Che ne dite se si cominciasse a fare sul serio? Come? Ma dando una spinta a una qualche forma di comunicazione diffusa, globale, almeno a tutti i cacciatori, in modo che il nostro "verbo" possa avere una voce uniforme e tale da poter essere oggetto di replica urbi et orbi nei confronti della gente comune, di chi ci snobba, di chi ci denigra.
Per non sapere nè leggere ne scrivere, e per non perdere tempo in convegni e seminari, e cabine di regia, per mettere d'accordo chi d'accordo non ci pensa proprio ad andare, proviamo a guardarci intorno per vedere se c'è qualcosa che può fare al caso nostro. Di esempi, in giro, ce ne sono. Secondo me, quello più rispondente ai nostri obiettivi, lo possiamo riscontrare in Francia, dove l'unica associazione che rappresenta al centro e in periferia i cacciatori, la Federation National de Chasseur, produce materiale di tutto rispetto. Lo produce sotto forma di opuscoletti di carta, di facile lettura, con tante illustrazioni ("un'immagine vale più di mille parole", si dice), adatto al colto e all'inclita, ma riproponibile anche sui mezzi di comunicazione di massa, che oggi vanno per la maggiore, anche in Italia, fra una larga fascia di cacciatori. I cosiddetti Social.
Difficile? Non direi. Vediamo allora di che si tratta. Cito degli esempi, attuali, ricordando però che questa meritoria attività data nel paese d'Oltralpe da almeno alcuni decenni, con "Il piccolo libro verde", che ha potuto "dare la linea", come si diceva una volta, a qualche generazione di cacciatori francesi. I quali, se vogliono approfondire, possono attingere successivamente anche alla vasta casistica di saggi prodotti dall'ONCFS (OfficeNational de la Chasse et de la Faune Sauvage).
Comincerei col dossier "I cacciatori francesi - Attori della Biodiversità - proteggono la selvaggina acquatica considerata minacciata", suddiviso in quattro sezioni: Pavoncella, Pittima e altri limicoli, Chiurlo e Moriglione, elaborati in collaborazione con la costituita Fondazione per la Protezione (leggete bene: protezione) degli habitat. Per la Pavoncella, per esempio, in otto paginette otto (compreso prima e ultima di copertina), si descrivono 74 azioni di tutela messe in atto dai cacciatori a favore della specie; 75 sono quelle a vantaggio del Moriglione; 51 per la Pittima e i limicoli; 38 per il Chiurlo maggiore.
Non di minore importanza le otto paginette otto che racchiudono elegantemente otto gustose ricette proposte da chef stellati che affrontano la preparazione per la tavola delle specie selvatiche che vanno per la maggiore: colombaccio, anatre, lepre, fagiano, capriolo, pernice, coniglio...
Un po' più corposo l'opuscolo "Il cacciatore, sentinella sanitaria", che descrive l'attività e l'impegno dei cacciatori per garantire la salute della selvaggina e di conseguenza quella dell'uomo, che chiude col motto: "Io caccio e mangio le mia mia selvaggina", che fa il paio con l'altro opuscoletto/depliant che richiama l'attenzione, anche degli agricoltori, sull'importanza della biodiversità vegetale per il benessere della fauna selvatica, in particolare quella oggetto di caccia.
Ma non finisce qui, perchè a questi dossier principali, si aggiunge una serie nutrita di Dossier Thematique, che spaziano da quei due dedicati all''importanza delle zone umide, all'altro su "Caccia e sicurezza", all'altro ancora su "Creazione e gestione di habitat", e via e via, passando per "Caccia e agricoltura: sfide comuni", "Cacciatori e protezione degli ambienti montani", "Caccia e foresta"....
Non che da noi non si sia fatto o non si faccia niente, ma come al solito quello che è uscito è stato il frutto della proverbiale nostrana frammentazione, conseguente alle solite divisioni, spesso ideologiche o di mera voglia di prevalere individualmente. In ogni caso, facendo le dovute riflessioni e mettendo in evidenza le criticità di casa nostra, nel giro di qualche mese/anno con poca applicazione si potrebbero produrre analoghi strumenti che in breve tempo e con poche risorse andrebbero a costituire un valido sostegno - una specie di linee guida - a un progetto di rilancio della nostra amata caccia.
Vi pare possibile?
Nino Torrigiani