Se proprio non si vogliono accettare in toto le richieste avanzate dal comitato promotore 25 anni fa modificando la legge in tal senso, almeno si accorpi il referendum sulla caccia alle elezioni amministrative del 6 e 7 maggio. Questa la linea delle associazioni animaliste e ambientaliste (ENPA, FAI, Italia Nostra, LAC, LAV, Legambiente, LIPU, Pro Natura, WWF) esplicitata in una lettera inviata al presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, ai ministri dell'Interno e della Coesione Territoriale, oltre che alle Commissioni parlamentari competenti.
Le associazioni ne fanno una questione di democrazia, visto che per tutti questi anni la Regione ha fatto orecchio da mercante sulla questione, evitando di celebrare il referendum. Rimane il fatto che si sta tentando di delegittimare la caccia, chiudendola quasi completamente in una delle regioni più vaste d'Italia, giocando per altro molto sulla disinformazione totale della cittadinanza sull'argomento. Ora, comunque, non rimane che aspettare che la Commissione di garanzia del Consiglio regionale formuli il quesito, che dovrà tenere conto delle richieste avanzate un quarto di secolo fa: 1. il divieto di caccia per 25 specie selvatiche (17 specie di uccelli e 8 specie di mammiferi), che oggi sono cacciabili; 2. il divieto di caccia generalizzato su terreno innevato, 3. l’abolizione delle deroghe per le aziende faunistiche private ai limiti degli abbattimenti; 4. il divieto di caccia la domenica.
Gli ambientalisti e gli animalisti - si legge in una nota della Lipu - ritengono che sinora la III Commissione consigliare della Regione Piemonte stia procedendo ad una riforma peggiorativa della normativa vigente sulla caccia, ampliando le specie cacciabili e deregolamentando ulteriormente la caccia, invece che orientarsi ad una revisione che risponda alle richieste di modifica dei promotori del referendum. E’ per questo che - sottolineano gli ambientalisti - in assenza di modifiche migliorative, che vadano nella direzione indicata dai circa 60mila cittadini promotori del referendum, nella lettera aperta si chiede un tangibile ed improcrastinabile impegno affinché sia garantita pienamente l’informazione e facilitata la partecipazione dei cittadini alla prima consultazione popolare della storia della Regione Piemonte. |