Riceviamo e pubblichiamo:
Aspettavamo con ansia l’avverarsi del vecchio proverbio della cultura italiana “Non c’è due senza tre”. Tre sono infatti i comunicati stampa del presidente della Lipu Fulvio Mamone Capria i cui contenuti danno notizie suscettibili di riflessioni. Cominciamo con il primo, avvenuto il 26 luglio 2011 pochi giorni dopo la sua elezione: “Danni da fauna, Lipu: evitare criminalizzazione del lupo e delle altre specie protette” . Nell’articolo si commentava ciò che era venuto fuori a margine della conferenza stampa, tenutasi a Montecitorio, dell’Indagine conoscitiva della Commissione Agricoltura della Camera dei deputati, sul tema dei danni all’agricoltura causati dalla fauna selvatica.
Il passaggio su cui ci soffermiamo è il seguente: ---“ “La Commissione Agricoltura – afferma Mamone Capria - si è limitata ad affermazioni e conclusioni generiche, senza mettere in evidenza né le cause profonde del problema né i dati numerici circa l’entità dei danni denunciati. Se lo avesse fatto, magari utilizzando il pur non esaustivo e uniforme lavoro delle regioni italiane, sarebbe emerso che i veri danni all’agricoltura sono addebitabili, per il 60 o 70% del totale, alle specie cinghiale, lepre e fagiano, con punte del quasi 100% in alcune regioni.
“Si tratta di tre specie che risultano ormai quasi completamente immesse in natura a scopo venatorio, determinandosi con tali immissioni un circolo vizioso: i cacciatori immettono gli animali, che provocano problemi all’agricoltura e fanno invocare più caccia da parte degli agricoltori e degli stessi cacciatori…”
Passi il binomio cinghiale – danni, ma che si affermi che specie come la lepre o i fagiani (e le starne e le pernici non ce le mettiamo?), siano artefici dei danni all’agricoltura francamente ci sembra un’affermazione a dir poco difficile da credere. Ci piacerebbe proprio vedere questo angolo di paradiso faunistico dove branchi di lepri e orde di fagiani fanno incetta dei raccolti degli agricoltori provocando danni esorbitanti!!! Ci domandiamo anche il perché allora nel circa il 90% degli ATC italiani tutti i cacciatori e non si lamentino dell’assoluta mancanza di selvaggina stanziale che ricordiamo comprendere anche lepre e fagiano. E le richieste di danni provocate dagli storni? E i danni provocati dai numerosi caprioli ai vitigni pregiati e agli uliveti?
Il secondo pezzo su cui ci soffermiamo è di pochi giorni fa ed è inerente, purtroppo, alle difficili condizioni meteo che stanno mettendo a dura prova umani ed animali: Freddo e maltempo: e’ emergenza per aironi, rapaci e piccoli uccelli. nuovo appello Lipu: “raccogliere animali in difficolta’ ed esporre acqua, briciole dolci e frutta secca”.
Intanto vogliamo far notare come questo appello sia bipartisan e non solo a carico delle Associazioni Animaliste, però ci soffermeremo su di una frase che il dott. Mamone Capria scrive: …”A Bologna i volontari LIPU del centro recupero hanno soccorso in centro città beccacce e quaglie in difficoltà, e ricevute richieste di soccorso per allocchi e gufi che rischiavano di congelare…”
Di beccacce sul ciglio della strada in questi giorni purtroppo in molti le abbiamo viste, arduo invece è stato l’aver trovato quaglie selvatiche. E giuriamo di essere stati attenti!!! Se guardiamo la fenologia delle quaglie ci risulta che questo piccolo phasianidae sia presente sul territorio italiano solo ed esclusivamente nei periodi di marzo-giugno (pre-nuziale) e agosto-novembre (post-riproduttiva). Comprendiamo il periodo climatico davvero difficile e che potrebbe aver spostato di 1 o 2 decadi le migrazioni ma addirittura di aver spinto un uccello tipicamente estivante ad arrivare in Italia a Febbraio in piena crisi da neve ci fa porre alcune domande. Saranno state quaglie, cioè quelle selvatiche? Saranno quaglie di allevamento lasciate da qualche persona senza scrupoli visto il momento difficilissimo? Che la migrazione pre-nuziale degli estatini è anticipata di 3 o 4 mesi? Preparatevi fra 15 giorni potrebbero arrivare anche le Tortore, Streptopelia turtur ovviamente…
L’ultimo articolo è fresco di giornata: Al caporedattore TGR Calabria – RAI.
Il presidente Fulvio Mamone Capria critica aspramente il taglio giornalistico del servizio messo in onda dal Tgr Calabria sul Campionato Regionale per cani da seguita su cinghiale avvenuto nella Regione perché, a suo dire, il giornalista avrebbe acriticamente raccontato un fatto di cronaca locale senza ricordare lo sterminio e l’eccidio di animali che la caccia effettua ogni anno e, soprattutto visto che si parla di cinghiale, di come le battute venatorie al suide sia tra le più brutali e cruente delle forme di caccia. E aggiunge: …” Si dà, anzi, un’immagine deformata della caccia, rappresentandola come un’attività rispettosa della natura e degli animali, con il rischio di trasmettere un messaggio diseducativo e di perdere cosi di vista le norme deontologiche proprie del giornalismo e del servizio pubblico di informazione…”
Caro Presidente Lei si permette di criticare un servizio asettico sulla caccia dando di fatto ad un giornalista di aver trascurato la deontologia professionale? Questa è proprio bella ce lo faccia dire!!! Vorrei ricordarle che il giornalista normalmente effettua una cronaca di cui è testimone e dopo, a tergo del pezzo, può effettuare un proprio commento del fatto. Lei in pratica ci sta dicendo che i giornalisti che scrivono di caccia se non “condiscono” il pezzo con parole contro la caccia vanno contro la propria etica professionale? E chi ha deciso che le vostre opinioni sono ineccepibili o prive di sbagli?
Mentre scrivo sta ricominciando a nevicare e si sta facendo buio, e visto che abito nei pressi della campagna umbra corro di corsa a comperare il terzo sacchetto di granaie in una settimana per nutrire i fringuelli, gli storni, i tordi e tutte quei piccoli volatili che girano intorno la mia abitazione.
La salutiamo cordialmente, sperando in futuri comunicati più “felici”.
STINCARDINI LUCA - ANLC
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