi. Speravo di non tralasciare nulla, perché ero intenzionato a fare una bella figura. Non avendo mai avuto l’occasione di visitare l’Alta Valsesia e quindi non conoscendone le caratteristiche, addentrandomi in macchina nella Val d’Egua rimasi letteralmente affascinato da quello splendido angolo di paradiso. Ero arrivato nella terra dei Walser, i pastori vallesani che a cavallo tra il 1300 e il 1400 diedero vita alla più ardita colonizzazione delle Alpi. Immaginai che il paese di Carcoforo in inverno, con i suoi caratteristici tetti innevati, assomigliasse ad un presepe; chi lo ha definito il “villaggio ideale” non ha certo esagerato. In quell’occasione venni accompagnato da mia moglie che fu entusiasta della breve ma intensa vacanza.
Spero che mi perdonerete se per rivivere quella indimenticabile avventura passerò al tempo presente, in modo tale da sentirmi maggiormente protagonista. E’ risaputo che per cacciare il camoscio non sono necessarie delle levatacce, ma io quando devo andare a caccia se non parto da casa almeno un’ora e mezza prima che sorga il sole non mi diverto. Guarda caso anche Luca la pensa allo stesso modo (non a caso siamo sulla stessa “lunghezza d’onda"!). Partiamo salutati da un cielo terso e stellato che ci preannuncia una bellissima giornata. Ci guida Giuliano, guarda caccia di infinita esperienza, instancabile arrampicatore e cacciatore da sempre. Si capisce subito che è animato da un profondo amore per le sue montagne. In seguito si dimostrerà anche oltremodo cordiale e simpatico. Lasciata la macchina sulla strada provinciale, zaini ed armi in spalla, cominciamo subito a salire. Il dislivello mi mozza il fiato, occorrono diversi minuti prima che riesca a regolarizzare la respirazione. La temperatura è di qualche grado sotto lo zero; l’erba gelata scricchiola sotto i nostri scarponi. Procediamo in silenzio con un’andatura abbastanza veloce, senza incertezze, spesso dobbiamo aiutarci anche con le mani. Giuliano apre la fila seguito da me e da Luca. Dopo aver percorso poche centinaia di metri, abbiamo già avvistato quattro caprioli ed un fugace camoscio. Come dice quel detto? “ Il buon giorno si vede dal mattino” Io sono in preda ad un entusiasmo degno di un novellino, mentre i miei due compagni si scambiano, frequentemente e sorridendo, delle fugaci occhiate. Bah! Chissà cosa pensano? La mia curiosità viene ben presto appagata, quando dopo circa un’ora di marcia, silenziosissimi, ci affacciamo in una piccola valle. Il cuore mi salta di qualche battito. In bella mostra, come se fossero stampati sopra una cartolina, un grosso branco di camosci pascola ignaro della nostra presenza. Saranno almeno una cinquantina, ce ne sono di tutte le classi di età. Luca alle mie spalle mi chiede cosa ne penso della loro Riserva, ma sinceramente non ho né la voglia né le parole giuste per rispondergli, perché in un momento come quello rompere il silenzio sarebbe un sacrilegio. Mentre Giuliano posiziona il suo 20-60, mi godo avidamente quello splendido spettacolo, alternando la visione degli animali con il binocolo e con l’ottica della carabina ben più potente come ingrandimenti. Sono praticamente tutti a tiro, tra i 160 e i 280 metri, Luca al telemetro (benedettissima invenzione) ci aggiorna di continuo. Il guardia è soprattutto un professionista e si comporta come tale. Sposta instancabilmente il lungo senza proferire parola. Soltanto dopo alcuni minuti sentenzia che nessuno di quei camosci risponde alle caratteristiche del capo che stiamo cercando. Senza perdere altro tempo Giuliano ripone il prezioso strumento ottico nello zaino, smonta il cavalletto e ci invita a seguirlo. Riprendo a salire deluso, ma fiducioso. Non sono neanche le otto e trenta. Camminiamo