La Caccia in cucina, iniziativa dell'Anuu Migratoristi che quest'anno ha festeggiato i suoi primi 10 anni, supportata da Regione e province lombarde, è una vera occasione di formazione per i giovani cuochi che annualmente vi partecipano. In particolare a Como, dove l’Assessorato Caccia e Grandi eventi ha disposto anche per quest’anno il coinvolgimento degli istituti scolastici professionali ad indirizzo ristorazione della provincia. L’iniziativa ha previsto la cessione gratuita di alcune carcasse di ungulati (cinghiale e cervo) da parte dei CA provinciali e lezioni in aula svolte direttamente da cacciatori esperti in ogni fase del taglio e della conservazione delle carni. le scuole professionali sono state coinvolte nel progetto. I giovani cuochi hanno sapientemente cucinato la selvaggina durante la serata inaugurale.
E così è stato a Varese, dove l’Assessore alla Caccia, Bruno Specchiarelli, ha voluto ripetere con pieno successo per l’alta qualità raggiunta dalle scuole professionali di cucina per giovani aspiranti, l’iniziativa di Caccia in Cucina. La X edizione di Caccia in Cucina si è aperta il 20 febbraio 2012 a Milano nei magnifici saloni di Palazzo Spinola della Società del Giardino con oltre 250 presenze in un fascinoso ambiente e ha avuto a Bergamo, presso il ristorante Il Fontanile di Gandosso l’ultimo appuntamento degno di nota insieme a quello di Ospitaletto (BS) il 10 marzo 2012. Vi è poi da ricordare l’iniziativa di Marradi (FI), perfettamente organizzata da Roberto Randi e Marco Catani del locale Gruppo ANUUMigratoristi, nonché quella del Veneto in provincia di Verona.
La caccia – sottolinea in una nota l'Anuu Migratoristi - non è una semplice pratica sportiva e amatoriale, bensì una possibilità per l’uomo, fin dai tempi antichi, di rapportarsi con la terra e la natura cogliendo gli aspetti più profondi dell’archetipo del rapporto uomo-animale-ambiente. L’elevato livello dei prelievi venatori di fauna stanziale raggiunto negli ultimi anni in provincia di Como consente oggigiorno di proporne una valorizzazione culinaria senza alcun timore di offendere sensibilità animaliste. Anzi, l’abbondanza della “materia prima” e la radicata cultura venatoria richiedono processi di valorizzazione gastronomica in un’ottica di rinnovata etica venatoria, che deve sapersi porre in maniera trasversale nell’ambito dei più generali processi di valorizzazione del territorio; si pensi che le sole carni degli ungulati selvatici (con particolare riferimento a cinghiale, cervo e capriolo) riversate ogni anno dai cacciatori sulle tavole comasche ammontano a circa 200 tonnellate. Un vero patrimonio che aspetta solo di essere apprezzato da un pubblico ancor più vasto