Coloro che cacciano con due o più cani dovrebbero avere dei soggetti con la ferma di consenso. Questa caratteristica, infatti, è cosa necessaria non solo utile. Anche se si cacciasse da soli sarebbe sempre e comunque desiderabile perché si possono incontrare colleghi cacciatori sullo stesso terreno. Mettiamo il caso che fuori da un boschetto ci sia collega che vi precede o affianca.
Mettiamo che abbia il cane che ha incontrato e fermato la selvaggina, sarebbe veramente deprecabile che il vostro cane lo caricasse o sorpassasse andando ad involare il selvatico che stava nascosto sul terreno. Sono quelle circostanze in cui può scappare qualche parolaccia da parte del collega che aveva avuto il piacere di vedere una bella ferma ed era pronto a servire il suo cane. Diciamoci la verità, un bel consenso non è solo necessario è anche foriero di orgoglio da parte del padrone del cane che lo sa fare e lo fa bene. Cosa vuol dire bene?
Semplicemente che il cane deve fermarsi in postura di ferma, più o meno espressiva, alla vista di un altro che sta fermando. Aggiungo, a scanso d’equivoci, non solo alla vista ma anche se percepisce un cane che si è fermato a puntare un animale in un forteto, un boschetto e resta pressoché invisibile. Non è vero quindi che il consenso è d’obbligo solo a vista ma lo si fa anche quando il cane che sopravviene avverte la presenza di un altro cane impietrito davanti ad un selvatico. Ho avuto tante volte il piacere di vederlo fare mentre mi trovavo in boschi fitti e coperti dove il cane pervenuto non poteva avere visto il suo compagno di battuta.
Come si fa ad ottenere un bel consenso? Molti cani, fortunatamente, lo hanno innato cioè è una dote della razza. Specialmente gli inglesi lo eseguono con spontaneità e prontezza perché da moltissimi anni abituati a cacciare in coppia. Oggi però anche i continentali si prestano volentieri e si sono ormai superate alcune credenze che miravano a dispregiare i cani non provenienti dalla Gran Bretagna. E’ vero che un tempo i nostri spinoni, bracchi e breton erano restii ma perché cacciavano prevalentemente da soli. Il perché è noto, la miseria di moltissimi anni addietro non permetteva di nutrire molte bocche. Un cane generico serviva per tutto e in questo i nostri continentali erano maestri. Oggi invece con l’impiego massivo, sia a caccia sia alle prove di lavoro, si è insistito molto nel selezionare cani che eseguono questa azione. Ecco che è arrivata la dote del consenso spontaneo. Tutto quindi risolto? Non proprio, ci sono sempre i soggetti più testoni, focosi, gelosi o arditi che non si prestano spontaneamente. Sono soggetti che vanno trattati a parte e lavorati con calma, perseveranza e decisione perché nel caso si commettano degli sbagli si potrebbe rovinare il cane oppure renderselo nemico. Nel qual caso dovremmo cederlo a chi ne sa più di noi. Non mi dilungo ad esplicitare la fase addestrativa perché intendo seguire un itinerario che mi porterà a trattare tutte le fasi dell’addestramento alla fine di queste note.
Federico Gallo