con maggiore circospezione, ora siamo proprio nel regno dei camosci ed è tutt’altro che remota la possibilità d’incontrare l’animale giusto. Aggiriamo la montagna per scorgere un tratto della stessa valle che prima non riuscivamo a vedere. Giuliano riposiziona il lungo mentre indica una roccia sull’altro versante della conca. Seguendo le sue indicazioni vediamo un gruppo di femmine che con i loro piccoli brucano tranquille ma senza nessun maschio nelle vicinanze. L’amico Valsesiano conosce i camosci della riserva uno ad uno e sa quel che fa. Mi invita a preparare la mia Remington perché un buon becco “deve” pur esserci nelle vicinanze. Apro il bipiede ed imbraccio la carabina sdraiato sull’erba umida, aspettando speranzoso. Non passano tre minuti che arriva un maschio. “Eccolo!!” esclama Giuliano “Quello è il nostro capo. Quando sei pronto puoi sparare”. Luca al telemetro mi sussurra la distanza: “Duecentocinquantaquattro metri”. Lo cerco nell’ottica ma non riesco a trovarlo. E’ vicino ad una femmina adulta e quasi si confonde, così ruoto la ghiera sui quattro ingrandimenti per avere il massimo campo visivo e una volta che l’ho individuato con certezza, zummo posizionandogli contro la spalla il reticolo a dodici ingrandimenti. E’ bellissimo. Fiuta l’aria a bocca aperta assaporandone l’usta. Non perdo tempo a fare troppi conti matematici. La mia 270 Winchester è tarata a duecento metri e a livello del mare; a quella distanza e a quota milleotto il calo non dovrebbe superare i 7-9 centimetri. La Nosler Ballistic Tip da 130 grani impiegherà meno di tre decimi di secondo per raggiungere il bersaglio. Per abitudine cerco sempre di non stare troppo tempo in punteria, si affatica la vista e si perde la concentrazione. Quando sono certo di essere perfettamente immobile ed il reticolo è esattamente dove voglio che sia, sfioro il grilletto. Il camoscio crolla sul posto per poi rotolare subito dopo dietro un cespuglio di rododendro. Non lo vediamo più e per precauzione ricarico velocemente camerando una nuova pallottola e mettendomi in tasca il bossolo sparato. Giuliano è il primo a riscuotersi dandomi una pacca sulle spalle “ Bel tiro, ma adesso cominciano i guai. Dobbiamo aggirare di nuovo la valle per raggiungerlo”. Luca, inaspettatamente, riceve il mio più caloroso abbraccio.
Il recupero si dimostra più impegnativo del previsto ma alla fine anche questo contribuisce a rendere indimenticabile la caccia. Prego l’amico guardacaccia di lasciarmi raggiungere il camoscio per primo e da solo, per godere a pieno l’intimità di quei magici momenti. Lo trovo adagiato sul fianco dove lo avevamo visto scomparire, vicino al rododendro. E’ uno stupendo esemplare dal trofeo forte e regolare, forse un tantino stretto, ma pur sempre meraviglioso. Ha un manto folto e nero con le “briglie” ben marcate e il suo odore testimonia che era in pieno estro. Quando arrivano gli altri, Luca esegue correttamente il nobile rito del Waidmannsheil porgendomi il Bruch, mentre Giuliano prima marca il selvatico con l’apposita fascetta al garretto e poi ne valuta l’età: sette anni. Il trofeo verrà in seguito valutato 94,75 punti. Lo pulisco io e poi lo nascondiamo a riparo da gracchi e corvi dietro ad una roccia. La giornata è ancora giovane e chissà cos’altro ci riserverà? Adesso tocca a Luca, il suo piano di prelievo prevede anche l’abbattimento di una femmina senza piccolo e di uno Yarling. Ci attardiamo ancora pochi minuti per consumare un frugale pasto per poi riprendere la cerca con rinnovato entusiasmo. L’ordine di marcia è cambiato. Giuliano procede per sentieri soltanto a lui noti, segue Luca con in spalla la sua Sako calibro 7 mm RM ed infine il sottoscritto, col morale alle stelle, chiude la fila.
