Il Comitato per il No al Referendum piemontese sulla caccia (composto da Federcaccia, Enalcaccia, Libera Caccia Anuu Migratoristi, Arci Caccia, Italcaccia, Cic, CNCN, Assoarmieri, ConArmi, Fitav, Fidasc) in un comunicato commenta positivamente la decisione assunta dal Consiglio regionale di non celebrare il referendum, evitando così "l’enorme spreco di denaro pubblico voluto dal comitato promotore".
Le associazioni auspicano ora che prevalga il buon senso nel mondo ambientalista, ovvero una linea moderata di confronto, e che vengano evitati inutili e altrettanto dispendiosi ricorsi. "Deve essere chiaro per tutti - si legge nella nota - che da questo momento chi vorrà perseguire la via del referendum si prenderà la responsabilità dei costi diretti e indiretti che ricadranno sui cittadini piemontesi".
Oltre 20 milioni di euro sarebbero stati spesi, dice ancora il comitato per il No al referendum, "per una consultazione inutile, anacronistica, che difficilmente avrebbe raggiunto il quorum e in ogni caso priva di reale significato, basata su motivazioni ideologiche e che non rispondeva a nessuna reale preoccupazione ambientale". "Basti pensare che nessuna delle 25 specie di cui si voleva chiudere la caccia rientra nell’elenco di quelle a rischio estinzione".
"Augurandosi che nulla intervenga a modificare la decisione della Regione - chiude il comunicato - , il Comitato per il No al Referendum ringrazia le Istituzioni piemontesi per la loro scelta coraggiosa e si rende da subito disponibile per collaborare con loro nel formulare la nuova legge regionale, che in linea con i principi della Legge nazionale sulla caccia 157/92 consentirà agli appassionati piemontesi una pratica venatoria in linea con i moderni criteri di caccia sostenibile e nel rispetto di quanto previsto dall’Unione Europea".