A proposito della decisione della Corte Costituzionale sulla legge regionale abruzzese n. 39 del 10/08/2010 (Norme per la definizione del calendario venatorio regionale per la stagione venatoria 2010/2011), proponiamo di seguito l'interessante opinione del Professor Enzo Di Salvatore, docente ordinario di diritto costituzionale all'Università di Teramo, pubblicata sul sito Caffè d'Abruzzo.
Nella sua disamina il professor Di Salvatore denuncia alcune ambiguità nella sentenza. "La Corte, infatti - sottolinea in un passaggio - discorre continuamente di “atto amministrativo”, senza considerare che la legge dello Stato chiede che le Regioni adottino “il calendario venatorio regionale e il regolamento relativi all’intera annata venatoria”. Dunque: non solo un atto amministrativo (il calendario venatorio), ma anche un regolamento, che, però, è un atto normativo".
"Che i due piani non siano mantenuti adeguatamente distinti - sottolinea ancora - emerge anche dalla circostanza che la Corte ritiene che solo un “atto amministrativo” consente di porre tempestivamente rimedio ad un “repentino e imprevedibile mutamento delle circostanze di fatto in base alle quali il calendario venatorio è stato approvato”. Se si seguisse il procedimento legislativo, precisa la Corte, ciò non sarebbe possibile, costituendo detto procedimento “un aggravio, persino tale in casi estremi da vanificare gli obiettivi di pronta regolazione dei casi di urgenza”.
"Ora - continua - questo risulta vero qualora le predette esigenze toccassero il calendario venatorio in sé, ma non lo sarebbe nel caso in cui esse avessero ad oggetto la disciplina dell’attività venatoria annuale. In questa evenienza, infatti, occorrerebbe ricorrere ad un regolamento, non ad un atto amministrativo. E competente all’adozione dei regolamenti, almeno in Abruzzo, è il Consiglio e non la Giunta. Ragion per cui, in questo caso, i problemi di aggravio del procedimento potrebbero restare pressoché irrisolti".
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