Boicottare il referendum indetto per il prossimo 3 giugno in Piemonte sulla caccia, per Caccia Ambiente è il modo migliore per protestare contro una “ignominia che costerà alle casse della Regione Piemonte (e a noi contribuenti) 20 milioni di euro”. Non solo per il partito siamo di fronte ad un referendum “inutile” e “illegittimo” (le firme sono state raccolte più di venti anni fa), ma anche “immorale” in tempo di crisi viste le gravi condizioni economiche e sociali della popolazione.
Caccia ambiente ricorda inoltre che “la caccia muove, in Piemonte, ogni anno milioni di euro tra tasse ed indotto e che questo, se passasse il Referendum, contribuirebbe a mettere in ginocchio la già martoriata situazione economica Regionale e metterebbe in seria crisi migliaia di famiglie che vivono di questa passione (si pensi alle armerie, ai negozi di abbigliamento, ai ristoranti, ai bar, agli alberghi, ecc…).
Mentre con quei 20 milioni di euro (ridimensionati a 10 negli ultimi comunicati animalisti), spesi per allestire seggi e stampare schede, si potrebbero fare cose ben più utili per la popolazione. Caccia Ambiente fa alcuni esempi: “portare la pensione sociale di 10.000 famiglie indigenti (oggi a 429 euro mensili) a 700 euro mensili per dieci anni; sostenere 20.000 disoccupati (e rispettive famiglie) con una integrazione dell’assegno mensile fino a 1.000 euro per cinque anni; sostenere 100.000 piccole aziende agricole con incentivi e sgravi fiscali; offrire a 2.000 giovani l’opportunita’ di aprirsi una piccola attivita’ con 10.000 euro (a fondo perduto); risanare le dissestate casse di 200 piccoli comuni con una elargizione di 100.000 euro; rendere agibili e dignitose per i nostri figli 400 scuole con un contributo di 50.000 euro per ognuna; ridurre le accise sui carburanti di 30 centesimi al litro per cinque anni".