CARO PRESIDENTE E CARO DIRETTORE…
L’Orsetta Morena scrive alla dirigenza del Parco Nazionale d’Abruzzo
Caro Presidente Carrara e caro Direttore Febbo, lo so che certamente troverete strano che un orso vi scriva, tanto più un piccolo orso femmina quale io sono, che ha perso la mamma e che è andata solamente alla scuola dei vostri esperti e studiosi della mia specie. Ma qui da dove vi scrivo, non lontano da Civitella Alfedena (mi hanno detto – vi dirò poi chi – che voi chiamate così quel luogo con case ed orti) e chiusa dentro una recinto da cui non posso uscire se non mi aiuterete voi a farlo, molte notti fa è passato un orso il quale mi ha narrato che già uno dei nostri compagni tempo fa aveva scritto ad un altro Presidente per motivare e scusarsi per il saccheggio che aveva fatto in una specie di orto del paese che vi ho detto, proprio la sera di Natale (ma in quella specie di orto aveva trovato, appunto, ortaggi e frutti; e lui aveva fame!). Mi ha anche detto che quell’orso non era poi stato ascoltato, ma anche che alcune voci gli avevano detto che quella persona si era forse pentita per non averlo fatto, poi tardivamente impegnata a cercare una soluzione al problema della nostra specie, ma che non lo poté fare perché altri uomini gli dissero che di noi lui non doveva più occuparsi perché sarebbe arrivata un’altra persona a farlo. E credo che una di quelle altre persone sia uno di voi, perché ora lui non c’è più, mentre proprio voi avete scritto di me sui giornali che leggono gli uomini. E allora, ecco che ho deciso di scrivervi anch’io. Speranzosa!
Voglio subito dirvi che non so perché mi chiamate Morena (io non avevo bisogno di questo che voi chiamate “nome”, perché la mia mamma per chiamarmi faceva un altro verso che io già avevo imparato a capire; forse era quello il mio nome), ma oggi di questo vostro nome sono lieta, perché ho capito che dopo questo suono ricevo attenzioni e cibo, e che quindi questo suono è solo un modo diverso da quello che usava la mia mamma prima di lasciarmi poppare il suo latte. E quindi non mi dispiace più sentire questa voce.
Stanotte sono venuti altri orsi al di là della rete (sapete, quelli che ogni tanto vanno gironzolando anche tra le vostre case per cercare qualcosa da mangiare) e mi hanno detto che ora tra gli uomini corre voce che presto sarò portata di nuovo nella mia valle di boschi e montagne dove sono nata e dove ho vissuto con la mia mamma prima che mi perdessi e fossi da voi curata, vezzeggiata ed alimentata (erano giorni che non mangiavo, e avevo proprio fame!).
Mi hanno detto che in giro si mormora che sarò presto liberata, proprio così, mi hanno detto, “liberata”, il che vuole dire che adesso libera non sono, anche se a volte ho la sensazione di esserlo, perché da quando ho perso la mia mamma e gli uomini mi hanno preso con loro, dopo qualche tempo da quando mi hanno messa in questa rete dove anche girando in tondo non trovo uscita, viene spesso un essere strano con una pelliccia come aveva la mia mamma, a portarmi da mangiare; ed io penso che sia una nuova mamma, anche se loro credono che io non lo abbia capito; ma io so che dietro quella pelliccia che odora di noi, si nasconde uno di quegli esseri quali siete voi, e che il mio amico orso mi ha detto essere uomini. Ma non è cattiva questa mia nuova mamma, anzi, mi tratta bene e a volte mi fa anche sentire non più sola come quando mi persi e non rividi più la mia vera mamma ed il mio fratellino.
