Il cacciatore ha le proprie stagioni e non sono stagioni comuni. L'autunno come la primavera. Già da quando il sole è più basso all'orizzonte e fa buio presto e l'arietta serale più cruda, lentamente qualcosa si risveglia.
La quotidianità muta e si tinge di un nuovo sentimento. Il cacciatore travestito da impiegato, da operaio esce di casa al mattino presto per andare al lavoro, ma lo sguardo una volta fuori dalla porta va in alto, al cielo; eccolo lì.
E non è più il solito cielo d'estate, è un cielo che racconta una storia. Un cielo disegnato da nuovi voli mentre i marciapiedi sono cosparsi da foglie gialle, le prime.
Tutto questo racconta, anche l'aria che ha un profumo diverso, anche le montagne che chiamano hanno un altro aspetto. Un istinto, una forza sconosciuta che rapisce e allontana, che se ne va prepotentemente in crescendo.
Segno che tutto fa parte di una cosa perfettamente concepita e che perfettamente si incastra con la natura. Non c'è suono, odore che sfugga e che non richiami a quell'intima essenza che spontaneamente diventa parte della natura: il cacciatore.