Il lupo conquista l'Europa. Era rimasta una sola nazione dell’Europa continentale dove non era stata ancora segnalata la presenza del lupo, nella sua lunga marcia alla riconquista di territori un tempo abitati: il Belgio. Ora questa lacuna è stata colmata e dopo cento anni dall'ultima segnalazione un lupo è stato avvistato a inizio gennaio 2018 presso Beringen e la base militare di Leopoldsburg, nel nord delle Fiandre.
Questa è di per sè una buona notizia (anche se la presenza del lupo va gestita nei territori e per questo a luglio andrò con la Commissione ENVI in Alta Savoia per il progetto Grandi Carnivori).
La conservazione e gestione sostenibile dei grandi carnivori rimane una questione controversa, che provoca forti reazioni ed emozioni, sia a favore che contro le specie, soprattutto nel caso di lupi e orsi. Molti dei conflitti in corso sono legati ai danni economici che queste specie possono provocare, come ad esempio l’uccisione di bestiame, la distruzione delle arnie e di altre proprietà. I conflitti tendono ad essere particolarmente evidenti in zone di nuova ri-colonizzazione, dove non si è più abituati alla presenza di queste specie. Ci sono anche fattori intangibili che contribuiscono ad alimentare il conflitto, che è radicato non tanto nella paura ma soprattutto in scelte di valore e nella richiesta concorrente per l’utilizzo del territorio (agricoltura e allevamento del bestiame, infrastrutture di trasporto, silvicoltura, caccia, attività ricreative, ecc…). Per molti, i grandi carnivori riflettono problemi più ampi legati al mantenimento dello stile di vita rurale e delle pratiche tradizionali, così come al rapporto mutevole tra l’uomo e la natura. Bisogna coinvolgere le popolazioni locali e studiare metodi di prevenzione per limitare ad esempio le predazioni. Ma non è semplice. E chi vive in città spesso non lo capisce
Condivido questa notizia con voi perchè trovo necessario non abbassare mai la guardia sulle questioni ambientali, soprattutto quelle che riguardano la biodiversità, tema quasi assente dalla campagna elettorale. O se trattato lo è solo in un’ottica animalista e non ecosistemica.
Questo mi preoccupa. Non si tratta di cavalcare emergenze o slogan ma di una visione a lungo termine. Oggi non c’è una questione ambientale a sé stante, inseguendo la quale si può dare risposta alla domanda di cambiamento. Oggi è davvero tutto collegato. Anche le emergenze ambientali, dagli uragani alle ciminiere, contribuiscono a creare paure e disorientamento. Ma dalle stesse questioni ambientali è possibile rilanciare una visione positiva, un percorso di miglioramento collettivo. Lo dobbiamo a tutte quelle persone che ormai scelgono stili di vita orientati alla sostenibilità ambientale e prestano attenzione a ciò che rende la vita più vivibile come la crescita esponenziale di consumi e di produzioni ecologiche, la ricerca di nuove relazioni comunitarie e di una diversa gestione del tempo libero fino ad arrivare alla diffusione delle energie rinnovabili o alla tutela e gestione della biodiversità.
Renata Briano