Tutte le volte che in un qualsiasi Museo di Zoologia sono arrivato nel Vivario, in mezzo a serpenti, lucertoloni e salamandre, mi sono trovato in difficoltà. Ma non mi mettono a disagio le dimensioni di un pitone o le creste dell'iguana (che tra l'altro è anche erbivoro), ma il fatto che, istintivamente, tra le identificazioni dei serpenti comuni come la biscia e il biacco, sempre un po' rincoglioniti nelle loro gabbie di vetro, cerco l'Aspis francisciredi, la vipera comune, o aspide sordo, come da battesimo popolare.
Nata nelle nostre campagne, credo che sia la più azzeccata delle definizioni, perché indica un essere spregevole e pericoloso. Riguardo alla sordità, c'è una spiegazione diciamo “tecnica”. L'essere un po' sordi è caratteristica comune a tutti i serpenti che, sprovvisti di timpano, avvertono soltanto le vibrazioni del terreno o trasmesse attraverso un solido.
In proposito, un'altra spiegazione è per quello che si può vedere al cinema: il cobra che si muove come incantato da un flauto, in effetti non percepisce il suono come onde sonore trasmesse dall'aria, ma si sposta ritmicamente da destra a sinistra seguendo con lo sguardo il suo suonatore. Sempre nelle nostre campagne si diceva anche di stare tranquilli, visto che “su dieci vipere segnalate undici sono bisce”. Ma nonostante tutte le rassicurazioni e statistiche, tra chi frequenta certi ambienti, tutti gli anni si rinnova la psicosi della bestiaccia che normalmente, è vero, è un animale lento e timido, che si ritira senza rumore appena avverte una vicinanza, ma che diventa estremamente attiva e pericolosa dalla primavera all'autunno, quando sparisce nel suo nascondiglio e trascorre il letargo con altri individui della stessa specie, con i quali si attorciglia formando grovigli.
Soltanto a pensarci vengono i brividi, ma c'è sempre, guarda caso, chi ti invita al raziocinio e a considerare il pericolo senza fobia, facendo anche presenti le principali caratteristiche.
Il corpo della vipera comune o Aspide (Vipera Aspis) è corto e tozzo, con una strozzatura dopo la quale si osserva una breve e larga coda. La testa è piatta, triangolare, con il muso appiattito e rialzato superiormente. Gli occhi sono privi di palpebra e a differenza di molti altri serpenti, nei quali la pupilla è tonda, nei viperidi è a forma ellittica, con il maggior diametro in verticale. La lunghezza media normale si aggira sui 52–60 centimetri, la sua caratteristica principale è comunque il veleno, gestito in modo molto particolare. Nel mascellare superiore sono impiantati due denti cavi, tubolari, che sono in comunicazione con una ghiandola contenente il veleno. Questi denti veleniferi sono molto lunghi e non fissi. Infatti, l'osso sul quale sono inseriti è articolato in modo da permettere il ripiegamento interno, con la punta rivolta all'indietro. Nel momento in cui spalanca la bocca per colpire, i denti vengono eretti con la punta leggermente in avanti. L'inoculazione del veleno è istantanea.
Altro allarme di tutti gli anni è l'aumento del numero, che qualche volta e in certe zone è vero e dovuto a cause ben note, come lo spopolamento, appunto, di vaste zone montuose e collinari, con la conseguente diminuzione di molti animali, domestici e selvatici, da sempre nemici giurati della vipera, che ne contenevano la diffusione. E ancora più negativa, la indiscriminata e ingiustificabile uccisione dei rapaci, per finire con la strage degli spinosi. Stiamo rimpiangendo le poiane, il biancone, nibbi, albanelle, gufi e corvi; e poi i tacchini, le galline e i maiali allevati all'aperto, anche se in parte rimpiazzati dai cinghiali, ricci, tassi, puzzole e donnole.
Sono invece ridicole balle le voci dell'aumento della fecondità, aggressività e velenosità delle vipere, che non partoriscono sugli alberi in modo che i piccoli, cadendo, non possano mordere la madre (sic), fino al “meleggiamento” più sfacciato: se colpisci una vipera tagliandola in due pezzi, la parte con la testa se ne va, e ti aspetta sette anni per compiere la vendetta.
Più seriamente, sul come comportarsi credo sia inutile aggiungere consigli a quelli che conosciamo da sempre. Infatti ci dicevano: oltre al “siero”, altrettanto importanti sono gli stivali, o gli scarponi e gambali, un po' di prudenza e tanta attenzione.
Ultima nota. Mi è capitato di rileggere quello che ha scritto Fulvio Tomizza a proposito delle vipere e del babbo cacciatore. Non mi saprei raffigurare morte violenta più probabile e naturale di quella avvenuta in seguito ad un inatteso, fulmineo morso. Certamente ne morirei subito, prima della vittoria del veleno sul mio sangue, al solo contatto con la bestia ributtante e immonda. So che questa avversità è assai diffusa, sì da mettere in luce sospetta chi non la condivide, ma credo che non si possa riscontrare un terrore così irragionevole e totale, com'è quello che mi gela il cuore e mi offusca la vista.
Mario Biagioni