Le carni di selvaggina sono un must della cucina tradizionale. Proprio come le migliori produzioni eno gastronomiche locali, sono apprezzatissime sia per il loro valore nutritizio che per l'ottima capacità di attrarre flussi turistici, al pari di attrazioni storiche e culturali.
Ecco come la caccia può rappresentare un'occasione di sviluppo e di tutela delle tipicità dei nostri territori. A Bologna il prossimo 19 marzo si terrà un seminario per incentivare l'avvio di una filiera della selvaggina. Parteciperanno ristoratori, esercenti, macellai, tecnici e veterinari per valutare insieme come organizzare la vendita e la preparazione delle carni provenienti dai capi di selvaggina abbattuti dai cacciatori. Sul territorio bolognese sono stimati almeno 18.500 caprioli, 1.100 daini e 1.000 cervi e 7.000 cinghiali. Questo esubero di fauna selvatica si trasforma così in una materia prima di prima qualità (carni magre, povere di colesterolo ma ricche di proteine), totalmente ecosostenibile, certificata e sicura.
Il seminario è realizzato grazie al programma di sviluppo rurale promosso dalla Regione Emilia Romagna e il finanziamento dell' ATC BO3. Si svolgerà a Grizzana Morandi (presso l’agriturismo “I Fondacci”) nell'intera giornata del 19 marzo. Saranno illustrati gli strumenti di gestione della fauna, i metodi di abbattimento e la loro influenza sulla qualità e sull’igiene delle carni, le disposizioni normative sulla commercializzazione della selvaggina e altri contenuti di grande interesse.