Il mondo venatorio piemontese, forse confidando nelle manovre della Regione ancora in atto per evitare il Referendum, ma ancora di più nel mancato raggiungimento del quorum, non ha ancora dato il via a specifiche campagne antireferendarie.
Ad eccezione di Arci Caccia, che dopo aver preso duramente posizione sulle responsabilità della Regione, che non avrebbe fatto il possibile per risolvere l'enpasse venutasi a creare ("non è arrivata - sottolinea Veneziano - alcuna proposta di legge, neppure minima, che si proponesse di interpretare e risolvere nel rispetto della migliore cultura venatoria espressa dai cacciatori piemontesi i quesiti referendari relativi ad una legge che non c’è più ed era in essere nel lontano 1987"), ha diffuso un volantino che incentiva l'astensionismo, in contrasto con i propri referenti politici regionali (Pd) che ancora fanno appelli affinchè il referendum non si celebri, tramite modifica alla legge che assimili i contenuti dei quesiti.
Il volantino (con il marchio Arci Caccia Nazionale) fa leva sui "milioni di euro buttati al vento per celebrare un referendum inutile e dannoso per l'ambiente e per la fauna" ed invita i cittadini a manifestare il proprio sdegno non andando a votare.