Solita presa di posizione dell’ENPA contro la riduzione del numero dei caprioli in Provincia di Savona, dove le autorità hanno autorizzato l’abbattimento selettivo di 870 tra femmine e giovani di Capriolo e 153 di Daino (ma secondo noi questi andrebbero eliminati del tutto, in quanto specie alloctona!), nonché al prolungamento della caccia al Cinghiale per giungere al numero programmato.
Anziché avere il coraggio di dire a chiare lettere che loro (l’ENPA) sono contro la caccia a prescindere, si attaccano ai sofismi di studi che dimostrerebbero che selezionando i caprioli se ne aumenta la riproduzione (una tesi molto discutibile, visto che la logica ci dice che meno femmine ci sono meno piccoli nascono: ma forse nell’ENPA la logica latita!). A parte il fatto che per certi animali (galliformi, come Coturnici, Starne e simili) ciò è invece vero ed è stato effettivamente dimostrato scientificamente, attestando che la caccia a volte può essere anche benefica per far crescere il numero di certi animali.
In pratica, l’ENPA per controllare il soprannumero di caprioli propone le solite “soluzioni alternative” (che però non enunciano!), sebbene intuibilmente dovrebbero essere: la speranza che vi provveda il Lupo; la cattura e spostamento altrove del surplus di animali; o gli interventi con antifecondativi. Peccato che anche tutti questi metodi si siano dimostrati inefficaci ovunque li abbiano provati, specie l’ultimo, ritenuto dagli animalisti la soluzione migliore, ma rivelatasi assolutamente inefficace al fini di ridurre in tempi brevi la popolazioni di cervidi e quindi la riduzione dell’impatto negativo che essi hanno sulle foreste. E questo è stato dimostrato negli USA e non in zone aperte alla caccia, bensì negli (almeno da noi) intoccabili Parchi Nazionali, dove le autorità, dopo aver provato, per correttezza, la soluzione proposta dagli animalisti, hanno infine deciso che l’unico modo per ottenere i risultati voluti, ovvero riportare la presenza dei cervi a numeri compatibili con le altre esigenze ambientali, quali la tutela delle foreste e la difesa degli habitat di rare specie di uccelli nidificanti nel sottobosco, è l’abbattimento con il fucile. E così hanno fatto e stanno facendo in tutti i Parchi dove il soprannumero dei cervi stava e sta desertificando il sottobosco. La traduzione di un articolo in merito a questo problema, pubblicato negli USA nella rivista dell’associazione che difende i Parchi Nazionali, in Italia apparirà presto nel periodico Wilderness/documenti. Con buona pace dell’ENPA e, magari, della solita Brambilla. Gli animalisti anticaccia (perché animalisti sono anche i cacciatori) dovrebbero occuparsi di tutelare i diritti degli animali da compagnia e lasciar perdere quelli selvatici dei quali hanno poca o non nulla conoscenza. La Natura non si difende pensando solo agli animali, ma a tutta la componente biologica. Ed è difendendo troppo gli animali che a volte le si fa danno: per i cacciatori sarà solo una questione di carniere, ma è certo che la loro opera è sempre più indispensabile se si usa un poco di buon senso e si mettono da parte le posizioni di principio, che spesso sono dettate da preconcetti, magari con incoerenza di vita.
Franco Zunino
Segretario Generale Associazione Italiana Wilderness