A seguito di una riunione con i capigruppo, da cui, come era prevedibile, non è uscito nessun accordo sulle proposte presentate per evitare il referendum, il Presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, taglia la testa al toro: “aboliamo la legge sulla caccia – dichiara – così salta il referendum del 3 giugno”. "Con la crisi che c'è, con tutti i problemi che abbiamo – ha aggiunto il governatore - spendere oltre venti milioni di euro per un referendum è semplicemente una follia". Cota ha fatto presente che la giunta intende portare avanti questa soluzione impegnandosi ad approvare subito dopo una legge nuova.
Contrario il capogruppo del Pd, Aldo Reschigna, che teme un “colpo di mano” della giunta per poi approvare una legge più permissiva di quella che si vorrebbe abrogare e crede che invece si possa ancora lavorare su una soluzione condivisa. Nessuna apertura anche dalla capogruppo di Sel, Monica Cerutti, visto che continua a vedere come unica via d'uscita quella di recepire direttamente tutti i quesiti, bypassando la consultazione referendaria “non c'è nessun'altra soluzione democratica” dice. Alla faccia della democrazia, viene da pensare: 60 mila firme raccolte 25 anni fa rappresenterebbero la volontà popolare di oggi?
Sulle posizioni leghiste c'è l'accordo del Pdl. Gian Luca Vignale, primo firmatario della proposta di centrodestra, appoggia la soluzione dell'abrogazione e mette in guardia sul pericolo di "stravolgere un impianto che tiene conto delle esigenze legittime del mondo venatorio e di quello agricolo, coniugato con la promozione del territorio".
Comunque il nodo è tutt'altro che districato. Al momento esistono quattro diverse proposte depositate da Pdl e Lega, Idv, Pd e Verdi. La questione al termine della seduta di ieri è stata rimandata a lunedì prossimo, con la speranza di giungere ad un accordo tra le diverse forze politiche.
(Repubblica)