Nel 2006 la carriera politica di Michela Vittoria Brambilla non era ancora decollata. A quel tempo, dopo la parentesi giornalistica con il Tg4, si occupava a tempo pieno delle attività imprenditoriali di famiglia e del suo ruolo a capo dei giovani della Confcommercio. A lodarne l'intraprendenza in quei giorni (di lì a poco sarebbe comparsa nelle liste del Pdl) ci fu un lungo articolo de Il Giornale (28 ottobre 2006,vai al link), nel quale si legge chiaramente che la rampolla non ancora quarantenne si occupava di “due società commerciali che importano e vendono prodotti ittici dal salmone ai gamberi, e alimenti per cani e gatti”, oltre che della trafileria di acciaio del padre, di un centro medico e di un canile (sappiamo poi come andò a finire).
Ciò che all'ormai ex Ministro animalista si è sempre contestato è: come si può importare e vendere pesce morto e pollo in scatoletta per cani e poi contestare ogni tipo di sfruttamento animale, anche ai fini alimentari? Un conflitto di interessi bello e buono di cui guarda caso non c'è traccia sul sito odierno di MVB (www.michelavittoriabrambilla.it), dove alla pagina delle presentazioni dimentica strategicamente di citare questo genere di attività, che comunque - anche se adesso dismesso - fa parte delal sua storia personale. “Michela Vittoria Brambilla – si legge infatti nella presentazione - è un parlamentare della repubblica italiana, un dirigente nazionale del Popolo della Libertà, un imprenditore nel settore dell'acciaio e una convinta militante animalista”.
Visto che lei stessa ha fondato il movimento La Coscienza degli Animali, che tra le altre cose condanna l'allevamento intensivo e ne chiede l'abolizione, non avrebbe forse dovuto dare qualche garanzia ai suoi sostenitori su come sono stati allevati e uccisi gli animali commercializzati dalle aziende di cui almeno nel 2006 era contitolare?