Ecco, caro Presidente e caro Direttore, vi scrivo solo per comunicarvi che se sono vere le voci che ho sentito, vorrei pregarvi di non liberarmi tra qualche mese come mi hanno detto che avete intenzione di fare, perché verrà presto la stagione che voi uomini chiamate “inverno”, ed io non ho più la mia mamma che mi insegnerebbe come fare per nascondermi e farmi arrivare a quell’altra stagione che voi chiamate “primavera” quando, sempre mi hanno detto gli amici orsi qua fuori, l’erba cresce nuovamente verde e ci sono i fiori a profumare i prati e tutti i faggi si caricano di nuovo di foglie verdi – mentre ora vedo che stanno ingiallendo e credo che stiano morendo, forse perché le sta uccidendo quella cosa “inverno” che sta arrivando.
Per favore, lasciatemi stare ancora qui con voi, con quella nuova mamma che così spesso mi viene a trovare, anche se poi non vive mai con me e sempre se ne va uscendo dall’unico entrata che ha questo luogo circondato da quella che voi chiamate rete, così non mi sentirò più sola ed il freddo che già adesso comincio a sentire di notte mi sembrerà meno freddo. Io stavo bene in quella vallata quando mi avete presa e forse la mia mamma e il mio fratellino avrebbero potuto venirmi a cercare come facevano prima; ma mi hanno portata via; qualcuno ha detto, troppo presto, e forse è vero. Ora ho solo più voi, mi avete abituata a quella strana presenza che è la mia nuova mamma che tanto spesso mi porta cose buone, lasciatemi stare ancora con lei almeno fino a che l’inverno sarà passato ed io saprò cosa sia, perché gli orsi che passano di qui mi hanno detto che non è una bella cosa l’inverno. Che quando arriva l’inverno loro vanno a dormire per tanto tempo: ed io sono una di loro! Dove potrò andare se non ricordo neppure più gli anfratti della mia valle? Mi hanno detto che quando per voi viene Natale per noi orsi c’è solo buio e freddo? Non vi nascondo che a volte penso che se non mi aveste presa con voi, per aiutarmi, e di questo vi sono comunque grata, forse la mia mamma sarebbe venuta lei a prendermi, o forse no, perché forse gli era successo qualcosa di brutto. Penso spesso che forse lei mi sta ancora cercando ed ho paura che se non mi ritroverà dopo che mi avrete liberata, dovrò affrontare da sola quello che voi chiamate inverno. Ed io ho paura!
E’ vero che con me state affrontando una sfida, come mi hanno detto che sta scritto nei vostri giornali? Cos’è una sfida? E’ forse una sfida il non avermi lasciata stare ad aspettare la mia mamma in quella vallata? Io ci sarei stata volentieri da sola anche per tanto tempo e magari la mia mamma finiva per venirmi poi a riprendere! La sfida è avermi voluta salvare? Io a volte penso che forse era meglio se la sfida l’avessi sostenuta io, cercando di vivere da sola e sperando così che la mia mamma ritornasse a prendermi; forse sarebbe stato meglio per me, meno gravoso per voi, anche a costo di riuscire da sola a diventare grande prima dell’inverno e trovare lei o un’altra mamma o anche… andare anch’io dove forse lei è ora. Mi hanno detto, quegli orsi, che dopo qualcuno scriverà magari la mia triste storia, perché questo fanno gli uomini per raccontarsi i loro fatti; forse hanno bisogno di orsi come me per queste narrazioni, orsi che loro possono stringere, accarezzare, ma anche curare con quei ferri appuntiti che usano per studiarci dentro; e a qualcuno, mi hanno detto, mettono anche una collana. Chissà, magari la metteranno anche a me. Dicono che non fa male, che è solo fastidiosa ma che poi ci si abitua e si vive come se non l’avessimo quella collana.
