Si è parlato molto del provvedimento preso dalla Provincia di Como per ridurre i troppi piccioni sia nelle aree urbane che rurali con l'ausilio di cacciatori abilitati. A parte lo sberleffo nei confronti dell'Assessore, che non poteva avere cognome più comico per questa situazione (Colombo) – ci ha scherzato su anche la Littizzetto a Che Tempo che fa - e le accuse, al solito, degli animalisti, nessuno ha saputo smentire i danni causati da questo volatile stanziale, se si riproduce in maniera incontrollata.
Secondo Coldiretti la Provincia non poteva far altro per proteggere la germinazione della soia e del pisello proteico, dopo aver a constatato l'inefficacia dei normali sistemi di prevenzione e di allontanamento dalle aree agricole. I danni interessano anche i silos dove sono stoccate le sementi destinati ai mangimi per gli animali, con conseguenze allarmanti per tutta la filiera produttiva.
“L’emergenza – precisa Coldiretti - è anche di carattere sanitario a causa del guano di tali volatili. Non solo è responsabile di danni da corrosione alle strutture e di un forte degrado nelle aree dove prolifica, ma i luoghi dove trovano riparo (sottotetti, gronde, volte, davanzali, cornicioni) e le zone infiltrate dalla presenza di sostanza organica (tetti, muri, supporti lignei) si popolano di agenti patogeni e parassiti derivanti dai detriti organici (gli escrementi e i resti dei volatili morti). I batteri si espandono liberamente nell'aria e giungono nei luoghi pubblici e nelle aziende, contaminando oggetti di uso quotidiano e persino il cibo. La contaminazione fecale dell'ambiente, la polverizzazione e dispersione del guano, la presenza di nidi negli edifici, causano danni talvolta irreparabili e sono occasione di diffusione e di contagio di malattie infettive all’uomo”.
I cacciatori, è necessario ribadirlo, sono formati su tutti questi aspetti e aderendo alla richiesta della provincia, si fanno carico di una responsabilità non di poco conto, a evidente vantaggio della società tutta. Ovviamente il loro intervento è rigorosamente disciplinato. L’agricoltore che subisce i danni, per beneficiare dell’azione di contenimento numerico, deve rivolgersi alla Provincia che invia il cacciatore perché effettui l’abbattimento. Non si tratta, quindi, di un’attività venatoria incontrollata, ma di un intervento mirato che viene effettuato sotto la sorveglianza degli organi di vigilanza.
La misura adottata dalla Provincia di Como per Coldiretti è un esempio concreto della tipologia di azioni che dovrebbe essere utilizzata su scala nazionale per contenere il fenomeno dei danni da fauna selvatica, in tutti i casi in cui le misure di prevenzione non si dimostrino efficaci ed occorra ricorrere ad un controllo numerico delle specie invasive.
Del resto, gli interventi sono mirati non solo a ristabilire un riequilibro della presenza di alcune specie nell’ecosistema, ma anche a contenere le spese che le Amministrazioni sostengono per il pagamento delle indennità agli agricoltori che si vendono ingiustamente danneggiati.