Da Piero Belletti del Comitato Promotore del Referendum Caccia Piemonte, riceviamo una richiesta di rettifica in merito alla notizia diffusa dal Partito Caccia Ambiente Piemonte, secondo la quale gli organizzatori del referendum piemontese sulla caccia intascherebbero all'incirca qualcosa come 2 milioni di Euro (un euro a voto) in caso di raggiungimento del quorum. "La notizia - precisa il Comitato Promotore - è assolutamente falsa: la legge regionale piemontese non prevede infatti alcun rimborso in caso di referendum abrogativi, nè in caso di raggiungimento del quorum dei votanti, nè in caso di vittoria di chi chiede l'abrogazione di determinate norme di legge."
Ecco come risponde l'ufficio stampa di
Caccia Ambiente, da noi interpellato: "l'articolo è stato da noi redatto seguendo il
dettato della legge n. 157 del 03/06/99 che recita all'art. 4: "In caso di richiesta di uno o più referendum, effettuata ai sensi dell’articolo 75 della Costituzione e dichiarata ammissibile dalla Corte costituzionale, è
attribuito ai comitati promotori un rimborso pari alla somma risultante dalla moltiplicazione di un euro per ogni firma valida fino alla concorrenza della cifra minima necessaria per la validità della richiesta e fino ad un limite massimo pari complessivamente a euro 2.582.285 annui, a condizione che la consultazione referendaria abbia
raggiunto il quorum di validità di partecipazione al voto. Analogo rimborso è previsto, sempre nel limite di lire 5 miliardi di cui al presente comma, per le richieste di referendum effettuate ai sensi dell’articolo 138 della Costituzione".
"Prendiamo atto - continua Caccia Ambiente - che, da quanto voi trasmessoci, la legge regionale Piemonte non prevede rimborsi in caso di referendum a valenza regionale. Non è, e non era, nostra intenzione divulgare informazioni inesatte (trattasi di mero errore di interpretazione della norma)". Caccia Ambiente fa sapere che l'errore commesso sarà immediatamente rettificato.
Scarica il volantino rettificato