Selvaggina certificata, sana e autoctona è ciò che ci si augura per ogni ripopolamento che si rispetti. Non sono solo gli Atc per mezzo dei piani provinciali ad occuparsene. Ci sono anche tanti semplici appassionati cacciatori come quelli aderenti al Club Le Torri in Umbria da sempre impegnato sul campo per difendere la migliore biodiversità ereditata, la selvaticità delle specie autoctone e la produttività faunistica spontanea.
Grazie al loro impegno, per la prima volta nella regione sono stati immessi fagiani a scopo di ripopolamento certificati dall'Istituto Zooprofilattico dell'Umbria e delle Marche. Lo fanno sapere in una nota Daiana Sportelli e Francesco Piazzoli, spiegando che sui capi è stata fatta un'analisi generale e completa, superando così il metodo dell'inanellamento sui pulcini di 50 giorni come avvenuto negli ultimi 10 anni.
Il Club “Le Torri” evidenzia la propria identità volontaristica a complemento e supporto delle Associazioni venatorie e degli organismi preposti al governo del territorio a caccia programmata. “Grazie alla disponibilità di Enal Caccia e Libera Caccia, il Club, raddoppiando l'introito del tesseramento annuale – si legge nella nota - ha immesso sul territorio oltre 700 capi di selvaggina stanziale ed ha contestualmente eliminato circa 250 predatori/opportunisti, nella speranza che il capitale si moltiplichi in conseguenza delle potenzialità delle specie (lepri, fagiani, pernici, starne), sia per gratificare l'azione venatoria, sia per produrre una ricchezza di gran valore biologico che puntualmente vive e prospera con le risorse intrinseche del territorio”.
L'intervento del Club Le Torri è anche una denuncia rispetto alla situazione faunistica dell'Umbria. E' ormai da quindici anni, dicono, che per la scadente potenzialità riproduttiva dei ripopolamenti, i cacciatori non riescono nemmeno a prelevare gli esemplari immessi.