Al termine di una sofferta riunione della III Commissione del Consiglio regionale, ieri, 27 aprile, è stato tracciato il percorso per evitare il referendum sulla caccia del prossimo 3 giugno. Approvato quindi l'ordine del giorno che impegna il Piemonte ad abrogare la legge attualmente in vigore entro il 5 maggio. “Adesso – ha detto il Presidente Cota - ci vuole una legge equilibrata. La Giunta presenterà un emendamento per abrogare la legge attuale, impegnandosi a farne una equilibrata entro tre mesi".
In questo modo si eviterà l'enorme spesa di 22 milioni di euro, quanto stimato per organizzare il referendum, spesa che la Giunta considera improponibile e assurda soprattutto in un momento di crisi come questo, considerando poi che raggiungere il quorum sarà davvero difficile.
L'ordine del giorno deve però ora essere approvato dal Consiglio regionale, dove, nonostante gli sforzi, non si è ancora arrivati ad una posizione condivisa su questo punto. Per le opposizioni (Pd, Sel, Idv, Uniti per Bresso) non ci sono abbastanza garanzie per trasformare la legge in una direzione che accolga almeno in parte lo spirito anti-caccia dei referendum, c'è poi chi come il Movimento Cinque Stelle considera un delitto antidemocratico quello di saltare la tornata referendaria.
Da quanto si apprende da Repubblica, nell'ordine del giorno si fa riferimento alla proposta di istituire un divieto valido per due sole delle domeniche fin qui consentite, ad eccezione della caccia agli ungulati. Altre fonti parlano di una riduzione da 29 a 24 delle specie cacciabili, con l’esclusione di coniglio selvatico, gazza, cornacchia nera, cornacchia grigia e quaglia. Si prevede inoltre la possibilità di deroga al divieto di caccia su terreno innevato solo per ungulati, volpe e zona Alpi.