Da un po' di tempo seguo sui social, il dibattito relativo alla promozione, tra i banchi di scuola, della cultura riferita alla caccia ed alla gestione faunistica. Tra i contro, c’è chi sostiene che ai bambini non si possa in alcun modo parlare di morte o uccisione di un animale, che la cosa li turberebbe a tal punto da dover far passar loro, interi pomeriggi in compagnia di uno psicologo, e…. chi più ne ha più ne metta!
Io personalmente, sono fermamente convinta, invece, che parlare di gestione faunistico ambientale e conseguente prelievo venatorio, non e’ e non deve esprimere solamente il concetto di abbattimento di un animale (che e’ invece diretta conseguenza di una attenta gestione delle popolazioni e dell’ambiente, svolta di fatto dai cacciatori), bensi’ quello di trasmettere la conoscenza delle specie selvatiche presenti sul territorio, della loro biologia, i rapporti che le legano all’uomo e della gestione delle medesime e del loro habitat, attuata anche per mezzo del prelievo venatorio!
I ragazzi di oggi sono di fatto sempre più distanti da quella cultura rurale, a volte dura ma ricca di valori e di concretezza, che ha caratterizzato la nostra generazione. Lo stesso si puo' dire per la conoscenza, anche se non precisa, che tutti noi avevamo della fauna selvatica, essendo in grado di riconoscere perlomeno il passero e il merlo. In classe, a scuola, si parlava tranquillamente di animali, nidi visti, fionde del nonno, battute di pesca che i ragazzi organizzavano il sabato per la domenica mattina. Oggigiorno invece è spesso la stessa scuola (o meglio alcuni insegnanti) che indirizza l’istruzione sull’argomento, inprontata ad un pensiero comune, basato unicamente sul rispetto e sull’amore nei confronti della natura e degli animali, ma mai si parla della concreta gestione dei medesimi perché di fatto non si conosce…nulla sull’argomento!
E quindi può succedere che il bambino che ha un padre o un nonno che vanno a caccia, debba sentirsi dire dal suo insegnante che sono degli assassini! Sarebbe questa una buona educazione? Il vero cacciatore ha un rapporto di rispetto con la natura e con gli animali, una conoscenza profonda e costante dell'ambiente che frequenta - magari da decenni -, non e' un torturatore ne' assassino ma ha un ruolo gestionale sempre piu' importante e condiviso. Proviamo a dialogare senza preconcetti o presunzioni di sorta, oppure la tolleranza delle diversità e' un valore valido solo per alcuni argomenti? Per questo motivo mi piacerebbe riuscire ad organizzare e promuovere, con l’aiuto dell’Associazione che rappresento, delle giornate informative presso le classi delle scuole elementari e medie della Provincia di Treviso, iniziativa poi da diffondere, con l’aiuto di soci volontari o professionisti che ne abbiano volontà e capacità.
Concludo portando l’esempio della giornata del 20 giugno prossimo, organizzata nella Riserva alpina di Sernaglia della Battaglia, presso il centro addestramento cani Brait, dove si svolgera' una festa per i ragazzini del paese e dintorni, alla quale parteciperanno i figli dei cacciatori ed i loro amici. Meglio forse trascinarli una giornata al centro commerciale a rompersi le scatole o sottoporli a tre ore di macchina con le cuffiette e un super telefonino che tiene loro compagnia mentre genitori distratti o preoccupati li tengono "sedati"?
Wilma Vettorel
Presidente Sezione ARCICaccia - Mareno di Piave