La categoria dei cacciatori cinofili si è arricchita di molte più persone di una volta, quando in pochi avevano un cane, meno ancora ne avevano uno di razza e ancora meno si andava a vedere o si partecipava alle prove di lavoro. Diciamo che era un settore della caccia riservato alle minoranze più amanti del cane che del fucile. Sto parlando dei cani da ferma dato che i segugi sono stati sempre in auge nelle immense declinazioni di razze e d’uso.
Evidentemente la cultura cinofila ha sfondato ciò essenzialmente per tre motivi. Il primo il benessere più diffuso e la disponibilità ad investire su cani di razza pura. Il secondo il proliferare delle prove di lavoro cui molti, per diletto e altri per curiosità, hanno cominciato a partecipare come spettatori e come dilettanti. Il terzo la mancanza di selvaggina vera stanziale che ha indotto tantissimi a spostarsi sulla beccaccia, unico vero e residuo selvatico da affrontare con un buon cane da ferma. Quest’ultimo motivo ovviamente è determinato del fatto che con buoni cani si trovano più selvatici. Inoltre si gode del lavoro dell’ausiliare che dona soddisfazioni e spettacolo. In misura tale che un mezzo cane non potrà mai darti anche quando ti facesse fare carniere.
Sappiamo, almeno speriamo, che il fine ultimo della caccia col cane non sia il carniere ma come si arriva a farlo. Con questi presupposti e un buon cucciolo o cucciolone in mano si sono cimentati in molti per farne un vero cane da caccia ma le difficoltà sono tante. Spesso qualche soggetto, che in altre mani e trattato con più saggezza sarebbe diventato un buon ausiliare, ha fatto invece una brutta fine o è diventato un cane mediocre. Indagando sul perché si capisce che quel soggetto ha avuto cattivi maestri. E’ andato in mano a persone che si sono improvvisati addestratori convinti che basti portare un cane in campagna e prima o poi diventa una perla di cane.
L’indagine si fa sia osservando cane e padrone sui campi, sia sui vari quagliodromi per addestramento, sia ascoltando discorsi sul bordo campo durante qualche manifestazione. Ora più che mai si può fare sui Forum di cinofilia o su Facebook. Insomma su tutti i vari Social cui si dedica molto tempo la sera o durante le lunghe giornate di chiusura generale. Quali sono le domande più ricorrenti? Quali sono gli errori più marchiani? Quali sono gli atteggiamenti da tenere per non perdere un buon soggetto di razza che costa soldi e quindi diventa un patrimonio sprecato? Partendo dalla prima domanda. Il primo errore è quello di portare il cane in campagna molto giovane. Il secondo quello di non abituarlo al guinzaglio. Il terzo è quello di non abituarlo a stare in automobile. Il quarto quello di sottoporlo al giochino della “farfalla”. Il quinto quello di non prepararlo allo sparo del fucile. Il sesto quello di non insegnarli a stare fermo e aspettarci. Il settimo il consenso su un altro cane che ha puntato. L’ottavo a stare collegato col padrone per formare “una squadra”.
Il nono quello di non diventare il succube di un altro cane più intraprendente. Il decimo quello di essere ubbidiente per soddisfazione e mai per coercizione. Basta un decalogo per stabilire come deve essere un buon cane da caccia? Forse no, ci sono altre cose ma su queste è bene lavorare molto, ordinatamente e per tempo. Intendo dire lavorare in tempo utile e graduando gli esercizi, fermandosi a riflettere se siano stati acquisiti o no per procedere oltre. Non ho parlato del riporto perché quello è un capitolo a sè. Ognuno l’intende in maniera diversa. Però si ha occasione di vedere molti cani che danno spettacoli orripilanti quando maltrattano la selvaggina. Ma si ha anche l’occasione quando lo spettacolo lo danno i padroni con urli, sollecitazioni, fischi che non fanno altro che disorientare il povero ausiliare.
Da questa premessa, periodicamente mi cimenterò con l'argomento, non per fare un manuale vero e proprio ma dare delle opinioni. Aggiungo che esse sono frutto della lettura dei migliori manuali di addestramento; sono esperienze fatte in proprio sul terreno con soggetti di varie razze. Esperienze ottenute in ben cinquantaquattro anni di caccia col cane. Sono inoltre trucchi e raccomandazioni avute o sottratte a vari addestratori professionisti che vanno per la maggiore e hanno raggiunto risultati grandiosi coi loro beniamini. Seguirà la disamina di ogni punto specifico spiegando in dettaglio il mio metodo personale e confutando, ove occorra, comportamenti difformi che, a mio avviso, arrecano danno o non fanno maturare serenamente l’allievo che intendiamo addestrare.
A presto.