Camminiamo in quota per un paio d’ore vedendo e visionando molti altri camosci ma senza purtroppo trovarne uno della classe desiderata. La riserva ne è comunque ricca, grazie anche alla ottima gestione e al rispetto dei piani di abbattimento. Il buon umore generale non è minimamente condizionato dal momentaneo insuccesso; la giornata è splendida, il cielo sembra cobalto ed il paesaggio è da favola. Se oggi Luca non spara non sarà certo un problema. La caccia continua con l’infaticabile Giuliano che alterna di continuo lunghe sedute al binocolo ad altrettante, ben più accurate, allo specktive. Due camosci che si muovono lentamente sull’altro versante della valletta dove ci troviamo, sembrano aver attirato tutta la sua attenzione. Dopo un attentissimo esame, che si protrae per alcuni minuti, il guardia è finalmente certo della sua diagnosi. Sono entrambe femmine adulte senza piccolo, perfette al nostro scopo. Quella di destra si presenta meglio al tiro. Luca con movimenti lenti ma coordinati si mette in punteria. Posiziona la Sako sullo zaino per prendere accuratamente la mira attraverso il 10 x 42. Adesso che i ruoli sono invertiti il telemetro lo uso io. Gli comunico la distanza: duecentoquindici metri esatti. Passano pochi secondi durante i quali Giuliano ed io teniamo sotto controllo con i nostri rispettivi binocoli la camozza, intanto Luca regola la respirazione.
Il colpo parte inatteso fulminando l’animale. La centoquaranta grani RWS ha fatto un ottimo lavoro. Adesso si che possiamo dare sfogo a tutta la nostra gioia. Segue il solito copione già visto molte volte. Il recupero è facile e le fotografie si susseguono numerose. Anche la sua camoscia è un bellissimo capo. Da un primo esame degli organi riproduttori ipotizziamo che forse potrebbe essere stata sterile. Gli attribuiamo nove anni ed anche il suo trofeo è sui novanta punti. Come d’incanto, nelle mani di Luca, appare una bottiglia di vino rosso pregiato. Un bel brindisi è d’obbligo.
Dopo il piacere c’è il dovere; dobbiamo organizzarci per il rientro. Siamo in tre con due robusti capi da trasportare a valle. Approntiamo una strategia che si dimostrerà vincente. Io trasporterò il mio camoscio nello zaino, Giuliano la femmina nel suo, mentre Luca si accollerà l’onere di trasportare tutte le nostre attrezzature. Quando si è allegri la stanchezza grava molto meno. Arriviamo in paese che sono appena le quattordici, ancora in tempo per il pranzo. Alla trattoria “Il laghetto” ci aspetta tutta Carcoforo. Quella accoglienza mi commuove. Lasciamo i camosci all’Ufficio Caccia dove verranno misurati e pesati per riportare i dati biometrici sopra un’apposita scheda. Poi raggiungiamo gli amici, primo tra tutti il Sindaco: Vittorio, che con trepidazione aspetta di conoscere l’esito dei due colpi che hanno disturbato il silenzio ovattato della sua valle incantata. Tutti insieme riviviamo ogni singolo attimo di quella stupenda mattinata, saziandoci il corpo e lo spirito con le specialità della montagna e con la genuina amicizia dei suoi indomiti abitanti. Al pensiero di lasciarli mi viene un nodo allo stomaco. Spero soltanto che la vita mi conceda ancora giornate come questa.
Voglio ringraziare i miei amici Valsesiani, Giuliano, Vittorio, Marco, Stefano, Massimo, Roberto e tutti gli altri. A Luca va invece tutta la mia gratitudine per aver reso possibile quella splendida avventura. Lo aspetto tra breve in Maremma per consolidare il nostro “gemellaggio” con una folcloristica Grande Battuta al cinghiale. Come andrà a finire? Ve lo farò lo sapere prossimamente.
