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feb22 22/02/2016
Perché questo titolo che magari qualcuno lo ritiene provocatorio e allarmistico, di certo ormai è cronaca di tutti i giorni che non ci sia un attacco di lupi a danno di animali domestici che siano da allevamento in particolare ovini e quindi da reddito, ma anche di affezione in particolare i cani.
Quindi credo proprio che ormai ci troviamo di fronte ad un problema sociale. Non entro assolutamente nella discussione sulla stima delle popolazioni di lupi, oppure sui loro eventuali ibridi, o se ci troviamo di fronte a lupi francesi o appenninici, etc., per questo ci sono i veri professionisti che ci hanno dato le giuste risposte e mi riferisco al Prof. Luigi Boitani dell'Unione Zoologica Italiana che insieme ad altri esperti zoologi su incarico dei ministeri competenti ed in collaborazione con Ispra ma anche con il contributo delle parti sociali interessate, hanno stilato il nuovo piano di azione per la conservazione e gestione del lupo. Ecco, dopo la sua uscita e presentazione di pochi giorni fa, arrivano puntuali e non inaspettate le critiche da tutte le forze animaliste e ambientaliste, solo perché il piano prevede in alcuni casi oculati l’abbattimento di alcuni lupi.
Mi sorge spontanea una domanda: perché ci si scandalizza di questo, quando norme ben precise e già ampiamente evidenziate dallo stesso Prof. Boitani, come appunto le stesse direttive comunitarie che gli stessi animalisti e ambientalisti giustamente sbandierano a modello e difesa per altre specie, ma non solo, gli stessi animalisti e ambientalisti che ci ricordano sempre di rispettare tali direttive, insieme ovviamente ai pareri dell’ISPRA? Ecco che come al solito invece quando le norme e la scienza con estrema cautela ed oculatezza prevedono in deroga un possibile prelievo di lupi in questo caso, ma ovviamente il discorso vale per tante altre specie, allora queste norme e questa stessa scienza non vengono accettate e sembrerebbe che sono proprio gli animalisti e ambientalisti a non volerle accettare.
Purtroppo abbiamo visto che quando non si interviene subito i problemi diventano irreversibili ed anche se non si parla di lupi, di esempi ne abbiamo avuti e ne abbiamo ancora con tante specie autoctone ed alloctone, come con lo scoiattolo grigio che quando erano stati individuati per la prima volta e molto localizzati non si è potuto procedere all’eliminazione, il tutto perché bloccati quegli interventi proprio dagli stessi animalisti, è purtroppo quello che è successo per tante specie alloctone dove si poteva e doveva intervenire per eliminare quei competitori con le specie autoctone, di fatto questo è stato sempre ostacolato nonostante le norme previste e nonostante l’autorevole parere della scienza.
Ora ci troviamo di fronte ad un problema diverso ma analogo nell’affrontare (solo per qualcuno) sulla metodologia di interventi. In tutto questo come è solito per le associazioni animaliste e ambientaliste si parla sempre di caccia, ricordo invece che il problema lupo non è certo un problema dei cacciatori e che sono proprio quelli che non dovranno mai intervenire per la loro gestione, in pratica i cacciatori non saranno mai chiamati a premere il grilletto per contenerne i numeri. Saranno altri soggetti eventualmente chiamati a farlo.
Ho avuto modo di apprezzare e condividere il nuovo piano di azione conservazione e gestione del lupo, ma lo ritengo molto complesso e di difficile attuazione forse per i troppi enti interessati e forse i troppi sentito il, sentito il, sentito il, visto il parere del, visto il parere del, visto il parere del, etc, etc, etc, e come molti altri piani di azione o linee guida o altri documenti tecnici di gestione faunistica supportati ovviamente da norme comunitarie, statali, regionali in materia di gestione e controllo, in buona sostanza rimasti solo sulla carta.
Certo che una cosa è sicura, il lupo deve rimanere una specie super protetta, è un arricchimento alla nostra biodiversità, una specie da tutelare e conservare per le generazioni future, ma certamente una specie che sta mettendo in serio pericolo anche molte attività zootecniche di eccellenza. Si parla sempre più spesso di allevamenti intensivi ed allevamenti estensivi, i primi caratterizzati da animali sempre stabulati ed alimentati per lo più con mangimi artificiali, i secondi animali allevati e cresciuti allo stato brado quindi che si alimentano allo stato naturale, ovviamente il tutto a vantaggio della qualità della carne, del latte e dei loro derivati quindi formaggi e latticini vari, ma ben più importante proprio per il benessere degli stessi animali allevati in modo naturale. Quello stesso benessere animale che gli stessi animalisti portano avanti (e che condivido) in tante battaglie e campagne di sensibilizzazione contro gli allevamenti intensivi, e allora? E allora credo che sia ora di far pace con il cervello, anche perché ho sentito più volte dire che alcune soluzioni per difendersi dagli attacchi dei lupi è chiudere e cioè stabulare gli animali, non mandarli al pascolo brado incontrollato. Ma come, ora allevare al chiuso va bene? E il benessere animale? Ovviamente per molti allevatori queste sono follie, in primis per i motivi già evidenziati, ma anche per gli enormi costi gestionali nello stabulare gli animali, per non parlare delle mille complicazioni burocratiche come autorizzazioni edilizie, sanitarie, etc. etc. Ma in questo modo il benessere animale non conta più?
