Non conosco affatto la situazione degli ungulati (specie Cervo) nel Parco Nazionale dello Stelvio, né quale sia la richiesta avanzata dalle autorità altoatesine, per cui quanto scrivo in merito all'allarme lanciato da tanti ambientalisti si basa solo su una notizia imprecisa, sebbene l'argomento sia piuttosto basato su principi; principi che non è detto siano sempre giusti:
1. E' ora di smetterla col tabù (ecco un principio!) tipicamente italiano che nei Parchi non si debba MAI cacciare. A volte vi possono essere anche motivazioni squisitamente ecologiche a farlo ritenere non solo opportuno, ma necessario (esempio, nel Parco d'Abruzzo per cervi e cinghiali, ed in difesa dell'orso marsicano).
2. Almeno per il cervo, se il loro numero è tale da arrecare danno alle foreste ed alla flora del Parco ed alle colture agricole di fondovalle, logico, normale e giusto che debbano essere ridotti di numero, e che la caccia sia lo strumento più efficace per farlo.
3. Invito tutti a leggersi un articolo sullo stesso problema nei Parchi americani (e come lo abbiano risolto), che apparirà nell'imminente prossimo numero del periodico Wilderness/Documenti che magari qualcuno di voi riceverà (altri lo potranno richiedere se mai lo desiderassero).
Saggezza e ragionevolezza a volte valgono più di tante ottuse prese di posizione di principio, le quali stanno rendendo i Parchi sempre più avvisi alle popolazioni locali che li hanno e li stanno subendo a causa della loro illiberale antidemocraticità istitutiva. Non citiamo solo Yellowstone quando ci fa comodo: è di poco tempo fa addirittura l'autorizzazione alla caccia di alcuni esemplari di Grizzly nel limitrofo Parco Nazionale del Grand Teton in occasione dell'apertura della stagione venatoria ai cervi Wapiti. E questi provvedimenti non sono certo per danneggiare i Parchi o per annientare l'orso! Per cui dovrebbero fare riflettere e farci capire che forse siamo noi che sbagliamo, non gli altoatesini e tanto meno gli americani.
Franco Zunino
Segretario Generale dell'AIW