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Re: CACCIA AL CAMOSCIO IN ALTA VALSESIA Per favore ho necessità di contattare la segreteria di BigHunter: chiedo istruzioni per come fare (numero telefono oppure sito e-mail, grazie. Distintamente, Antonio - Romania da Antonio, Romania
30/12/2014 19.02
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Re: CACCIA AL CAMOSCIO IN ALTA VALSESIA Chiedo scusa per la richiesta strana, ma per vorrei chiedere al sig, Marco Benecchi se è ancora reperibile una copia della rivista da lui curata della serie "Gli Speciali di Action Arms" inerente i "Calibri Americani" che sto cercando in quanto m'interessa e se per cortesia mi indica dove rivolgermi, Grazie, distintamente, Antonio - da Antonio - Romania
19/12/2014 14.38
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Re: CACCIA AL CAMOSCIO IN ALTA VALSESIA Ciao Marco,
l'azienda del sig. Tosti è proprio vicino casa mia, passerò da lui nel pomeriggio.
grazie per la disponibilità e Buon Natale a tutti i cacciatori. da roberto 85
18/12/2014 15.27
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Re: CACCIA AL CAMOSCIO IN ALTA VALSESIA Ciao Marco, Complimenti per l'abbattimento, purtroppo ho poca esperienza con le ultime novità in fatto di canna liscia. Io sono rimasto alle "vecchie" Gualandi che uso SOLO quando mi capita di trovare un cinghiale con gli Jagd o con i cani da ferma. In battuta USO ESCLUSIVAMENTE da oltre trent'anni SOLO la canna rigata!!!! Le Paradoss (Che non credo siano destinate a canne raggiate tipo Paradox) mi sembrano molto futuristiche, Ma purtroppo forse ti capiterà di provarle meglio di me. Un caro saluto Marco
NB in compenso posso dirti che con le Hornady SST da 150 - 165 grani in calibro 308 e 30.06 e le TIG - Uni Classic, non va via un cinghiale!!! Di qualsiasi peso a tutte le distanze!! Ho fatto una scofa oggi da oltre 100 mt e un verro sabato forse anche da qualche cosina in più..... da Marco B x Marco
17/12/2014 19.02
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Re: CACCIA AL CAMOSCIO IN ALTA VALSESIA Anche se non in argomento, anche se con un certo anticipo ... AUGURONI a Marco ed a tutti i Lettori del Blog. Bopi da Bopi
16/12/2014 16.53
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Re: CACCIA AL CAMOSCIO IN ALTA VALSESIA Marco vorrai scusarmi se sono fuori argomento, ma conosci la cheddite paradoss?? Domenica ho sparato ad un verro di 115 kg a circa 25 metri, la palla lo ha attraversato dalla testa al prosciutto fuoriuscendo. La cosa mi ha molto impressionato. Volevo una tua opinione. Grazie da Marco
16/12/2014 10.25
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Re: CACCIA AL CAMOSCIO IN ALTA VALSESIA x cincillà. non è sempre cosi "poetico" quando inizia a piovere a duemila metri devi stare attento a dove metti i piedi per non finire in ospedale. Se invece nevica, sul serio, devi rientrare subito se no rischi di non ritrovare neppure la via di casa, sulle cime occhio alle valanghe specialmente quest'anno che la neve è poca e fragile , poi il freddo, la nebbia, il buio , la poesia è bella ma la montagna non è per tutti .Buon Natale. da Peter
16/12/2014 8.44
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Re: CACCIA AL CAMOSCIO IN ALTA VALSESIA concludendo: la "leggenda metropolitana" della rarefazione dell'aria e il conseguente alzo della traiettoria di tiro e una BUFALA INCREDIBILE. Weid. da mario
11/12/2014 17.23
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Re: CACCIA AL CAMOSCIO IN ALTA VALSESIA Concordo con Flagg. Se si parte da tarature al livello del mare (o poco superiori) e si va in montagna in Europa ci sono due fattori differenti: la temperatura scende (aumentando la densità dell'aria) e la pressione atmosferica scende (riducendo la densità dell'aria). Il risultato è una traiettoria uguale a quella al mare. Diversa è la situazione del cacciatore scandinavo che azzera al livello del mare e a temperature fredde (-10 -15°C) e va a cacciare l'aoudad in Nord Africa a 2000m e +25°C. L'errore in altezza può essere dovuto ad altre cause: angolo di sito, imbracciatura diversa dovuta al vestiario, posizione della testa (e dell'occhio) variata a causa di altri fattori (fra cui sito e vestiario). Sono errori che abbiamo (me compreso) fatto in tanti. L'imporatnate è imparare dagli errori, perchè a imparare dalle cose ben fatte sono capaci tutti. da bansberia
