Riceviamo e pubblichiamo:
La Provincia di Taranto sta distribuendo sul territorio ionico le mille lepri acquistate per ripopolare le zone di caccia. “Interventi - come spiega il presidente dell’ambito territoriale di caccia, (Atc), Pietro Bitetti - che vengono attuati a caccia chiusa, seguendo un programma che ha come obiettivo principale l’ottenere una densità ottimale di selvaggina della specie di fauna autoctona sul territorio destinato alla caccia”.
Come al solito però il caso ha già mosso il WWF Puglia che in una nota denuncia “la strage annunciata dalle delibere che il comitato tecnico di gestione dell’ambito territoriale di caccia di Taranto ha approvato”. Delibere delle quali non c’è traccia sui siti istituzionali ma nelle quali si evincerebbe la spesa per l’acquisto di mille lepri: 180 euro a lepre per un totale di 180mila euro. Una spesa che Massimo Scarinci, del WWF Oasi Sant’Elia di Massafra definisce “inopportuna sia dal punto di vista economico che climatico”. “Perché, spiega - si tratta di animali non abituati alle temperature fredde di questo periodo e quindi deboli, che potrebbero non superare l’inverno. Sarebbe stato meglio investire quel denaro per migliorare l’ambiente in cui quegli animali vivono. Creare cioè per loro condizioni migliori che evitino un nuovo rischio di estinzione”.
Accusando di spendere dei soldi solo per far divertire i cacciatori, perché investendo tutti quei soldi su una specie che rischierebbe di estinguersi, visto il freddo, già prima dell’inizio della nuova stagione di caccia. Ma questo c’è da chiedersi come mai la WWF non stanzia mai un soldo per i ripopolamenti, sono bravi solo a criticare l’operato di chi con i proventi delle quote sulla tassa provinciale pagata dai Cacciatori, rilancia un distribuzione delle lepri su di un territorio storico, un tempo tanto caro a Federico II° che per la consistenza delle sue lepri intitolò un borgo “terra delle lepri” il paese di Leporano, giusto nell’agro di Taranto. Ancora una volta si dimostra sempre privo di conoscenze il bellicoso popolo ambientalista, ricordandogli che noi cacciatori siamo sempre quelli che facciamo i fatti, nel salvaguardare gli habitat naturali, mentre per loro non gli restano che le parole, solo parole e sovvenzionamenti con poche tracce di operato e per niente utilizzati per gli animali a loro tanto cari e difesi solo per interessi, mai per la Natura che non conosceranno mai meglio di chi come noi con la Caccia conosce bene e la ama.
Germano Schirano