Chi alleva ovini allo stato brado in ambienti selvatici come per centinaia di anni è stato fatto ed ancora in parte si fa, gli allevatori hanno usato ed usano tuttora i cani da guardia i nostri pastori maremmani abruzzesi che non solo tengono lontani i lupi, ma anche cani ed uomini che non conoscono. Proprio per il fatto che i cani da guardiania di greggi sono cani che hanno caratteristiche spiccate alla protezione del gregge e quindi a renderli ostili con tutti gli intrusi, anche con le persone sconosciute ed ostili anche con gli altri cani che non fanno parte del loro gruppo sociale. Diventa quindi impensabile proporre questi cani in contesti antropizzati, si alimenterebbero tensioni con i vicini e tensioni con i tanti fruitori dell’ambiente che ruotano intorno a questi allevamenti. Infatti il problema serio e pericoloso è che alcuni lupi si sono insediati in ambienti antropizzati cioè in ambienti dove ci sono insediamenti abitati con annessi animali domestici di affezione come i cani, ma anche equini in genere come cavalli e asini, dove sono presenti anche strutture di allevamento ovino, caprino, etc. quindi tipiche zone collinari, etc., caratterizzate da grandi estensioni boschive, pascoli, incolti, aree agricole, tutto questo frammentato dalla presenza delle attività umane ed insediamenti abitativi. Qui il lupo ha trovato facili prede ed eccellenti coperture difensive, il massimo per un predatore: gli esperti, e la logica naturale ci dicono che esiste per ogni specie animale una zona vocata o non vocata per quella o questa determinata specie, ecco che un territorio più o meno antropizzato non potrà mai essere un’area vocata per il lupo proprio per il conflitto e la pericolosità da lui esercitata verso gli animali da reddito, da cortile e da affezione, ma anche un possibile pericolo per l’uomo stesso. In ogni caso questi lupi in tali contesti arrecano danni. Questi non solo andrebbero immediatamente risarciti, ma gli stessi lupi (ed a maggior ragione eventuali loro ibridi) andrebbero eliminati come del resto viene fatto in tutto il mondo quando specie selvatiche entrano in conflitti pericolosi con l’uomo, i propri animali e le proprie attività, invece purtroppo assistiamo ad una immensa burocrazia, tempi biblici nei risarcimenti e finanche irrisori, sempre che questi vengano poi effettuati. Tutto questo provoca amarezza, delusione, sconforto che sfocia in rabbia e scatena purtroppo il gravissimo problema del fai da te, cioè reati di bracconaggio di uccisioni con lacci, veleni, etc., atti ovviamente da condannare e combattere con ogni mezzo.
Ma poi vengono spontanee alcune riflessioni dopo aver visto un report della trasmissione televisiva delle Iene sul canale Mediaset Italia 1, dal titolo “Quando il lupo diventa una minaccia” e dove vediamo e sentiamo le riflessioni di una esperta che manifesta giustamente lo sdegno di tali azioni di bracconaggio verso un lupo morto da bocconi avvelenati: ma per caso qualcuno non pensa invece che quel povero cagnolino nero che si vede nel video viveva sereno e beato con la propria famiglia di umani e che magari era la felicità di un bambino, lui il cagnolino ci ha provato a scacciare il lupo entrato nella proprietà abitativa, ma quel lupo lo ha preso per il collo e se lo è portato via per mangiarselo; e che pensano di quel povero asinello sbranato, animale tanto caro per qualcuno che tutti i giorni lo accudiva amorevolmente? Questi erano animali d’affezione che vivevano in contesti abitati, ma di esempi ne potremmo citare ancora, come il labrador sbranato sempre dentro la proprietà di una villetta, ma anche i tanti cavalli all’interno di proprietà, non contiamo poi le predazioni (come appunto ci ricorda il report di cui sopra) a danno dei piccoli allevamenti amatoriali di ovini e caprini. Ma per questi animali nessuno prova un sentimento di sdegno per delle uccisioni che non dovrebbero esserci, in particolare in questi contesti. Ma quelle non sono povere bestiole?
Le soluzioni? Non credo che si arriverà ad una soluzione, in questa materia la storia ci insegna. Però è ora che quel qualcuno che si ostina ad osteggiare la corretta gestione e controllo di alcune specie problematiche, il tutto supportato dalle leggi e dalla scienza e quindi dai piani di azione: ebbene che quel qualcuno allora cominciasse a prendersi le proprie responsabilità e pagare loro con i propri soldi i danni arrecati e sempre quel qualcuno a proprie spese cercare di risolvere il problema. Come tutti i piani di gestione e controllo alla fine devono però darci il resoconto e cioè la risoluzione del problema.
Stefano De Vita Tags:
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