11/12/2014 16.13
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Re: CACCIA AL CAMOSCIO IN ALTA VALSESIA Grande Marco, bel racconto. Ho avuto il privilegio di vivere emozioni analoghe in Slovenia. La caccia al camoscio, anche per l´ambiente in cui si svolge, è davvero unica. Il vento gelido che taglia le vette innevate, l'ombra nera che appare tra gli abeti, il profondo silenzio squarciato dal tuono del fucile, il cuore in gola...e poi di nuovo il silenzio e i fiocchi di neve che si adagiano sul corpo del maestoso camoscio, vero Re delle cime... da Cincilla natalizio
10/12/2014 20.44
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Re: CACCIA AL CAMOSCIO IN ALTA VALSESIA volevo ben dire che non succede nulla. Quando leggo o sento queste assurdità mi viene da ridere io la chiamo la balistica da bar sport! In realtà ha scritto bene Flagg, cambia poco o quasi niente. Tornado ai camosci credo che oltre i 1800 metri ci vadano in pochi in inverno mentre per le marmotte ( settembre) si può anche arrivare oltre i 2000 ma cambia molto poco. Non per sollevare discussioni, ma solo per fare chiarezza quando il solito cacciatore di pianura viene "travisato" con queste teorie che rischiano solo di far finire il colpo fuori bersaglio. Weid da mario
10/12/2014 14.18
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Re: CACCIA AL CAMOSCIO IN ALTA VALSESIA strana cosa. Io vivo in montagna e vengo in Appennino ( molto speeso) ma non ho mai toccato nulla della mia ottica e la palla va sempre dove voglio io. certo 10 cm a marmotte per la rarefazione dll'aria mi sembra esagerato però se lo dici tu. da Mario
10/12/2014 8.30
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Re: CACCIA AL CAMOSCIO IN ALTA VALSESIA Bans, MARSILIANA è pur sempre una RISERVA Privata, quindi può cacciarci chiunque, purchè munito di porto d'armi in regola e di tesserino regionale di appartenenza Vieni tranquillo quando vuoi!!! Saluti Marco da Marco Benecchi x BANS
09/12/2014 20.28
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Re: CACCIA AL CAMOSCIO IN ALTA VALSESIA Caro Mario, mi spiace ma devo smentirti e, credimi, perchè ho fatto DIVERSE PROVE IN PROPOSITO. Una volta sono andato a caccia di Marmotte in Austria col 222 PERFETTAMENTE TARATO a 200 metri Il proprietario della riserva insistette molto per farmi ricontrollare l'arma in quota... AVEVA RAGIONE Tirava 10 cm alto Stessa cosa col 243 e col 270. il 257 e il 270 weath somo molto più tesi. La rarefazione dell'aria e/o la diversa densità, la salinità non sò, magari anche la temperatura credo che contribuiscono molto. Saluti Marco da Marco Benecchi x Mario
09/12/2014 20.26
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Re: CACCIA AL CAMOSCIO IN ALTA VALSESIA scusa ma le teorie del calo in quota a me fanno morire dal ridere. 7/8 cm ?? a 250 metri??? io non voglio mettere in discussione la tua esperienza ma a 250 metri in pianura , in collina , in montagna non cambia NIENTE. tiri nel mezzo. fine della storia. Bel racconto. da Mario
09/12/2014 17.41
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Re: CACCIA AL CAMOSCIO IN ALTA VALSESIA Caro Marco, l'invito mi lusinga ma visto che viviamo nella patria dello storto e dei dritti ( enon del diritto come dice qualcuno) è meglio esser prudenti. Io caccio in zona Alpi e quindi la zona non-Alpi mi è preclusa. Ci vedremo a qualche fiera. da bansberia
09/12/2014 15.07
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Re: CACCIA AL CAMOSCIO IN ALTA VALSESIA Caro Bans, la mail non l'ho letta perchè mi arriva sul PC del lavoro ed ora sono "ovviamente" un po' in ferie.......... IL RACCONTO RISALE A QUALCHE ANNO FA............................. Poi fu la volta del 257 Weat che ritengo uno dei migliori calibri mai concepiti per la caccia alla media selvaggina a lunga distanza Ed ora vado a camosci quasi esclusivamente con 270 Weat Mag perchè l'ho camerato in una "piuma", la Weath Mark V Ultralight. Col 7 mm RM ne ho abbattuti due soltanto e sempre in Slovenia. Ora lo uso ESCLUSIVAMENTE per il daino, come il 243 per il capriolo, il 308 e il 30.06 per il cing, l'8 x 68 x il cervo. E i vari 300 Winc e Weat e i 9,3 x 74 e x 62 per i grossi selvatici dall'orso in su...