Ecco, io spero che quando giungerà la primavera possiate farmi ritornare dalla mia mamma nella nostra valle, ma per favore, lasciatemi ancora stare qui con voi con la mia nuova mamma per tutto l’inverno; mi hanno detto che in inverno cadrà dal cielo una cosa bianca e fredda che leccandola diventa acqua e che copre tutti i boschi e le montagne e che fa scomparire tutte le cose buone da mangiare che si trovano per terra. E allora ho paura, perché io quella cosa bianca non l’ho mai vista e magari non è una bella cosa per una piccola orsacchiotta senza la sua vera mamma, che non sa dove andare a ripararsi dal freddo. Tenetemi ancora con voi, qua o in altro vostro posto dove io possa andare a dormire se mi prenderà il sonno che mi hanno detto. E, lasciatemi andare libera a primavera, quando tornerà il sole a scaldarmi e tutto ritornerà verde e vivo. Ditelo a quella mia nuova mamma di tenermi ancora con lei; anche se non è la mia vera mamma, è tanto buona e forse poi io ritornerò a cercarla, qua o anche in quei luoghi che voi chiamate paesi e dove, mi hanno detto i miei amici orsi fuori dalla rete, sono gli unici posti dove è ancora possibile trovare da mangiare. Io sarò felice di venire, perché ricorderò a lungo questo posto e la mia nuova mamma. Chissà, forse non lo dimenticherò mai questo posto! Ma spero tanto di ritrovare la mia vera mamma quando sarò liberata; ma, per favore, non fatelo adesso, io sono ancora piccola e non saprò dove andare ed anche se mi avete dato tanto buon cibo, non credo che smetterò di cercarne altro, e, sempre mi hanno detto gli orsi fuori dalla rete, non lo troverò più perché sarà coperto dalla neve e quel poco sarà stato tutto divorato dai cinghiali e dai cervi, che spesso sento passare qui fuori.
Penso che quando sarò grande e avrò i mie cuccioli, dirò loro di non allontanarsi mai dalla tana dove nasceranno, perché altrimenti rischiano di doversi anche loro trovare un’altra mamma che, anche se sarà buona con loro come lo è con me, non sarà mai la loro vera mamma! Oh, quanto vorrei tornare in quella valle e cercare la mia mamma! Ma vi prego, non ora che sta per arrivare l’inverno, perché io non ricordo più nulla di quei luoghi! Sì, sarò felice di ritornarvi, ma penso anche che certamente desidererò poi ritornare a cercare la mia seconda mamma se non troverò la prima…
Fa finta di essere la mia mamma, quello strano animale che mi porta il cibo con la faccia uguale a quella della mia mamma ed il pelo ruvido che di lei ricordavo, ma io lo so che non lo è la mia vera mamma. La mia vera mamma mi porterebbe via da qui dove sto, sfondando la rete che mi racchiude! Sapeste quanto avrei voluto che questa rete l’aveste alzata attorno a me là dove mi ero persa! Perché solo là la mia mamma avrebbe potuto trovarmi, anche tanti e tanti giorni dopo. Forse lei mi avrebbe infine ritrovata, ed io avrei imparato a non lasciare più la nostra tana senza di lei!
Adesso, chissà dove sarà andata! Ed io ho paura di dover continuare a restare sola quando inizierà l’inverno, perché la mia nuova mamma sicuramente non potrà accompagnarmi quando sarò messa fuori da questa rete!
Ecco, allora, perché vi sto scrivendo per chiedervi, visto che mi avete salvata voi portandomi lontano dalla mia valle, di lasciarmi stare ancora un poco con voi, con la mia nuova mamma, almeno fino a che tutto l’inverno se ne sarà andato via. Poi sarò contenta di cercare di andare da sola a cercare la mia vera mamma!
Vi ringrazio, perché so che mi volete bene e che mi avete “salvata” proprio per questo… ma sapeste quanto avrei voluto restare ancora in quella mia valle ad aspettare la mia mamma!
Vi ringrazio comunque per il vostro interessamento, ma io voglio ancora stare con la mia nuova mamma, anche se è una finta mamma: ma io ora ho solo questa!
L’Orsetta Morena
Per intercessione di Franco Zunino