Sono sul piede di guerra le Associazioni venatorie della provincia di Bergamo aderenti al Cupav. In una lettera aperta ai cacciatori bergamaschi fanno sapere che l'amministrazione provinciale solo in data 19 aprile (dopo due mesi di solleciti da parte delle stesse) ha convocato le associazioni a discutere del nuovo Piano Faunistico. Un enorme ritardo, sostengono quelli del Cupav, visto che i cacciatori entro il 31 marzo di ogni anno devono presentare le domande di ammissione agli Atc.
Inoltre, a detta del Cupav, si tratterebbe di trattative al ribasso, vista la mediazione avviata in Provincia con Wwf. “Si va dall’aumento delle dimensioni dell’Oasi della Valpredina – scrivono le associazioni nella lettera - alla nuova perimetrazione delle zone di tutela attorno ai passi, al futuro assetto dell’ATC Prealpino”. “L’accoglimento delle richieste presentate dal WWF, esaminate senza contraddittorio alcuno con il mondo venatorio – evidenziano - comporterebbe infatti la perdita di un numero rilevante di appostamenti fissi, forma di caccia per altro fortemente radicata nella nostra Provincia e di territorio per chi esercita la caccia vagante e la cinofilia, pur essendo tali sacrifici non necessari a fronte della trasformazione dell’ATC Prealpino in Comprensorio Alpino”.
“Incomprensibile poi che la Provincia, che già ha manifestato l’intenzione non di gestire bensì di eradicare il cinghiale – continua la lettera - voglia ora mediante l’ampliamento dell’oasi di Valpredina creare la più grande zona di rifugio per cinghiali proprio tra le zone di produzione del Moscato di Scanzo e del Valcalepio, accontentando il WWF”. Per tutti questi motivi le associazioni rilevano una violazione nelle procedure che prevedono la partecipazione in sede di Vas di tutti i portatori di interesse.
“L’indicazione delle Associazioni Venatorie è stata espressa in modo chiaro: costituzione di un nuovo Comprensorio Alpino perché, dati e calcoli della Provincia alla mano, tale scelta avrebbe permesso di non sacrificare nessun metro quadrato di territorio dedicato alla caccia, né un solo capanno”. Gli appostamenti fissi e la georeferenziazione secondo il Cupav non può essere a carico del singolo cacciatore ma compito dell'Amministrazione provinciale.
“Se l’Amministrazione Provinciale intende procedere unilateralmente sulla materia, coinvolgendo le Associazioni solo a cose fatte – concludono le aderenti al Cupav - non potrà certo pretenderne il consenso ma dovrà assumersene la responsabilità politica davanti ai cittadini cacciatori bergamaschi.