Se riesco a farmi coraggio in privato ti racconterò cosa ho combinato l'altro sabato.. il 29!!!!!! Un abbraccio Marco
NB SABATO PROSSIMO, il 13 si farà una bellissima battuta alla MARSILIANA (vicino Albina - Capalbio GR). Chi fosse interessato a partecipare me lo faccia sapere. si caccia nella riserva dei Principi CORSINI, ma è LIBERA, non esistono recinzioni. Modugno ci ha giarato diversi films
Ariciao
da Marco x Bansb
06/12/2014 17.55
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Re: CACCIA AL CAMOSCIO IN ALTA VALSESIA Weidmannsheil per l'abbattimento e per l'eccellente resoconto. Premesso che il 270 Winchester ti ha lavorato perfettamente ad una distanza non proprio "da baionetta", riesci a spiegare perchè hai lasciato a casa il 7 Remington? Avevi il fucile col mal di pancia o si tratta di una scelta meditata? Ancora Weidmannsheil e Buone Feste. P.S. Ti ho mandato un messaggio privato, ma forse non hai avuto tempo di aprirlo. Quando puoi fammi sapere cosa pensi. da bansberia
06/12/2014 12.45
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Re: CACCIA AL CAMOSCIO IN ALTA VALSESIA Bellissimo racconto Marco! Vi si intuisce tutta l'essenza e la semplicità della montagna, della sua gente e della caccia in essa praticata. Bravo! da 100%cacciatore
05/12/2014 20.40
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Re: CACCIA AL CAMOSCIO IN ALTA VALSESIA Credevo tu abitassi sulla LUNA. Io disto da Rieti 150 km. E ricarico x molti amici di Rieti. La prossima volta che viene a trovarmi qualcuno te le mando io una cinquantinna di SST da 150 grani fatti a mestiere. Intanto puoi prendere contatti con Gianni Tosti, quello di Tosti legnami, lo conosci? Saluti Marco da Marco BENECCHI x Roberto
05/12/2014 18.03
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Re: CACCIA AL CAMOSCIO IN ALTA VALSESIA Buona sera Marco,
come sempre gentile ed esaustivo nelle risposte. Io personalmente, non ho la competenza necessaria in merito alla ricarica, e qui, dalle mie zone (Rieti) non conosco nessuno "realmente competente". Preferisco comprare le commerciali. Proverò adesso le Hornady Superperformance SST da 150 grani. Grazie mille Marco
Saluti Roberto
da roberto 85
05/12/2014 15.15
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Re: CACCIA AL CAMOSCIO IN ALTA VALSESIA Caro Roberto, Io ti consiglierei di farti ricaricare un po' di cartucce da un tu amico ricaricatore competente. Altrimenti, tra le commerciali mi piacciono nell'ordine: Hornady Superperformance SST da 150 grani RWS ex TIG ora UNI Classic da 150 grani Se le trovi anche le Remington Bronze Point da 150 grani Winchester Silvertip da 168 (che conosci già) Seller & Bellot SPCE da 150 grani Winchester Power max da 150 grani Federal con palla Ballistic Tip da 150 grani Idem Norma Per ora non mi viene in mente altro Fammi sapere. Ciao Marco da Marco x Roberto 85
05/12/2014 13.01
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Re: CACCIA AL CAMOSCIO IN ALTA VALSESIA Carissimo Flag, il mio Jack, su 5 volpi che incontra 2 - 3 le fa fuori!!!! Senza perdere neanche troppo tempo. Se hai occasione di sentire il sig. BAZZANI SAURO, il titolare della BS PLANET il "padre" dei famosi collari localizzatori GPS, dovresti farti dire quanti collari mi ha riparato e/o cambiato perchè rovinati da morsi di volpi e zannate di cinghiali! La mia linea di sangue è selezionata per GROSSA SELVAGGINA. Sono terrier molto forti e robusti, ma in tana dovrebbero saper dire la loro!! Dal capriolo al cervo te li do garantiti!!! Un caro saluto Marco da Marco x Flag
05/12/2014 12.09
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Re: CACCIA AL CAMOSCIO IN ALTA VALSESIA Buongiorno Marco, come sempre emozionanti i tuoi racconti. Ti scrivo avere un tuo parere, come da tuo consiglio, nella mia Browning 308, equipaggiata con Docter 3, ho scelto le munizioni Winchester Ballistic Silvertip da 168 gr, ottime prestazioni sia sui piccoli che su bei verri, adesso però, ho difficoltà nel reperire queste munizioni. Ti chiedo un consiglio su quale tipo di munizione può essere assimilabile alle Silvertip. Le winchester xp3 da 150 gr sono una buona scelta??? Aspetto un tuo prezioso consiglio. Saluti
da Roberto85
05/12/2014 9.02
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Re: CACCIA AL CAMOSCIO IN ALTA VALSESIA Il tempo quando serve si trova. DEDICO TUTTE LE MIE FERIE alla caccia. Sabato e domenica non lavoro. Alle 15,30 ho finito il mio turno, poi c'è da dire che mi alzo da quarant'anni alle 5,30..... L'importante è pianificare bene qualche che si fa e/o quel che si vuole fare. La Famiglia? Figurati che io ho il laboratorio da Armaiolo a 5 metri dalla cucina quindi forse ci stò anche troppo vicino a mia moglie. Sicuramente s'intende di armi, calibri, ottiche, attacchi, accessori più lei di molte persone che vengono a trovarmi!!! Per la ricarica del tuo 7 x 64 vedrò di studiarmene una ad Hoc! Come ben sai non mi fa impazzire. Scelta di palla da 150 a 160 grani... E' la canna corta che mi da da pensare. Ti farò sapere. Adesso sono alle prese con la pioggia e con la JAGD TERRIER che mi ha partorito!!!
PIUTTOSTO ne ha fatti 5. Uno lo terrò mentre gli altri quattro dovrò darli via. senti qualcuno se è interessato. SONO FIGLI DI JACK.... A buon intenditore!!! Un caro saluto Marco e ............... VIVA IL 270 Winchester!!!!! da Marco B x Paolo
05/12/2014 7.31
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Re: CACCIA AL CAMOSCIO IN ALTA VALSESIA Complimenti.. belissima avventura, bellissimo posto, ma soprattutto bel racconto... forse uno dei più belli che io abbia letto... Marco scusa, ma dove lo trovi il tempo per lavorare,leggere e documentarti, andare a caccia, accompagnare la gente a caccia nei tuoi territori, accudire e allenare i tuoi cani,non trascurare la famiglia, scrivere ottimi articoli di caccia e mantenere e curare la tua corrispondenza elettronica? Complimenti davvero... io a stento riesco a trovare un giorno a settimana per andare a caccia e poi lavoro e casa... Cmq ottimi tiri... soprattutto il tuo con la 270 win... forse avevi ragione... era meglio se prendevo una 270.... Che ricarica useresti per la mia 7x64 stutzen? da Paolo79 x Marco
04/12/2014 21.54
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